Pioggia di fuoco su Tripoli, Gheddafi: “Siamo più forti dei vostri missili”

TRIPOLI – Continuano gli attacchi Nato in Libia. In pericolo i giornalisti internazionali alloggiati all’Hotel Rixos, che ieri non hanno potuto raggiungere una zona sicura a causa dei continui bombardamenti iniziati in mattinata. Il vicario apostolico di Tripoli, Mons. Martinelli, ha detto che “gli attacchi sono ogni volta più aggressivi”.

La situazione


I ribelli controllano la Libia orientale, Misurata a ovest e parte delle zone montuose al confine con la Tunisia, ma non sono riusciti ad avanzare verso la capitale, respinti dalle forze di Gheddafi meglio equipaggiate, nonostante i raid della Nato. Gli insorti hanno conquistato però Yafran, a 100 km da Tripoli, dopo che gli aerei da guerra britannici hanno distrutto due carri armati e due blindati per il trasporto di personale il 2 giugno scorso.


Stormi di aerei Nato hanno colpito la capitale libica, e in particolare obiettivi in prossimità del complesso residenziale di Bab al-Aziziya, nel più massiccio bombardamento da quando le forze occidentali hanno iniziato gli attacchi, a marzo.

L’intervento di Gheddafi


“Rimarrò a Tripoli vivo o morto”. E’ quanto ha affermato il leader libico, Muammar Gheddafi, nel corso di un intervento audio trasmesso dalla tv di Stato libica ‘al-Jamahiriya’. Gheddafi aveva un atteggiamento di sfida mentre descriveva gli aerei che sorvolavano il luogo in cui si trovava e le esplosioni tutto attorno.


– Non abbiamo paura. Siamo più forti dei vostri missili e della vostra artiglieria – ha detto, in occasione del giorno del suo 69esimo compleanno, alla Coalizione internazionale – Un quarto di un milione di libici sta combattendo per la libertà della Libia. Questo caos ci è stato imposto e noi non ne abbiamo paura, le tribù libiche faranno la rivolta contro le bande armate e noi resisteremo.


Mentre l’emittente ha diffuso le immagini dei bombardamenti Nato, il Colonnello ha annunciato una “marcia milionaria di donne e uomini disarmati che disarmeranno le bande di Bengasi”. Il riferimento è agli insorti del Consiglio nazionale transitorio libico che guidano la rivoluzione contro di lui.


– Dal momento in cui i giovani libici hanno sentito gli attacchi delle forze Nato contro (il compound di, ndr) Bab al-Aziziya -, ha proseguito Gheddafi – sono usciti per le strade a torso nudo per difendermi.
Il riferimento, in questo caso, è ai raid condotti dagli aerei Nato sulla residenza del Colonnello a Tripoli. – Noi non ci arrenderemo mai, né ci inginocchieremo – conclude con un avvertimento il rais.

Minacce Usa


Da Washington un nuovo monito del presidente degli Usa Barack Obama, che in conferenza stampa con Angela Merkel ha ribadito: “Io e il cancelliere tedesco siamo d’accordo sul fatto che Gheddafi deve lasciare”.

Russia


Intanto, l’inviato speciale Onu, Adbel-Elah Al Khatib è arrivato ieri a Tripoli per una visita non annunciata. Lo riferisce l’agenzia ufficiale libica Jana.


L’inviato speciale russo, Mikhail Marguelov, è invece a Bengasi – roccaforte dei ribelli anti-Gheddafi, nella prima missione di questo tipo di un responsabile del Cremlino. Secondo la tv araba ‘al-Jazeera’, è stato ricevuto dai dirigenti del Consiglio nazionale di transizione, creato dai ribelli.


All’arrivo Marguelov ha dichiarato: “Siamo venuti a Bengasi per facilitare il dialogo tra le parti: la Russia è in una posizione unica perché Mosca ha ancora un’ambasciata a Tripoli e oggi incontrerà gli insorti anti-Gheddafi”.


In giornata, ha aggiunto, si recherà al Cairo restando “ulteriormente disponibile a tornare a Tripoli”.

Sanzioni Ue


Ieri l’Unione Europea ha dato il via libera per aggiungere sei porti libici alla lista di sanzioni imposte al governo di Gheddafi.


