Nuove schede sul nucleare, a rischio il voto all’Estero?

CARACAS – La Cassazione ha deciso: ok al referendum sul nucleare, ma l’abrogazione si riferirà al dl ‘omnibus’ uscito dalle Camere. Cambia quindi il testo del quesito che sarà proposto agli italiani il 12 e 13 giugno. Il significato della votazione resterà lo stesso (a favore o contrari al nucleare) ma la riformulazione del quesito pone un problema: che fine faranno i voti degli italiani all’Estero che stanno votando sulle vecchie schede? Se non saranno conteggiati per questioni di forma, sarebbe a rischio il quorum e con questo la validità stessa dell’intero referendum. Ora tocca al ministero dell’Interno risolvere il pasticcio. Intanto, la Farnesina ha informato che, in attesa di nuove direttive, “il procedimento rimane invariato”.

Invalidità dei nostri voti?


Con la decisione della Corte di Cassazione sul referendum sul nucleare e la conseguente ristampa delle schede elettorali con il nuovo quesito è a rischio il voto di oltre 3 milioni di italiani all’estero e quindi il quorum. Lo denuncia l’opposizione in una nota, in cui si chiede “che il Governo, dopo aver tentato inutilmente di impedire il pronunciamento di tutti gli italiani sul nucleare, ora faccia di tutto per tutelare l’uguaglianza dei cittadini e garantire il voto degli italiani all’estero al referendum di giugno”.


La Cassazione ha approvato il referendum sul nucleare del 12-13 giugno ma con una modifica: la richiesta di abrogazione delle norme invece di essere applicata alla precedente legge, si applicherà a quella nuova sulla produzione di energia nucleare (art. 5 commi 1 e 8) contenute nel dl Omnibus approvato la scorsa settimana. Il significato, quindi, della votazione resterà lo stesso – essere a favore o contrari al nucleare – ma il nuovo titolo del quesito, formulato dalla Cassazione, sarà privo di ogni riferimento a leggi: «abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare».


Per i cittadini italiani in Italia non c’è nessun problema: le schede non sono ancora state stampate e saranno quindi compilate con la nuova formulazione del quesito. Ma che fine faranno i voti degli italiani all’Estero che stanno già votando sulle vecchie schede, consegnate dal 24 maggio?


Per Enzo Balboni, docente di diritto pubblico all’Università Cattolica di Milano, “non si può invalidare un procedimento democratico” e quindi dovrebbero essere validi i voti dati dagli italiani all’Estero, ma per Francesco Rigano, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Pavia, “essendo mutato il quesito dal punto di vista formale, i voti all’estero sono dati inutilmente e ragione li vorrebbe non validi”.


Se i voti dei cittadini italiani fuori dai confini non venissero conteggiati, ci sarebbero evidenti ripercussioni sul quorum. Un referendum abrogativo come quello di giugno, infatti, non è valido se non si reca alle urne almeno il 50% + 1 degli aventi diritto al voto. Ora la patata bollente è in mano al Ministero dell’Interno che deve decidere quale strada scegliere per risolvere il pasticcio.


Nel frattempo, la Farnesina ha spedito una nota alle sedi diplomatiche all’estero informando “la propria rete diplomatico-consolare della pronuncia della massima Corte” e specificando di attendere “direttive del Ministero dell’Interno, in attesa delle quali il procedimento rimane invariato”. Pertanto, prosegue la nota, “l’elettore che non abbia ancora votato, qualora interessato, può esprimere il proprio voto anche sul quesito nucleare”.

La decisione della Cassazione


Il referendum sul nucleare si terrà assieme a quelli sul legittimo impedimento e sulla gestione dell’acqua pubblica. La Corte di Cassazione ha dato il via libera alla consultazione del 12 e 13 giugno anche per il quesito sulla riapertura delle centrali nucleari in Italia che il governo aveva tentato di vanificare col varo del decreto ‘omnibus’. L’ufficio per il referendum della Suprema Corte ha infatti accolto l’istanza dei comitati promotori, Idv in testa, di trasferire la richiesta abrogativa ad alcune delle nuove norme del dl omnibus, convertito lo scorso maggio nella legge n. 75.


A maggioranza, il collegio dei supremi giudici, presieduti da Antonino Elefante, ha dato ragione alla tesi sostenuta dal costituzionalista Alessandro Pace per conto dell’Idv secondo la quale i commi 1 e 8 dell’art.5 della legge ‘omnibus’ prefigurano in ogni caso la possibilità di tornare al nucleare entro un anno dall’entrata in vigore delle norme stesse. Il decreto omnibus, infatti, se da un lato ha abrogato le precedenti disposizioni legislative sul riavvio del nucleare, dall’altro, con la formulazione ‘’ambigua’’ degli articoli 1 e 8, ha lasciato aperta la strada al varo di una strategia energetica nazionale che, tenendo conto delle valutazioni europee sui livelli di sicurezza, non precluderebbe il ricorso all’atomo in un secondo tempo. Cambierà dunque il quesito proposto dall’Idv sul nucleare.


