Prandelli all’esame di Trap: “Mi ha insegnato a vincere”

FIRENZE – Sei anni di vittorie, ma in un altro calcio. Soprattutto, sei anni di grande umanità e insegnamenti. Cesare Prandelli ritrova oggi in Italia-Eire il maestro Giovanni Trapattoni, e definirla amichevole è limitativo. Sarà un tuffo nel passato, salutare in tempi così cupi per il calcio italiano. Ma sarà anche una sensazione strana sedersi sulla panchina da avversario.


“Un giorno mi ha detto: ci ritroveremo uno di fronte all’altro, alla guida di due squadre importanti. E io non capivo cosa volesse dire”, racconta il ct dell’Italia, solo ora consapevole di cosa volesse prevedere quel vecchio sciamano del pallone. Dal quale ha tratto soprattutto un insegnamento: “Il carattere e la determinazione a vincere, anche in una partita a carte”.


Il calcio di oggi è lontano, molto lontano da quegli anni di Juve, che Prandelli visse dal ‘79 all’85. Ora sono di nuovo scommesse, e poi giocatori a spasso per Scampia, talenti sprecati, scandali e tatticismi. Ma un pizzico del buon senso popolare dell’attuale ct degli irlandesi, Prandelli lo porta sempre con sé, come dimostra la scelta di vedere oggi all’opera ancora Rossi con Pazzini, e di lasciare in panchina Cassano. E’ la prima esclusione tecnica del numero 10, eppure Prandelli nega che l’esperimento di oggi sia in realtà la prima tappa della nuova era azzurra, quella preannunciata da settembre all’insegna del ‘viene convocato solo chi gioca nel club’.


“E’ solo che con Pazzini voglio vedere come questa squadra, con lo stesso impianto, sfrutta la profondità di un centravanti”.


Ma è un dato che, di fronte a una scelta sui due attaccanti-mini, il ct azzurro lasci in campo Rossi e tenga fuori Cassano. Montolivo farà il trequartista, come nel secondo tempo di Modena, Viviano sarà provato tra i pali, Gamberini al centro della difesa, Nocerino in supporto al centrocampo Pirlo-Marchisio. Piccoli esami individuali, per una nazionale senza fuoriclasse. In fondo, l’unico sarà seduto sulla panchina dell’Eire.
“Ho sempre considerato Trapattoni una persona speciale, irraggiungibile – ammette Prandelli – Lui è un mito. In sei anni di Juve mi ha dato tanto, soprattutto sul piano umano. E quel tanto me lo porto ancora dietro, anche nel mio mestiere”.


Ritroverà anche Marco Tardelli, “un amico che sotto la maglia dell’Irlanda ha ancora indosso l’azzurro”, ma l’incontro col Trap per Prandelli avrà un sapore diverso.


“L’insegnamento più profondo è il carattere, la determinazione che metteva ogni giorno sul lavoro e sulla ricerca della vittoria – racconta Prandelli – Da un punto di vista tecnico ha sempre lavorato molto, giorno per giorno, per far crescere i suoi giocatori, tutti. Ma il ricordo più vivo è quello spirito, sempre la vittoria, mai starci a perdere: neanche a carte, dovevi essere spietato anche lì”.


Magari riuscisse a trasmettere alla sua nazionale quello spirito. “Che non avessimo i Messi, lo sapevamo dall’inizio – alza le braccia il ct – Balotelli a Scampia? Era un anno fa, noi non c’eravamo ancora incontrati…Sappiamo di dover far crescere questi ragazzi sotto tutti i profili, se poi qualcuno non arriverà fino in fondo al suo talento per diversi motivi, almeno avremo la coscienza a posto”. Non resta che chiedere alla sua Italia “una continuità nelle prestazioni delle ultime partite”. Per mostrare al vecchio maestro un’Italia nuova, più giovane e un pò più innocente. Di sicuro, anche Trap apprezzerà.