Nuove schede sul nucleare, a rischio il voto all’estero?

CARACAS – Con la decisione della Corte di Cassazione sul referendum sul nucleare e la conseguente ristampa delle schede elettorali con il nuovo quesito è a rischio il voto di oltre 3 milioni di italiani all’estero e quindi il quorum. Lo denuncia l’opposizione in una nota, in cui si chiede “che il Governo, dopo aver tentato inutilmente di impedire il pronunciamento di tutti gli italiani sul nucleare, ora faccia di tutto per tutelare l’uguaglianza dei cittadini e garantire il voto degli italiani all’estero al referendum di giugno”.


La Cassazione ha approvato il referendum sul nucleare del 12-13 giugno ma con una modifica: la richiesta di abrogazione delle norme invece di essere applicata alla precedente legge, si applicherà a quella nuova sulla produzione di energia nucleare (art. 5 commi 1 e 8) contenute nel dl Omnibus approvato la scorsa settimana. Il significato, quindi, della votazione resterà lo stesso – essere a favore o contrari al nucleare – ma il nuovo titolo del quesito, formulato dalla Cassazione, sarà privo di ogni riferimento a leggi: «abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare».


Per i cittadini italiani in Italia non c’è nessun problema: le schede non sono ancora state stampate e saranno quindi compilate con la nuova formulazione del quesito. Ma che fine faranno i voti degli italiani all’Estero che stanno già votando sulle vecchie schede, consegnate dal 24 maggio?


Per Enzo Balboni, docente di diritto pubblico all’Università Cattolica di Milano, “non si può invalidare un procedimento democratico” e quindi dovrebbero essere validi i voti dati dagli italiani all’Estero, ma per Francesco Rigano, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Pavia, “essendo mutato il quesito dal punto di vista formale, i voti all’estero sono dati inutilmente e ragione li vorrebbe non validi”.


Se i voti dei cittadini italiani fuori dai confini non venissero conteggiati, ci sarebbero evidenti ripercussioni sul quorum. Un referendum abrogativo come quello di giugno, infatti, non è valido se non si reca alle urne almeno il 50% + 1 degli aventi diritto al voto. Ora la patata bollente è in mano al Ministero dell’Interno che deve decidere quale strada scegliere per risolvere il pasticcio.


Nel frattempo, la Farnesina ha spedito una nota alle sedi diplomatiche all’estero informando “la propria rete diplomatico-consolare della pronuncia della massima Corte” e specificando di attendere “direttive del Ministero dell’Interno, in attesa delle quali il procedimento rimane invariato”. Pertanto, prosegue la nota, “l’elettore che non abbia ancora votato, qualora interessato, può esprimere il proprio voto anche sul quesito nucleare”.