Cesare Battisti è libero, l’Italia ricorrerà alla Corte dell’Aja

ROMA – Cesare Battisti torna libero. L’ex leader dei Pac, condannato in Italia a due ergastoli per quattro omicidi, ha lasciato il carcere di Papuda, in Brasile, cinque minuti dopo la mezzanotte di ieri dopo che il Tribunale supremo federale brasiliano ha deciso con un voto a maggioranza – 6 giudici contro 3 – di negare l’estradizione in Italia. I giudici hanno quindi confermato la decisione presa da Luiz Inacio Lula da Silva poco prima della fine del suo mandato come presidente.


L’ex terrorista dei Proletari armati per la rivoluzione ha lasciato il carcere a bordo di un’auto nera che gli è stata messa a disposizione dallo studio dell’avvocato Luiz Eduardo Greenhalgh, per raggiungere la località di Solar de Brasilia. Battisti, che si è lasciato fotografare, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione ai giornalisti che lo attendevano.


“Deplora’’ la decisione del Tribunale Supremo del Brasile il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che, in una nota del Quirinale, sottolinea come il no all’estradizione di Battisti assuma ‘’un significato gravemente lesivo del rispetto dovuto sia agli accordi sottoscritti in materia tra l’Italia e il Brasile sia alle ragioni della lotta contro il terrorismo condotta in Italia – in difesa delle libertà e istituzioni democratiche – nella rigorosa osservanza delle regole dello Stato di diritto”. Per il capo dello Stato, che ‘’appoggia pienamente ogni passo che l’Italia vorrà compiere’’, la decisione ‘’contrasta con gli storici rapporti di consanguineità e amicizia tra i due Paesi’’.


Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha espresso ‘’vivo rammarico’’ per la liberazione di Battisti e ha annunciato che l’Italia ricorrerà alla Corte dell’Aja. ‘’Noi siamo convinti delle nostre buone ragioni – ha aggiunto – e abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità, nei confronti del Brasile, per far valere le nostre ragioni”.


Per il ministro degli Esteri Franco Frattini nella decisione della scarcerazione di Battisti “purtroppo il primo tempo lo ha vinto dal terrorismo”. Nella decisione dei giudici brasiliani, secondo Frattini, “è prevalsa la politica sul diritto’’ che ‘’avrebbe obbligato all’estradizione”.
Il ministro si dice convinto però “che la partita non sia finita qui. L’Italia – annuncia – attiverà tutti quegli strumenti di tutela internazionale, a partire dalla Corte dell’Aja che potrà riconoscere come in un caso del genere non vi sia fondatezza giuridica per negare l’estradizione e che è stato violato il trattato Italia-Brasile”.
Per il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, la valutazione del Tribunale Supremo brasiliano, che decide di non procedere all’estradizione ‘’perché ‘l’estradando sarebbe stato esposto, in Italia, a grave pericolo per la sua incolumità personale’’’, prefigura ‘’un vero e proprio attacco al principio di sovranità dello Stato Italiano, poiché mette in dubbio la tenuta delle sue alte istituzione democratiche’’.


Solidarietà alle famiglie delle vittime del terrorismo è stata espressa dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha appreso con ‘’sconcerto e amarezza ‘’ la notizia della liberazione di Battisti. ‘’Profonda delusione e tristezza” anche da parte del presidente del Senato Renato Schifani per il quale “si tratta di una brutta pagina che non vorremmo fosse mai stata scritta’’.


Massimo D’Alema è addolorato per la decisione della Corte suprema brasiliana. ‘’Si tratta di una decisione sbagliata e ingiusta- sottolinea il presidente del Copasir – rispetto alla quale è necessario che il governo italiano continui a opporsi nelle sedi internazionali in cui è possibile agire, sperando che ciò venga fatto in modo più efficace di quanto non sia avvenuto sin qui’’.
Invita invece al boicottaggio del Brasile Roberto Castelli, viceministro alle Infrastrutture e senatore della Lega. ‘’Ingiustizia è fatta – dichiara commentando la decisione del Tribunale brasiliano -.Vedrei favorevolmente qualche forma di boicottaggio…’’.


Una forte protesta contro la scarcerazione di Battisti è andata in scena al Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo. Gli eurodeputati italiani hanno esposto cartelloni con la scritta ‘Battisti is a murderer’ ovvero ‘Battisti è un assassino’, accompagnati dalle foto di Pierluigi Torregiani e Antonio Santoro, due delle sue vittime.


Ma per l’Unione europea il rilascio e la mancata estradizione di Battisti “restano una questione bilaterale tra Italia e Brasile”. Lo ha ribadito il portavoce della commissaria europea alla Giustizia Viviane Reding, sottolineando che “non c’è nessun coinvolgimento da parte della Commissione” nella vicenda.

