Referendum: oggi ultimo giorno per votare

CARACAS – Oggi, alle 16, scade il termine per esercitare il proprio diritto al voto nel referendum del 12-13 giugno. Si conclude quindi, almeno per ora, quel percorso ad ostacoli chiamato ‘voto degli italiani all’estero’.
La via crucis vissuta da molti connazionali in Venezuela è ormai nota: in primis l’indecisione dell’Italia riguardo la validità o meno dei voti all’estero dopo la modifica al quesito sul nucleare deciso dalla Cassazione; poi i ritardi nella consegna delle schede – affidate dal Consolato a Ipostel – ai votanti che, tanti, tutt’oggi, non hanno ancora ricevuto; infine le date di nascita inverosimili riportate sui certificati elettorali.
Ieri alcuni connazionali hanno denunciato alla ‘Voce’ i disagi sofferti al momento di votare presso il Consolato d’Italia a Caracas, quando le cassette postali strabordavano ed era impossibile riporvi la propria scheda elettorale.


Le schede di voto, per permettere ai connazionali l’esercizio del voto, sono state prese in custodia da alcuni solerti operatori del Consolato con la collaborazione anche di un vigilante della sicurezza, ed infine custodite con zelo in comuni scatole di cartone fino all’arrivo degli operatori di Ipostel. Sono stati questi ultimi, essendo gli unici ad avere le chiavi, a svuotare le cassette e a riporre le buste in un sacco, immediatamente sigillato.
Altri cittadini invece, recatisi al Consolato per votare, hanno scoperto di non essere più registrati nell’elenco dell’Aire (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero) inviato dal ministero degli Esteri e quindi di non poter votare. È stato questo il caso di S.N., improvvisamente scomparsa dall’elenco inoltrato in Venezuela dalla Farnesina anche se, come ha riferito alla ‘Voce’, in passato aveva sempre ricevuto la documentazione indispensabile per l’ersercizio del voto. Non ultima, solo poche settimane fa, la cartolina di notifica per votare alle elezioni comunali di Napoli.

Argentina, “Il Consolato è chiuso”


Anche in Argentina sono tanti i disagi sofferti dagli italiani che desiderano esercitare il proprio diritto di voto. Ecco la testimonianza di un concittadino residente a La Plata:
“Sono le 11,40 di questa mattina, arrivo al consolato italiano, qui a La Plata. Davanti al cancello chiuso siamo in 5, io e quattro signore più anziane di me, in attesa di mettere le buste contenenti le schede votate per i prossimi referendum (noi cittadini che viviamo all’estero dobbiamo far pervenire le buste contenente le schede entro il 9 alle ore 16 al consolato), ma le due cassette postali installate per i referendum, nonostante siano grandi, non ne possono contenere altre perchè sono piene e molte buste strabordano. Dopo un pò appare un uomo che alle mie accese rimostranze ci comunica che ‘il consolato è chiuso’, alla faccia dei diritti e della democrazia. Le signore se ne vanno con la busta in mano, io vado alla posta privata e spero che le mie schede arrivino in tempo. Questo consolato è ‘famoso’ in tutto il sud America per ‘l’attenzione’ che presta ai cittadini e come si dice… il pesce puzza dalla testa”.


L’esponente dell’Idv Fabio Evangelisti si è fatto portavoce, ieri a Montecitorio, della denuncia, raccolta dal leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini che ha chiesto al presidente della Camera di intervenire per creare un gruppo di lavoro costituito da parlamentari eletti all’estero, che garantiscano la trasparenza delle procedure elettorali all’estero.
– Il governo deve garantire che le operazioni di voto all’estero sul referendum si svolgano correttamente – ha detto Casini – è questione di democrazie a trasparenza.


Il Console di La Plata, Spartaco Caldararo, ha dal canto suo spiegato che “la posta argentina è responsabile di svuotare le cassette poste al di fuori dei consolati.
– Per agevolare il voto dei connazionali abbiamo chiesto alla posta argentina, di porre le cassette al di fuori del Consolato. Dopo la nostra capillare campagna informativa, abbiamo riscontrato un’affluenza di voti in effetti molto alta. Non siamo responsabili dello svuotamento della cassetta, è compito del ‘Correo’, che interviene almeno due o tre volte al giorno. Non è pertanto da escludere che chi ha denunciato il fatto ieri abbia trovato la cassetta piena.
Ha sottolineato, poi, che le schede “non possono essere consegnate in Consolato, che non è un seggio elettorale”.

