Cassazione: sì al referendum ma con un nuovo quesito

ROMA – Il referendum sul nucleare si terrà assieme a quelli sul legittimo impedimento e sulla gestione dell’acqua pubblica. La Corte di Cassazione ha dato ieri il via libera alla consultazione del 12 e 13 giugno anche per il quesito sulla riapertura delle centrali nucleari in Italia che il governo aveva tentato di vanificare col varo del decreto ‘omnibus’. L’ufficio per il referendum della Suprema Corte ha infatti accolto l’istanza dei comitati promotori, Idv in testa, di trasferire la richiesta abrogativa ad alcune delle nuove norme del dl omnibus, convertito lo scorso maggio nella legge n. 75.


A maggioranza, il collegio dei supremi giudici, presieduti da Antonino Elefante, ha dato ragione alla tesi sostenuta dal costituzionalista Alessandro Pace per conto dell’Idv secondo la quale i commi 1 e 8 dell’art.5 della legge ‘omnibus’ prefigurano in ogni caso la possibilità di tornare al nucleare entro un anno dall’entrata in vigore delle norme stesse. Il decreto omnibus, infatti, se da un lato ha abrogato le precedenti disposizioni legislative sul riavvio del nucleare, dall’altro, con la formulazione ‘’ambigua’’ degli articoli 1 e 8, ha lasciato aperta la strada al varo di una strategia energetica nazionale che, tenendo conto delle valutazioni europee sui livelli di sicurezza, non precluderebbe il ricorso all’atomo in un secondo tempo. Cambierà dunque il quesito proposto dall’Idv sul nucleare.


La nuova formulazione, stabilita oggi dalla Cassazione, sarà la seguente:
‘’Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell’art.5 del dl 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75 ? ‘’.
Il nuovo titolo della scheda – senza la necessità di cestinare e ristampare alcunchè, visto che il ministero dell’Interno non ha ancora provveduto alle stampa dei quesiti, ma questo vale solo per l’Italia e non per chi risiede all’estero, molti hanno già votato – sarà cambiato in ‘’abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare’’. La decisione della Suprema Corte è stata accolta con applausi e brindisi dalle associazioni ‘No al nucleare’, Verdi, Wwf e Idv raccolte stamane davanti al Palazzaccio e galvanizzate dal richiamo dell’Agcom alla Rai per garantire più visibilità agli spazi autogestiti sul referendum. Esulta anche l’avvocato Gianluigi Pellegrino, che per conto del Pd ha presentato in Cassazione una delle numerose istanze e memorie: il via libera della Suprema Corte – sottolinea il legale – ‘’afferma la forza serena della Costituzione contro un tentativo giudicato maldestro di raggirare il corpo elettorale, 40 milioni di cittadini’’.


Esulta l’opposizione


ROMA – La Cassazione ammette il quesito sul nucleare, argomento ‘sensibile’ per i cittadini e di fatto traino per il raggiungimento del quorum ai referendum del 12 e 13 giugno.
– Sono stati smascherati ancora una volta i trucchi del governo – esultano Pier Luigi Bersani e Antonio Di Pietro, impegnati ad una mobilitazione a sostegno dei quesiti che, al tempo stesso, sia un nuovo ‘’schiaffo’’ politico al governo dopo le amministrative.


La maggioranza, che aveva messo in mora il nucleare con il decreto omnibus, lascerà libertà di voto ma il ministro Paolo Romani lancia l’allarme sul futuro della politica energetica italiana. Accogliendo i ricorsi di Idv e Pd e la memoria del Wwf, la Suprema Corte torna a far pronunciare gli italiani sul nucleare dopo che il governo, sulla scia della tragedia giapponese, aveva deciso di fatto una moratoria del piano nucleare. Un ‘’tentato scippo’’, secondo l’accusa di opposizioni e antinuclearisti che ieri hanno festeggiato davanti al Palazzaccio perchè, gioisce il verde Angelo Bonelli, ‘’ha vinto la democrazia e hanno trionfato i diritti dei cittadini’’.


E a due giorni dalle elezioni amministrative, con il governo e il Pdl alla prese con un difficile rilancio, la decisione dei giudici preoccupa la maggioranza in vista dei referendum che, oltre che sul nucleare e sulla privatizzazione dell’acqua, chiederà un sì o un no anche sul legittimo impedimento. Ambientalisti e opposizioni danno ora il via al rush finale della mobilitazione per raggiungere il traguardo del quorum e la vittoria dei sì. E ottengono un richiamo dell’Agcom affinchè la Rai dia spazio alla pubblicità dei quesiti negli orari di maggior ascolto. Ma al tempo stesso il Pd spera di celebrare, come dice Enrico Letta, ‘’il terzo tempo delle elezioni’’, ottenendo un successo che, se non sarà una spallata, almeno indebolisca il governo.
Il leader Idv Antonio Di Pietro, invece, chiede ora di ‘’deberlusconizzare’’ il referendum, togliendo il cappello dei partiti dall’appuntamento per cercare di portare anche cittadini di centrodestra al voto. E tra Pd e Idv si è creato un ingorgo di piazze per la chiusura della campagna referendaria venerdì 10 giugno con i democratici a Roma e i dipietristi con 4 piazze prenotate nella capitale, a Milano, Napoli e Cagliari. E a sostegno del quorum, senza entrare nel merito delle scelte, si schiera anche il Terzo Polo con il presidente della Camera Gianfranco Fini che ribadisce la sua intenzione di andare a votare.


Il Pdl considera ‘’improprio’’, come sostiene Maurizio Lupi, l’uso del referendum ‘’per dare una spallata al governo’’ e se il deputato Pdl Agostino Ghiglia invita ad andare al mare, il Pdl è orientato, come chiesto dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, a lasciare libertà di voto sul nucleare anche per detonare il significato politico dell’appuntamento. Ma è il ministro Paolo Romani, esprimendo ‘’stupore’’ per la sentenza della Cassazione, a lanciare l’allarme sul futuro dell’intera politica energetica del governo ‘’con l’effetto di lasciare il paese con un vuoto normativo sulla costruzione del futuro energetico del Paese’’.


I test dei quattro quesiti


ROMA – Sono quattro i quesiti oggetto del referendum del 12 e 13 giugno: due sull’ acqua, uno sul ritorno al nucleare e l’ultimo sul legittimo impedimento a comparire in aula di giustizia per chi è impegnato in attivita’ di governo.


ACQUA – Uno è sulla cosiddetta ‘privatizzazione’’, l’altro sui ‘profitti’ legati alla commercializzazione della risorsa. Nel primo quesito, come hanno spiegato i promotori del referendum, si chiede in sostanza l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008, relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Il secondo quesito propone ‘’l’abrogazione dell’art.154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell’ ‘’adeguatezza della remunerazione del capitale investito’’.


NUCLEARE – Il quesito recita così: ‘’Volete che siano abrogati i commi 1 e 8 dell’articolo 5 del dl 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n.75?’’. Il titolo del quesito, riformulato dalla Cassazione alla luce delle norme introdotte col decreto ‘omnibus’, sarà: ‘’Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare’’.


LEGITTIMO IMPEDIMENTO – Ecco il quesito: ‘’Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5 e 6, nonché l’articolo 2, della legge 7 aprile 2010, n. 51, recante ‘Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza’?’’. La norma introduce la possibilita’ per chi è impegnato in attività di governo di non comparire nelle aule di giustizia.