Conte grinta ed ambizione, la Juventus nel suo destino

ROMA – Lui non ha mai dimenticato cosa vuol dire giocare nella Juventus. Quando la indossava, Antonio Conte la maglia bianconera la sentiva eccome. E’ soprattutto per questo che molti tifosi – o almeno gli ultrà – da subito lo hanno preferito per la rifondazione, e ieri che si è insediato a Vinovo tirano un sospiro di sollievo.

L’ex capitano di tante vittorie della Vecchia Signora, che si è fatto le ossa come allenatore tra A (poca) e B, quanto a juventinità non è secondo a nessuno. Guidare la Juve è sempre stato il suo obiettivo dichiarato di tecnico giovane (ha quasi 42 anni) e ambizioso.

Nel 2008 disse che se in 3-4 anni non fosse arrivato ad alti livelli avrebbe smesso: il tempo gli ha dato ragione. Mediano-mezzala di personalità, soprattutto di quantità, ma capace di segnare gol importanti e spettacolari – 29 in 296 partite alla Juventus in 13 anni, dal 1991 al 2004 -, Conte è stato una bandiera. Con Marcello Lippi in panchina ha vinto 5 scudetti, una Champions League e una Coppa Intercontinentale, solo per citare il meglio. Con la Nazionale è stato secondo ai Mondiali del ‘94 e agli Europei del 2000. L’Europeo del ‘96 lo ha saltato per infortunio.

Da allenatore Conte ha iniziato nel 2005-06 come vice di Gigi De Canio al Siena, squadra che quest’anno ha riportato in serie A. Dopo quella prima esperienza ha preso in mano l’Arezzo, venendo prima esonerato e poi richiamato per sfiorare la salvezza in B nel 2007 nonostante 6 punti di penalizzazione. A condannarlo proprio la Juve, già promossa dopo la retrocessione per Calciopoli, perdendo in casa con lo Spezia. Quindi è andato a Bari, sempre in B, dove all’inizio ha pagato il suo passato di leccese e giocatore del Lecce. Ha fatto cambiare idea ai tifosi prima con una tranquilla salvezza dopo aver preso la squadra in corsa e un anno più tardi con una promozione esaltante: calcio offensivo e gol, il Bari in paradiso dopo 8 anni, nel 2009. Poi ha rotto con la dirigenza sulla campagna acquisti e rescisso il contratto. Quindi Atalanta in serie A: 13 punti in 13 partite e dimissioni. Finora è l’unica esperienza di Conte nella massima serie.

Infine il Siena, dal 2010, che ha riportato subito in A con una marcia sicura e vincente. Ora può orgogliosamente vestire il bianconero più nobile. Hanno ironizzato sul trapianto di capelli che gli ha ridato una chioma da ragazzo, ma il suo 4-4-2 diverte il pubblico. Con i tifosi litiga anche, come a Bergamo. Ha subito qualche espulsione di troppo, la grinta a volte lo tradisce. Ma il suo momento alla Juve è scoccato per davvero e ora può vincere da allenatore dopo averlo fatto tanto da giocatore.