Regge l’asse Berlusconi-Bossi. Tremonti resiste sulle tasse

ROMA – L’asse fra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi per ora sembra reggere, ma in molti si chiedono fino a quando visto che dal vertice di Arcore non è arrivata quella ‘svolta epocale’ sul fronte fiscale o della squadra di governo che in tanti, sia nel Carroccio che nel Pdl, si attendevano. Anzi, l’unica certezza – almeno per il momento – è che la linea rigorista caldeggiata da Giulio Tremonti viene confermata, dando l’impressione che l’unico uscito vincitore dal lungo pranzo di villa San Martino sia proprio il ministero dell’Economia. E neanche la promessa di trasferire qualche ufficio ministeriale al Nord, sembra soddisfare il Carroccio che si chiude in un silenzio che sembra rafforzare una profonda rabbia per lo stato delle cose. Tant’è che, secondo qualcuno, il Senatur avrebbe ventilato l’ipotesi di elezioni anticipate nel 2012 perchè senza la svolta non si va da nessuna parte, dopo la ‘sberla’ delle amministrative.

Sul fronte fiscale, il presidente del Consiglio prima si trincera dietro un ”vedremo cosa si potrà fare”, spiegando che al momento è ”programmata solo la riforma fiscale”. Poi frena ulteriormente, spiegando che l’intenzione è quella di ridurre la pressione fiscale, ma spiegando che per farlo bisogna prima verificare se ci sono le ”condizioni”. Ad ogni modo, assicura, con Bossi e Tremonti c’è pieno accordo in materia e il vertice è andato ”bene”, tanto che la legislatura arriverà al suo termine naturale. Parole che sembrano dimostrare come tutto sia stato semplicemente rinviato.

Secca la risposta del Cavaliere quando gli viene chiesto se il il futuro candidato premier sia stato argomento di discussione durante il lungo pranzo di Arcore.
– No – replica tranchant.

A fornire maggiori dettagli sul vertice ci ha pensato Angelino Alfano, alla sua prima uscita importante dopo la designazione a segretario del Pdl. Ma proprio il fatto che nel vertice si sia deciso di lasciare a lui il compito di riferirne l’esito, spaventa molti nel Pdl visto che la Lega, al contrario, preferisce tacere.
– Si è ulteriormente rafforzata la volontà di arrivare a fine legislatura – premette il Guardasigilli -. Il rapporto fra tra Berlusconi e Bossi è solido – si premura di aggiungere, rimarcando che ”la maggioranza è in grado di dare stabilità e portare aventi le riforme”.

Quando però gli si chiede dell’ipotesi di ridurre la pressione fiscale, la risposta lascia poco spazio alla speranza:
– E’ stato riconfermato l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014, secondo i tempi previsti e i vincoli Ue – dice il neo-segretario. Insomma, sul fronte fiscale, il muro eretto da via XX settembre a difesa dei conti pubblici sembra tenere. Ma anche su un altro tema, quello di possibili novità all’interno della squadra di governo, non si registrano novità.
– Non si è assolutamente parlato nè di vicepremier, nè del futuro ministro della Giustizia – assicura Alfano che spiega come del suo successore ”se ne discuterà nei prossimi giorni”.

La parola d’ordine, insomma, è mostrare compattezza. Ma a tanti, soprattutto nel Pdl, appaiono dichiarazioni di facciata. A preoccupare è soprattutto il silenzio della Lega, che appare davvero assordante. Tanto che qualcuno sospetta un gioco delle parti tra Tremonti e Bossi per mettere nell’angolo Berlusconi e spingerlo a farsi da parte.

Evidentemente l’idea emersa durante l’incontro di trasferire al Nord degli uffici di rappresentanza di alcuni ministeri, pur se ”altamente operativi”, non accontenta il Carroccio (mentre scatena la rabbia del sindaco di Roma Gianni Alemanno che boccia in toto anche la sola ipotesi). Dopo il vertice, infatti, il Senatur e i colonnelli leghisti si chiudono a via Bellerio e quando escono nessuno dice una parola. Altre volte, al termine di vertici che avevano confermato l’asse fra i due, era sempre stato Bossi a rassicurare pubblicamente sulla tenuta dell’alleanza con il Cavaliere. Stavolta, invece, il leader leghista tace. Ed è un silenzio che preoccupa non poco il Pdl. L’impressione è che tutto sia stato rinviato, in attesa della verifica parlamentare chiesta dal Quirinale, dei referendum, ma soprattutto di maggiori dettagli sulla manovra da 40 miliardi allo studio per tendere al pareggio di bilancio da qui al 2014. Manovra che il Tesoro vorrebbe spalmare in due tranche da 5miliardi ed una, pesantissima, da 30.