Pare certa l’uscita da Confindustria dell’industria di Torino

TORINO – A dieci giorni dalla prima udienza in Tribunale, a Torino, per il ricorso Fiom contro la newco di Pomigliano, il rapporto tra Fiat e Confindustria è sotto i riflettori. La via d’uscita non è ancora chiara. L’attesa ha contraccolpi anche sui titoli a Piazza Affari: il titolo dell’auto cede il 2,09%, Industrial l’1,10%. Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, chiede alla confederazione degli industriali ‘’di sciogliere il nodo Fiat’’, mentre gli imprenditori metalmeccanici di Torino non hanno dubbi.


– L’uscita da Confindustria è inevitabile, un passaggio obbligato. La speranza è che sia solo temporanea perchè se dovesse consolidarsi il rischio è che un mondo di relazioni industriali si sgretoli e tutto il sistema crolli – sostiene Vincenzo Ilotte, presidente dell’Amma, l’associazione delle imprese metalmeccaniche torinesi di cui il Lingotto è il più grande socio.


La Fiom va avanti sulla sua strada e parla di ‘’ricorso contro una truffa legislativa’’.
– Chiediamo – spiega il segretario generale, Maurizio Landini – che il giudice accerti quella che a noi sembra una palese violazione della legge e in particolare delle norme sul trasferimento di impresa.


Landini sostiene che quello di Confindustria ‘’è un attacco all’idea stessa del contratto e delle relazioni sindacali che non ha precedenti. E’ singolare che sostenga le azioni della Fiat perchè siamo in presenza di una azienda che non solo esce da Confindustria, ma non vuole applicare i contratti e le leggi.
– La magistratura faccia il suo lavoro – commenta la numero uno della Cgil, Susanna Camusso.