Di Pietro: “È l’ennesima truffa”


Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, è intervenuto ieri a Repubblica.Tv affermando che il quorum del referendum di giugno “non sarà facile da raggiungere”.
– La legge dice il 50+1 ma non è così. Il primo giugno è scaduto il termine per il cittadino all’estero di votare (in realtà è il 9 giugno alle ore 16, ndr). Quindi – ha detto Di Pietro – nessun cittadino all’estero ha votato per il referendum ma i 3 milioni e 200 mila italiani all’estero vengono contati nel quorum. Quindi ci vuole il 58% effettivo (di quorum, ndr) per coprire anche quei 3 milioni che stanno all’estero.


È una vergogna – commenta il leader dell’Idv – l’ennesima truffa fatta togliendo ai cittadini all’estero il diritto di votare e caricando di responsabilità i cittadini italiani che devono raggiungere un quorum che deve comprendere anche quella loro quota. Vogliamo che quei 3 milioni 200 mila italiani che non hanno votato (in realtà il voto c’è stato ma forse non verrà preso in considerazione, ndr) non vengano conteggiati nel quorum.
In merito alla questione del voto all’estero, continua Di Pietro, L’Idv non rimarrà con le mani in mano: “Depositeremo ricorso in Cassazione perchè sollevi un conflitto di attribuzione alla Consulta. Quei 3 milioni e 200 mila elettori andranno scorporati e sottratti al conteggio”.


Di Pietro ha preparato un’istanza alla Corte di Cassazione affinchè l’ufficio centrale per i referendum tenga conto del ‘quorum ridotto’ sul nucleare rispetto agli altri quesiti, prima di proclamare la validità/invalidità della consultazione sulla base dell’affluenza alle urne che le verrà trasmessa dal Viminale.
L’istanza sarà presentata in Cassazione fra venerdì, giorno di chiusura della campagna referendaria, e lunedì alle 15, orario di chiusura dei seggi in Italia. In modo tale che la Cassazione sia investita del caso in tempo utile per poter tenere conto.

Referendum: in Venezuela errori nei certificati elettorali


Interi nuclei familiari risultano nati nell’Ottocento o addirittura nel futuro. Per il Consolato la responsabilità è della tipografia incaricata della stampa. Il Console assicura: “Le votazioni non sono a rischio”

CARACAS – L’odissea referendum sembra non avere fine. Dopo il caos causato dalla decisione della Cassazione, che ha riformulato il quesito sul nucleare mettendo a rischio la validità dei voti degli italiani all’estero, e i ritardi nella spedizione delle schede ai votanti, arrivano adesso certificati elettorali da fantapolitica.

Le date di nascita che numerosi cittadini italiani in Venezuela si sono ritrovati sui certificati sono sbagliate, spesso inverosimili. Enzo Papi, ad esempio, nato il 30/08/1947, risulta essere nato il 31/08/2051; la sorella, nata l’11 marzo 1933, si ritrova invecchiata di mille anni e ringiovanita di un giorno (il documento riporta 12/03/2033); la data di nascita della nipote si trasforma invece da 28/05/1993 a 29/05/2097. Lo stesso stupore della famiglia Papi lo hanno provato ben due interi nuclei familiari di impiegati della Camera di Commercio Venezuelano-italiana di Caracas, e tanti altri concittadini che negli ultimi giorni si sono recati al Consolato preoccupati per la validità delle loro schede elettorali. Alcuni di loro, addirittura, risultano nati nell’Ottocento.

Di chi è la responsabilità? È stato un errore o una volontaria manipolazione di dati, come maliziosamente sospetta qualche italiano poco fiducioso nella correttezza del processo di voto dopo le brutte esperienze durante le passate votazioni?

Tranne categorie specifiche di italiani temporaneamente all’estero (militari o poliziotti in missione internazionale; dipendenti della p.a. per motivi di servizio; professori universitari e rispettivi familiari conviventi), un cittadino italiano, per poter votare, deve essere iscritto in specifiche liste elettorali. Queste vengono predisposte sulla base dell’elenco aggiornato dei residenti all’estero del ministero degli Esteri, prodotto dell’unificazione dell’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero), delle liste dei Comuni e degli schedari consolari.

L’elenco degli iscritti viene trasmesso ai Consolati italiani che provvedono a stampare i certificati elettorali servendosi, data la gran quantità di questi ultimi (si pensi che il censimento Aire di fine 2010 attesta la presenza in Venezuela di 111.356 italiani), di una tipografia esterna alla rete diplomatica.Il Console d’Italia Giovanni Davoli, dopo aver effettuato i controlli necessari, ha affermato che “i responsabili dell’errore non sono all’interno del Consolato” e che le liste Aire pervenute nei suoi uffici sono corrette.

La responsabilità quindi, sarebbe da attribuire alla tipografia incaricata della stampa dei certificati.
Davoli rassicura però i cittadini italiani:
– Un errore nella data di nascita non mette a rischio la validità della votazione – afferma -. Le vittime del disagio non devono preoccuparsi: la loro posizione anagrafica si mantiene corretta, i documenti futuri non avranno errori.