Il Governo a caccia di 40 Mld di euro

ROMA – Ormai scontata la necessità di dover procedere ad un aggiustamento di circa 40 miliardi per arrivare al pareggio di bilancio nel 2014 (lo conferma il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero) il nodo resta dove reperire le risorse necessarie. Compito assai arduo per il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Molti di quelli già ‘colpiti’ dalla politica del rigore mettono infatti le mani avanti: ‘abbiamo già dato’.
Il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, esclude che nella manovra correttiva ci possano essere nuovi interventi sulle pensioni.


– Il sistema è stabile – dice – non ci sono ragioni per nuove misure, dopo gli interventi decisi con la correzione del 2010 (finestra mobile dal 2011, aggancio dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita dal 2015, aumento dell’età di vecchiaia per le donne della P.a. con parificazione a 65 anni nel 2012).


Il Governo sembra escludere così sia l’aumento dei contributi sia un intervento sull’età di pensionamento di vecchiaia delle donne nel settore privato anche se questa misura porterebbe risultati immediati (circa 1 miliardo l’anno se si innalza l’età di vecchiaia di un anno ogni due). Le donne italiane che lavorano nel privato infatti possono ancora uscire dal lavoro per vecchiaia a 60 anni aspettando poi, come tutti, un anno ancora a causa della finestra mobile e andando in pensione di fatto a 61. Dal Governo sembra non ci sia la volontà di mettere mano a una riforma che sarebbe molto impopolare, ma in tutti i principali paesi europei l’età di collocamento a riposo di donne e uomini è la stessa, in gran parte dei casi a 65 anni.


Sulla previdenza le altre ipotesi possibili – se il Governo decidesse di aprire questa partita con la manovra correttiva – potrebbero essere l’aumento dell’aliquota contributiva ai lavoratori parasubordinati (al momento al 26% contro il 33% dei dipendenti) o un ulteriore intervento sulle anzianità. E anche la sanità non dovrebbe entrare in ballo. Le Regioni mettono in guardia il Governo.


– Abbiamo già fatto un patto – dice Vasco Errani – se la situazione cambia i tagli già previsti vanno rivisti.
Ma il nodo è appunto dove reperire questi 40 miliardi: e da questo punto di vista le ipotesi di lavoro sono abbastanza ridotte. Escluse pensioni, sanità, regioni ma anche pubblico impiego (che ha già subito il blocco degli aumenti salariali e del turn over) restano infatti poche strade. Una è un ulteriore taglio lineare alla spesa dei Ministeri, che però ha già creato non pochi problemi nei rapporti interni all’esecutivo. Altra strada potrebbe essere una patrimoniale ad esclusione dei titoli pubblici e delle prime case. Ma anche questa strada non incontra i favori dello stesso premier, Silvio Berlusconi che anzi l’ha usata in campagna elettorale ma contro l’opposizione. E non sarebbe una buona idea in un momento di turbolenze finanziarie legate ai debiti. E mentre le alienazioni del patrimonio immobiliare dovrebbero andare a riduzione del debito (quindi potrebbero essere utilizzate a partire dal 2015) c’è da verificare gli spazi lasciati dalla riforma fiscale che però, dice il Governo, sarà almeno nella prima fase ‘’neutrale’’ dal punto di vista finanziario. Tra le ipotesi resta infine quella dei condoni. Ma il governo ha più volte escluso questa strada che oltretutto dà risorse, ma una tantum.