Catturato Mladic: è finita la fuga del boia di Srebrenka

BELGRADO – Ratko Mladic, il super ricercato ex generale serbo-bosniaco accusato di genocidio e crimini contro l’umanità, è stato catturato all’alba di ieri in Serbia dalle forze di sicurezza, che lo hanno localizzato in una abitazione di Lazarevo, un paesino della Voivodina non lontano da Zrenjanin, 80 km circa a nordest di Belgrado. Per la Serbia è come la fine di un incubo che oscurava la prospettiva di integrazione europea, un obiettivo questo che diventa ora più realistico con l’eliminazione di quello che Bruxelles considerava l’ostacolo più importante per il cammino di Belgrado verso la Ue, vale a dire la persistente latitanza di Mladic.


L’ultimo criminale di guerra serbo ancora in fuga resta ora Goran Hadzic, ex capo politico dei serbi di Croazia, anch’egli ricercato per genocidio e crimini contro l’umanità. L’ex leader politico dei serbi di Bosnia, Radovan Karadzic, è stato arrestato nel 2008 ed è sotto processo all’Aja per i medesimi capi d’imputazione. A confermare l’arresto di Mladic, dopo che i media avevano parlato della cattura a Lazarevo di un uomo sospetto di nome Milorad Komadic, è stato lo stesso presidente serbo Boris Tadic, in una conferenza stampa straordinaria.
– In nome della Repubblica di Serbia vi posso confermare che Ratko Mladic è stato arrestato sul territorio serbo – ha detto il presidente in diretta televisiva -. Oggi si è chiuso un difficile periodo della nostra storia ed è stata eliminata l’ombra che gravava sulla Serbia e sul suo popolo.

Tadic ha sottolineato che con l’arresto di Mladic ‘’la porta dell’Unione europea è ora aperta per la Serbia’’. Subito dopo l’arresto, è stata avviata la procedura per l’estradizione di Mladic al Tribunale penale internazionale dell’Aja (Tpi), una procedura – ha detto il viceprocuratore serbo per i crimini di guerra Bruno Vekaric – che potrà durare fino a sette giorni.


Nel pomeriggio Mladic – che è apparso in precarie condizioni di salute, debole e pallido – è stato condotto al Tribunale speciale di Belgrado per l’interrogatorio di rito e la presentazione dei capi di accusa. In serata è comparso davanti a un giudice per i crimini di guerra. I giudici decideranno se vi sono le condizioni per la sua estradizione al Tpi, con gli avvocati difensori che hanno diritto a presentare ricorso in un lasso di tre giorni. La decisione finale sulla consegna all’Aja spetterà al ministero della giustizia serbo.


Ratko Mladic (69 anni), che si nascondeva da 16 anni circa, era il capo militare dei serbi di Bosnia ed è accusato di genocidio e crimini contro l’umanità in primo luogo per le sue responsabilità nel lungo e drammatico assedio di Sarajevo (tre anni e mezzo con oltre 12 mila morti) durante la guerra di Bosnia (1992-1995, 100 mila morti e 2 milioni di profughi), e nel massacro di 8 mila musulmani a Srebrenica (Bosnia) nel luglio 1995.


L’atto di accusa del Tpi nei suoi confronti risale al 1995, dopo la fine del conflitto e gli accordi di pace di Dayton, e dall’anno successivo l’ex generale scomparve dandosi alla clandestinità. Sulla sua testa il governo di Belgrado aveva posto una taglia di 5 milioni di euro, elevata lo scorso anno a 10 milioni. Il ministro dell’interno, Ivica Dacic, ha detto che la cattura di Mladic a Lazarevo è avvenuta con un’azione fulminea delle forze di sicurezza e dei servizi segreti, senza l’impiego di armi da fuoco e senza alcuno scontro fisico. L’ex generale non ha opposto resistenza.


L’arresto dell’ex generale super-ricercato ha suscitato reazioni positive e di soddisfazione in tutti i paesi della regione balcanica, a cominciare dalla Bosnia-Erzegovina, alla Ue a Bruxelles e nelle principali cancellerie del resto del mondo. Felicitazioni alla dirigenza serba sono state espresse dal presidente Giorgio Napolitano e dal ministro degli esteri Franco Frattini. Durissima invece la reazione degli ultranazionalisti del Partito radicale serbo (Srs), che hanno reagito sdegnati per quello che hanno definito ‘’un colpo gravissimo agli interessi nazionali della Serbia’’, e hanno accusato il presidente Tadic di guidare un ‘’regime traditore’’ asservito a Bruxelles e Washington.