Grecia: il piano piace ma restano le incognite

BRUXELLES – La troika ha sbloccato la quinta tranche del prestito per la Grecia. Entro i primi di luglio saranno pagati i 12 miliardi di euro indispensabili per evitare la bancarotta. E Jean-Claude Juncker ha chiuso l’incontro con il premier Papandreou a Lussemburgo dando un sostanziale via libera al ”finanziamento supplementare” di cui il Paese avrà bisogno per evitare la ristrutturazione del suo debito. La decisione sull’ammontare (il presidente dell’Eurogruppo non fa cifre, i mercati pensano che serviranno tra 60 e 65 miliardi), sarà presa dai ministri finanziari il 20 giugno in vista del sì definitivo nel vertice Ue del 24. Ma intanto Juncker si è detto certo che la Grecia non uscirà dall’euro ed eviterà il default. E Papandreou ha assicurato che il suo Paese ”onorerà integralmente i suoi impegni”. L’importante, secondo il presidente dell’Eurogruppo, è che le banche aderiscano ”volontariamente” al rifinanziamento della Grecia quando i titoli andranno in scadenza. La raffica di buone notizie ha dato fiato tanto all’euro (a New York è volato sopra 1,46 dollari) quanto alle borse europee, che hanno chiuso al rialzo, a partire da Francoforte e Milano.


In Grecia il salto in alto è stato addirittura del +5,67%, con un rally di praticamente tutte le banche. Ora però la parola passa al Parlamento di Atene. Tanto il presidente dell’Eurogruppo quanto il Commissario europeo per gli Affari economici hanno infatti sottolineato che il programma illustrato da Papandreou, esaminato e approvato dalla troika, è convincente e potrà permettere di uscire dalla crisi. Ma entrambi hanno messo le mani avanti: ”Se sarà messo in atto”, hanno detto. Il dubbio dipende dal fattore politico. Il piano del governo greco nei prossimi giorni dovrà passare per l’approvazione del Parlamento di Atene e l’opposizione a quello che è un programma da lacrime e sangue è forte, tanto quanto le proteste della piazza contro i politici. Oggi persino un gruppo di 16 parlamentari socialisti del Pasok, stesso partito di Papandreou, ha contestato il premier firmando una lettera in cui si chiede ”l’immediata convocazione di tutti gli organi istituzionali del Parlamento e del partito per fare il bilancio di un anno dalla firma del Memorandum”. Non a caso Rehn, commentando i risultati della quarta missione della troika ad Atene, ha lanciato un appello alle forze politiche greche affinchè mettano da parte le dispute interne. Anche perchè il Paese non ha scelta. Gli aiuti arriveranno ma saranno fortemente condizionati. La Ue, su invito dello stesso Papandreou, invierà suoi funzionari per vigilare sulla messa in atto delle riforme. Il premier ha ammesso che ”uno dei problemi principali è la capacità dei nostri funzionari di procedere con profondi cambiamenti e riforme”. A convincere troika e Juncker è la promessa del governo greco di ridurre ”significativamente” l’impiego nel settore pubblico, ristrutturare o chiudere gli enti inutile, ridurre le esenzioni fiscali, introdurre tasse sulle proprietà immobiliari e combattere l’evasione fiscale. Inoltre i rappresentanti di Bruxelles, Bce e Fmi hanno constatato che si sono cominciati a far progressi per le riforme strutturali che devono modernizzare l’amministrazione pubblica, la sanita’, il mercato del lavoro, rimuovere le barriere al business, liberalizzare trasporti ed energia. Riforme di settori ”gia’ in atto”, secondo la troika, e che Rehn giudica ”potenzialmente in grado di fare da guida per la crescita del Paese”. La notizia migliore è però per il settore bancario, giudicato dalla troika ”fondamentalmente solido”. In più è considerato particolarmente positivo il piano di privatizzazioni che dovranno portare, secondo quanto accertato dalla troika, ”50 miliardi di euro entro il 2015”. Per realizzarle sarà creata una agenzia ”professionale e indipendente” dal governo. Sarà questa a realizzare la lista dei beni da mettere in vendita.