Fmi, Brics: “Basta europei”

PARIGI – “Ho deciso di presentare la mia candidatura alla direzione generale del Fmi” ha annunciato il ministro delle finanze francese Christine Lagarde.


“Se fossi eletta – ha aggiunto – porterei al Fondo tutta la mia esperienza di avvocato, dirigente d’impresa, ministro e donna. Mi dedicherei all’incarico con entusiasmo, determinazione, spirito di squadra. La decisione l’ho presa dopo ampia riflessione e in accordo con il presidente della Repubblica e il primo ministro che mi sostengono pienamente”. Una candidatura presentata “con l’obiettivo di raggiungere il più alto consenso”.
Se venisse eletta, sarebbe il quinto francese a guidare il Fondo dalla sua creazione, nel 1944. Negli ultimi 33 anni l’istituzione di Washington è stata diretta per ben 26 anni da un francese.


“Pieno sostegno” alla candidatura di Lagarde, le cui capacità sono “indispensabili” per realizzare la missione del Fmi ed assicurare stabilità ai mercati, arriva dal presidente della Commissione Ue Josè Barroso.
– Lagarde è rispettata sul piano internazionale, come ministro dell’Economia, membro dell’Eurogruppo e presidente del G20. La Commissione ritiene che le qualità della Lagarde, come il suo impegno per rafforzare la governance economica mondiale, sono indispensabili per realizzare la missione dell’Fmi e il suo contributo vitale alla stabilità economica internazionale.


Ma le economie emergenti vanno all’attacco sulla direzione del Fmi. I paesi del Brics, Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa hanno sottoscritto un documento congiunto per dire basta “alla regola non scritta” in base alla quale la guida dell’organizzazione tocca ad un europeo. Prassi che definiscono “obsoleta”.


– Siamo preoccupati per le recenti dichiarazioni pubbliche rese da alti funzionari europei sulla volontà dell’Europa di mantenere un loro membro al posto di direttore dell’Fmi – affermano i 5 paesi nel testo – Diversi accordi internazionali sollecitano un processo realmente trasparente, basato sul criteri di merito e selezione competitiva del Managing Director del Fondo e delle altre posizioni rilevanti nell’organigramma delle istituzioni di Bretton Woods. La situazione richiede l’abbandono delle convenzioni obsolete e non scritte secondo cui il leader dell’Fmi deve essere europeo.