G8, accuse ai pm. Melchiorre si dimette

ROMA – Nel giorno in cui Daniela Melchiorre annuncia le dimissioni da sottosegretario, dopo appena 23 giorni dalla nomina che sanciva l’appoggio del Liberaldemocratici al governo, Silvio Berlusconi si rifugia nella sua amata villa in Sardegna.


– Ho bisogno di riposare… – confida il presidente del Consiglio al telefono con un amico. Un modo per far capire di essere consapevole di ciò che, salvo miracoli, lo attende. Il rischio, infatti, è che lunedì, alla chiusura dei ballottaggi, le cattive notizie non siano una (la sconfitta della Morati a Milano), ma due (anche quella di Lettieri a Napoli). E il premier si sta preparando anche a questa eventualità.


L’esito dei ballottaggi rischia di avere serie ripercussioni sulla maggioranza. E molti vedono nell’addio della Melchiorre il preludio di quello che potrebbe accadere. I due Libdem (insieme all’ex sottosegretaria c’è l’inseparabile Italo Tanoni) non hanno ancora detto se intendano lasciare o meno la maggioranza. Forse prendono tempo in attesa di un chiarimento con Berlusconi. Ma a via dell’Umiltà minimizzano, non ci sarebbero comunque conseguenze drammatiche, spiegano.


– A Montecitorio restiamo ampiamente sopra i 320 deputati – assicura un dirigente del partito. Eppure, quello dei Libdem resta un segnale inquietante. Nessuno nella maggioranza dà credito alla giustificazione addotta dalla deputata:


– Le incredibili parole di Berlusconi a Barack Obama (frase che scatena la solidarietà dell’Anm che ribadisce le sue critiche al premier).


Per il Pdl si tratta soltanto dell’ennesima giravolta di chi voleva qualcosa di più (un posto da viceministro) e ora ha deciso di ”andare dove tira il vento”. Ma proprio questo preoccupa, visto che altri potrebbero seguire l’esempio. Non è un mistero che nella maggioranza siano in molti ad essere scontenti: non solo fra i Responsabili (a cominciare da Francesco Pionati, ancora in attesa di un posto nel governo), ma anche nel Pdl. Basti pensare ai malumori di Claudio Scajola, al pressing di Roberto Formigoni, ai mal di pancia fra gli ex-An (Alemanno in testa). Una situazione potenzialmente esplosiva che spiega la rabbia del Pdl verso i Libdem: con Melchiorre ”l’Italia perde un pilastro per il rilancio dell’economia”, ironizza Guido Crosetto, mentre Isabella Bertolini ne chiede le dimissioni da parlamentare. Segno che i nervi sono scoperti.


– La barca affonda e i topi iniziano a scappare – sospira un deputato pidiellino. E proprio per frenare l’emorragia e reagire prima che la situazione precipiti, Berlusconi ha in mente le sue contromosse, da annunciare forse già nell’Ufficio di presidenza convocato per martedì.


– Sta organizzando una ‘linea del Piave’ nel caso in cui i ballottaggi confermino le previsioni peggiori – spiega un dirigente di via dell’Umiltà che ha ragionato con il Cavaliere sul ‘dopo’. Una strategia difensiva che si basa su due mosse: rilanciare l’azione del governo e riorganizzare il partito. Ciò non significa, precisa l’alto papavero, ”che stravolgeremo l’agenda dell’esecutivo o che rivoluzioneremo il Pdl: anzi…”.


Ed e’ questo il punto: l’impressione, almeno ai via dell’Umiltà, è che in realtà si tratti di una strategia basata più sulla comunicazione (soprattutto ad uso interno) che su novità concrete. Le riforme da fare sono chiare a tutti: fisco (per avere qualche chance alle prossime politiche) e giustizia (per placare le preoccupazioni di Berlusconi). Magari ridimensionando un po’ il Carroccio perchè, per dirla con Osvaldo Napoli, ”bisogna rimodulare i rapporti con i leghisti”. Ed anche sul fronte interno pochi si attendono rivoluzioni.


– Il coordinatore unico, da statuto, passa per un congresso nazionale, previsto nel 2012 – spiega un deputato di peso. Al limite, ipotizza qualcun altro, è ”possibile un avvicendamento, con l’ingresso di Alfano al posto di Bondi, magari con un profilo più politico per lasciare l’organizzazione a Verdini”. Insomma, profetizza un altro pidiellino doc, ”alla fine si confermerà un processo già avviato: tesseramento e congressi locali”.