“Il consiglio dell’Ue ha adottato una decisione per estendere il congelamento di asset a 6 autorità portuali libiche, vista la gravità della situazione nel Paese”, ha reso noto in un comunicato il Consiglio Europeo, che rappresenta i governi Ue.


Attacchi a tv, radio e Parlamento, ci si prepara al “dopo Colonnello”


TRIPOLI – La Nato comincia a prepararsi all’uscita di scena di Gheddafi, ma intensifica i raid in Libia su obiettivi sensibili. Secondo un responsabile del regime lunedì forze dell’Alleanza avrebbero colpito edifici della radio e della televisione di stato e il palazzo del Congresso generale del popolo (Parlamento) libico a Tripoli, che era già stato colpito alcune settimane fa. Ma in serata la Nato ha smentito di aver bombardato deliberatamente edifici della radio e della tv di stato, spiegando invece di aver colpito nelle vicinanze il quartiere generale dei servizi segreti.


In serata nuove esplosioni hanno scosso il centro di Tripoli. Secondo la tv di stato libica la Nato ha bombardato una stazione delle telecomunicazioni e le linee telefoniche sarebbero interrotte in diverse regioni. Una nuova esplosione ha investito qualche ora più tardi Tajoura, la periferia est della capitale.
Intanto continua l’avanzata dei ribelli libici che sono entrati a Yafran, città a sud-ovest della capitale libica, prima occupata dalle forze pro-Gheddafi. Testimoni oculari hanno riferito di non avere visto forze lealiste a Yafran, dove gli insorti del Cnt hanno piazzato le stesse bandiere che sventolano anche a Misurata, nell’est della Libia e nelle montagne vicino ai confini con la Tunisia. “Abbiamo visto poster e foto di Gheddafi distrutti”, ha riferito un fotografo della Reuters.


L’alleanza non fa previsioni su quando Gheddafi lascerà definitivamente la presa, ma ritiene che il rais abbia i giorni contati. Per questo, “è importante prepararsi al dopo”, ha insistito Rasmussen che non prevede per la Nato “un ruolo primordiale” nella fase di transizione: questo ruolo spetterà all’Onu, all’Unione europea, all’Unione africana e alla Lega araba. Fermo restando “che spetta al popolo libico forgiare il proprio futuro”, ha precisato. La Nato continuerà a fare la propria parte “aiutando – se sarà richiesto – a formare un sistema di forze di sicurezza moderno e democratico”.


I ministri della Difesa degli alleati cominceranno a preparare il post-Gheddafi già mercoledì e giovedì prossimi in un incontro a Bruxelles. La riunione servirà anche a fare il punto sui mezzi a disposizione della missione Unified protector: “Chiederò agli alleati un sostegno largo per le operazioni in Libia. Se possibile, un aumento dei contributi e un utilizzo più flessibile dei mezzi a disposizione”, ha annunciato Rasmussuen. Sul fronte diplomatico, dopo l’Unione africana, scende in pista la Russia: l’inviato speciale della presidenza russa Mikhail Marguelov, arriva stasera a Bengasi, roccaforte dei ribelli libici anti Gheddafi, per incontrare i dirigenti del Consiglio nazionale di transizione. Non è chiaro se successivamente si recherà anche a Tripoli per incontrare il colonnello Gheddafi o suoi rappresentanti.


La ricerca di una via d’uscita per il rais e la sua famiglia è tema dominante. Il governo di Khartoum avrebbe respinto una richiesta del colonnello per ottenere accoglienza e sistemazione dei suoi figli in Sudan. Secondo l’ambasciatore della Libia, Abdul Hafed Gaddur, ex fedelissimo passato ai ribelli, “dopo avere chiamato i libici topi, forse adesso è Gheddafi che sta facendo la fine del topo”.


La figlia di Gheddafi denuncia la Nato per crimini di guerra


TRIPOLI – La figlia di Muhammar Gheddafi, Aisha, ha presentato una denuncia per crimini di guerra contro la Nato al Tribunale di Bruxelles e a quello federale belga. In particolare si riferisce al raid Nato su Tripoli del 30 aprile nel quale, secondo la donna, il figlio più giovane del rais, tre suoi nipoti, amici e vicini di casa sono stati uccisi. I legali di Aisha hanno spiegato che la risoluzione Onu 1973 non autorizza la Nato ad attaccare i civili.