La nuova formulazione, stabilita oggi dalla Cassazione, sarà la seguente:
‘’Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell’art.5 del dl 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75 ? ‘’.
Il nuovo titolo della scheda – senza la necessità di cestinare e ristampare alcunchè, visto che il ministero dell’Interno non ha ancora provveduto alle stampa dei quesiti, ma questo vale solo per l’Italia e non per chi risiede all’estero, molti hanno già votato – sarà cambiato in ‘’abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare’’. La decisione della Suprema Corte è stata accolta con applausi e brindisi dalle associazioni ‘No al nucleare’, Verdi, Wwf e Idv raccolte stamane davanti al Palazzaccio e galvanizzate dal richiamo dell’Agcom alla Rai per garantire più visibilità agli spazi autogestiti sul referendum. Esulta anche l’avvocato Gianluigi Pellegrino, che per conto del Pd ha presentato in Cassazione una delle numerose istanze e memorie: il via libera della Suprema Corte – sottolinea il legale – ‘’afferma la forza serena della Costituzione contro un tentativo giudicato maldestro di raggirare il corpo elettorale, 40 milioni di cittadini’’.
Esulta l’opposizione
La Cassazione ammette il quesito sul nucleare, argomento ‘sensibile’ per i cittadini e di fatto traino per il raggiungimento del quorum ai referendum del 12 e 13 giugno.
– Sono stati smascherati ancora una volta i trucchi del governo – esultano Pier Luigi Bersani e Antonio Di Pietro, impegnati ad una mobilitazione a sostegno dei quesiti che, al tempo stesso, sia un nuovo ‘’schiaffo’’ politico al governo dopo le amministrative.
La maggioranza, che aveva messo in mora il nucleare con il decreto omnibus, lascerà libertà di voto ma il ministro Paolo Romani lancia l’allarme sul futuro della politica energetica italiana. Accogliendo i ricorsi di Idv e Pd e la memoria del Wwf, la Suprema Corte torna a far pronunciare gli italiani sul nucleare dopo che il governo, sulla scia della tragedia giapponese, aveva deciso di fatto una moratoria del piano nucleare. Un ‘’tentato scippo’’, secondo l’accusa di opposizioni e antinuclearisti che ieri hanno festeggiato davanti al Palazzaccio perchè, gioisce il verde Angelo Bonelli, ‘’ha vinto la democrazia e hanno trionfato i diritti dei cittadini’’.
E a due giorni dalle elezioni amministrative, con il governo e il Pdl alla prese con un difficile rilancio, la decisione dei giudici preoccupa la maggioranza in vista dei referendum che, oltre che sul nucleare e sulla privatizzazione dell’acqua, chiederà un sì o un no anche sul legittimo impedimento. Ambientalisti e opposizioni danno ora il via al rush finale della mobilitazione per raggiungere il traguardo del quorum e la vittoria dei sì. E ottengono un richiamo dell’Agcom affinchè la Rai dia spazio alla pubblicità dei quesiti negli orari di maggior ascolto. Ma al tempo stesso il Pd spera di celebrare, come dice Enrico Letta, ‘’il terzo tempo delle elezioni’’, ottenendo un successo che, se non sarà una spallata, almeno indebolisca il governo.
Il leader Idv Antonio Di Pietro, invece, chiede ora di ‘’deberlusconizzare’’ il referendum, togliendo il cappello dei partiti dall’appuntamento per cercare di portare anche cittadini di centrodestra al voto. E tra Pd e Idv si è creato un ingorgo di piazze per la chiusura della campagna referendaria venerdì 10 giugno con i democratici a Roma e i dipietristi con 4 piazze prenotate nella capitale, a Milano, Napoli e Cagliari. E a sostegno del quorum, senza entrare nel merito delle scelte, si schiera anche il Terzo Polo con il presidente della Camera Gianfranco Fini che ribadisce la sua intenzione di andare a votare.
Il Pdl considera ‘’improprio’’, come sostiene Maurizio Lupi, l’uso del referendum ‘’per dare una spallata al governo’’ e se il deputato Pdl Agostino Ghiglia invita ad andare al mare, il Pdl è orientato, come chiesto dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, a lasciare libertà di voto sul nucleare anche per detonare il significato politico dell’appuntamento. Ma è il ministro Paolo Romani, esprimendo ‘’stupore’’ per la sentenza della Cassazione, a lanciare l’allarme sul futuro dell’intera politica energetica del governo ‘’con l’effetto di lasciare il paese con un vuoto normativo sulla costruzione del futuro energetico del Paese’’.