‘Voto cittadini italiani temporaneamente all’estero’, ok al provvedimento

ROMA – Con 485 voti a favore (su 486 deputati presenti) e un astenuto, l’Aula di Montecitorio questa mattina ha approvato definitivamente il decreto che consente anche agli italiani temporaneamente all’estero di votare per corrispondenza al prossimo referendum.

Nel dibattito, sono intervenuti, tra gli altri anche i deputati eletti all’estero Franco Narducci (Pd), Aldo Di Biagio (Fli) e Antonio Razzi (Ir), e l’onorevole Marco Zacchera (Pdl) che ha sostenuto la necessità di modificare una volta per tutte le modalità del voto all’estero.”Vi è la necessità di regolamentare l’esercizio del diritto di voto per i cittadini italiani temporaneamente all’estero in via legislativa perché ci troviamo, di volta in volta, a discutere di un provvedimento che, sulla base della legge n. 459 del 2001, provoca un disallineamento rispetto agli obblighi previsti dalla legge testè citata”, ha esordito Narducci, che ha poi ricordato come il voto all’estero sia stato una “conquista” e che “sin dalla prima applicazione della legge 459 del 2001 si è posto il problema dell’esercizio del voto per i cittadini italiani temporaneamente all’estero per svariati motivi”.

Il deputato Pd ha quindi criticato il fatto che, ancora una volta, dalla categoria sono stati esclusi “i circa 3 mila volontari e cooperanti, che sono impiegati con contratti privati dalle organizzazioni non governative. La maggior parte di questi volontari e cooperanti in servizio all’estero non sono iscritti all’AIRE e quindi o rientrano in Italia o si doveva tener conto nella stesura di questo decreto della possibilità che concede loro la Costituzione di potere esercitare ed esprimere il loro voto. Va detto che la maggior parte di questi cooperanti ha un periodo di permanenza all’estero che è ben superiore a quanto si prevede per le categorie considerate nel decreto, vale a dire di solito mediamente 24 mesi e in nessun caso meno di 6 mesi”. Senza dimenticare “i volontari in servizio civile” che “sono circa 450 giovani di età compresa fra i 18 e i 28 anni. Essi devono assolvere un servizio civile all’estero di dieci mesi obbligatori come previsto dalla legge che consente questo tipo di servizio civile. Questi 450 giovani hanno diritto, non essendo stati compresi dal decreto tra i temporaneamente all’estero, di rientrare in Italia, il che provocherà ulteriori costi e sappiamo quanto questo slittamento della data fissata per il referendum abbia già comportato in milioni di euro per il Paese perché si è voluto rinunciare a una tornata elettorale unica, quindi bisogna aggiungere anche questi costi che non sono stati probabilmente considerati”.

“Vi sono inoltre – ha aggiunto Narducci – 8 mila persone fra sacerdoti, suore, religiosi, laici, italiani residenti temporaneamente all’estero, alle dipendenze di istituti e congregazione missionarie. Una parte di tale personale, come conferma l’ufficio missionario nazionale della CEI, è iscritta all’AIRE, una parte invece dovrà o recarsi in Italia per esercitare il voto oppure dovrà rinunciare al proprio diritto. Credo che dobbiamo regolamentare una volta per sempre questo problema che si riproporrà anche in futuro, così come si è riproposto in occasione delle ultime elezioni politiche.

Aldo Di Biagio critica “la portata limitata dei fruitori di questo diritto che non si capisce perché si limita a tre categorie (militari, funzionari e professori)” e la mancanza di una legge, che risolva la questione una volta per tutte. “Sappiamo che l’esercizio del diritto al voto è un diritto cogente, costituzionale e sancito. Pertanto la norma in esame rappresenta un riconoscimento democratico doveroso e opportuno ma il fatto che possano essere esclusi tra i beneficiari di questo diritto i circa tremila volontari del servizio civile nazionale, nonché il personale delle organizzazioni non governative operanti nel settore all’estero solleva ovviamente qualche dubbio”.

Di Biagio ha quindi chiesto al Governo “che si arrivi a colmare l’attuale vuoto normativo in materia di esercizio del voto dei cittadini temporaneamente all’estero, attraverso l’introduzione di questo diritto in un quadro normativo e sistematico, e che tale diritto venga inevitabilmente riconosciuto anche ai volontari e al personale delle organizzazioni non governative che svolgono la loro opera oltre confine”
Di altro tenore l’intervento dell’onorevole Marco Zacchera: “l’atto che andiamo ad approvare oggi per permettere il voto sacrosanto e giusto di alcune migliaia di persone costa allo Stato 700 mila euro. Per la sola organizzazione del referendum spendiamo 26 milioni di euro per il voto all’estero, dato citato dal sottosegretario Mantica. Ebbene – ha aggiunto – per questo turno elettorale spendiamo quindi quanto si spende in tutto un anno per 4,5 milioni di cittadini italiani all’estero”.

“Se come l’ultima volta per le elezioni politiche, più o meno imbrogliate, ha votato il 27 per cento degli aventi diritto, ove, domenica 12, votasse il 10 per cento, il voto di quei cittadini italiani ci sarà costato 66 euro a testa”, ha detto Zacchera, ricordando poi che “i cittadini brasiliani alle elezioni politiche, se sono all’estero, votano con il computer, votano in modo informatico. Possibile – si è chiesto – che in Italia non siamo ancora riusciti a migliorare il sistema elettorale per evitare i brogli e la stragrande maggioranza di queste spese che, alla fine, vanno, già di fatto, a ridurre ulteriormente i pochi fondi destinati all’estero?”.

“Ci vuole trasparenza, ci vuole concretezza ma anche – ha concluso – volontà di affrontare questo problema perché altrimenti domani voteremo ancora con una legge per le elezioni politiche all’estero assurda, che non ha senso e non aiuta la trasparenza”.