Festival di Cinema italiano, specchio di un Paese nascosto

CARACAS – È stato inaugurato ieri, con la proiezione della commedia “Diverso da chi?” di Umberto Riccioni Carteni, il Festival di Cinema italiano 2011. Un piccolo rinfresco a base di vino bianco ha accolto i presenti, che hanno occupato sino all’ultimo posto la Sala 2 Plus del Cine Paseo del Trasnocho Cultural, nella capitale. Presenti, tra gli altri, la viceconsole di Caracas, Jessica Cuppelli, la direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura, Luigina Peddi, e rappresentanti della Camera di Comemrcio Italo-venezuelana.


La kermesse, organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura (IIC) in collaborazione con Ambasciata e Consolato Generale d’Italia, partirà ufficialmente domani con il film noir “La velocità della luce” e si concluderà il 16 giugno. Oggi invece, alle 10, un cineforum con la presenza di Luigi Sciamanna, Robert Gómez e Ana teresa Torres e la proiezione del film “Diverso da chi?”.


In calendario per il Festival dieci pellicole che spaziano dal noir alla commedia, dal film d’amore al genere drammatico, legate dal filo rosso del “divertimento intelligente”, come viene definito dall’IIC. Film assolutamente moderni – il più vecchio è del 2005 – che ispirano il pensiero, la riflessione su temi di vivissima attualità.
– Cerchiamo di dare la più ampia panoramica possibile della realtà italiana – spiega Luigina Peddi -. Nel compilare il programma il criterio è stato quello di non nascondere o far dimenticare i problemi italiani.
La direttrice dell’IIC cita ad esempio le morti bianche, la crisi generazionale, anche nel lavoro, l’intolleranza nei confronti della diversità sessuale, il razzismo. In riferimento a quest’ultimo, il film “Hotel Meina” di Carlo Lizzani “ci ricorda che abbiamo un passato che non possiamo dimenticare e da cui dobiamo ripartire per superare alcune avversità” spiega Peddi.


L’obiettivo è quindi quello di tratteggiare i contorni di un’Italia nuova, che non è quella ricordata e rimpianta da tanti italo-venezuelani, abbellita e romanzata dalla nostalgia, ma è quella vera ed attuale, con le sue problematiche, le sue difficoltà. Un’Italia dove regna la disillusione politica, un’Italia dove da gennaio ad oggi sono morte sul lavoro 251 persone. Un’Italia cresciuta con le leggi razziali che oggi si riscopre xenofoba e pensa di “agitare lo spauracchio della castrazione chimica” per “limitare l’afflusso degli africani, quasi tutti giovani e baldi maschi” ed evitare il rischio di “squilibri demografici e prevedibili reati sessuali”, come proposto da Giancarlo Lehner dei ‘Responsabili’. Un’Italia degli “evirati arabi” che registra un’impennata di denunce di aggressioni e discriminazioni a danno di gay e lesbiche, e fa delle altre differenze sessuali – transgender e transex – uno show da circo o una schiavitù da marciapiede. Un’Italia di disoccupati e precari, ‘bamboccioni’ per forza; un’Italia dove i giovani consumano alcolici, prendono droghe, si riprendono col telefonino mentre picchiano compagni di classe in sedia a rotelle.


Un’Italia che non vogliamo vedere, insomma, ma che esiste. Costruita come un mosaico, dai tasselli sociali più diversi che devono coesistere ed imparare a rispettarsi.
– Quest’anno celebriamo i 150 anni? – si chiede Peddi – Beh, i 150 anni non ce li abbiamo solo per ricordare che l’italia si è unita un secolo e mezzo fa. L’Italia dobbiamo mantenerla unita con impegno. Quindi cosa c’è di meglio di un cinema nostrano che ancora fa sognare, che prende spunto dalla realtà, fa piangere, ridere e soprattutto pensare?


Il tutto portato sullo schermo non dalle grandi firme della Settima Arte ma cineasti contemporanei, “autori degni di rispetto, più freschi, più aderenti alla realtà attuale”, per offrire “una realtà più corrispondente al vero”.
– Vogliamo presentare le ultime tendenze del cinema italiano: non solo film di Autori storici, che non hanno bisogno dell’IIC per farsi conoscere.


Sono numerose le attività portate avanti dall’Istituto di Cultura. Spiega Peddi:
– Vogliamo essere presenti non solo con i grandi eventi. Vogliamo una presenza più costante, vicina a quelli che possono essere gli interessi di tutti quanti.