FAMILIARI DELLE VITTIME

Campagna: “Mio fratello ucciso per la terza volta”

ROMA – “Oggi l’hanno ucciso per la terza volta: la prima nel ‘79, per mano di Cesare Battisti; la seconda in questi 30 anni di oblio; la terza con il verdetto che arriva dalla Corte suprema brasiliana”. Maurizio Campagna, fratello dell’agente Andrea Campagna ucciso 32 anni fa in un agguato a Milano rivendicato dai Proletari armati per il comunismo, commenta così il no all’estradizione deciso dalla Corte Suprema brasiliana.
“E’ una beffa – tuona – Oggi andrò dove hanno ammazzato mio fratello, colpito da una pistola impugnata dallo stesso Battisti in via Modica, a portare un mazzo di fiori, perché oggi l’hanno assassinato nuovamente”, ribadisce. “Andrea aveva 25 anni quando venne ammazzato, reo di esser stato visto in tv mentre arrestava dei terroristi coinvolti nell’agguato di Torregiani. Era un proletario, un semplice poliziotto – ricorda – eppure è stato ammazzato dai Proletari armati per il comunismo”.

“E’ con profondo rammarico che ho appreso la decisione della Corte Suprema – prosegue – ma quando nella giustizia si intrufolano politica e lobby finanziarie si creano devianze pericolose, e la giustizia smette di essere giusta”. A pagare “i familiari delle vittime, beffati più e più volte in questi 30 anni. Ora il ministro Frattini dice che si rivolgerà alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, ma ormai la questione ha assunto una dimensione sempre più politica. Vediamo cosa accadrà”.

Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 a Milano dai Proletari armati per il comunismo di Cesare Battista commenta: “Non so cosa dire, è una decisione assurda che va oltre ogni limite di ragionevolezza”. Alberto, che nell’agguato venne colpito da una pallottola sfuggita nella colluttazione al padre Pierluigi Torregiani e da allora è sulla sedia a rotelle, non ha molte parole per commentare il verdetto del Tribunale federale brasiliano.

Ma ha una certezza: “Non mi fermo sicuramente qui. Oggi mi consulterò con gli avvocati, sono pronto a rivolgermi anche alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja, ma è giusto che Battisti paghi per i suoi crimini”. “Stanotte non ho chiuso occhio – prosegue – sono confuso, sconvolto. Ma so che non mi fermerò, andrò avanti affinché venga fatta giustizia. La decisione delle Corte Suprema me l’aspettavo – ammette – ma ora che è arrivata è molto più amara di quanto temessi”.

Per Adriano Sabbadin, figlio di Lino ucciso nel 1979 da un commando dei Proletari armati per il Comunismo, la scarcerazione di Battisti ‘’è l’ennesimo schiaffo in faccia che prendiamo noi parenti delle vittime del terrorismo”. “Credo, o almeno spero, che il governo abbia fatto il possibile per ottenere l’estradizione”.
“In questo momento, però, prevale un sentimento di amarezzache condivido con chi si trova nella mia stessa situazione. Questa mattina ho sentito i parenti di Andrea Campagna e Antonio Santoro”. “Domenica – continua Sabbadin – vogliamo ricordare le vittime di quegli anni con l’intitolazione della piazza di Caltana, vicino Venezia, a mio padre e agli altri caduti delle stragi. Lancio un appello a chi volesse sostenerci a venire nel mio paese per partecipare all’evento”, conclude.

IL PERSONAGGIO

Una vita tra carcere e fughe

ROMA – Da terrorista di estrema sinistra ad autore di noir. Cesare Battisti, una vita da fuggiasco in mezzo mondo dopo attentati, condanne, carcere e fughe, è nato nel 1954 a Sermoneta. Nel 1971 abbandona il liceo classico e l’anno dopo viene arrestato per una rapina. Tra il ‘74 e il ‘76 viene arrestato ripetutamente per furto e sequestro di persona. Nel ‘76 si trasferisce al nord e partecipa alla fondazione dei Pac, Proletari armati per il comunismo.

Nel 1977 viene arrestato per rapina e rinchiuso nel carcere di Udine dove conosce Arrigo Cavallina, ideologo dei Pac. Partecipa alle azioni del gruppo eversivo, viene arrestato a Milano e condannato a 13 anni e 5 mesi per l’omicidio del gioielliere Pierluigi Torreggiani. Nel 1981 evade dal carcere di Frosinone grazie a un assalto di terroristi. Nel 1985 è condannato all’ergastolo nel processo contro i Pac. La condanna è per vari reati, tra i quali 4 omicidi: quello di Torreggiani, del macellaio Lino Sabbadin (militante del Msi), del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro e dell’agente della Digos Andrea Campagna. Ma nel frattempo Battisti non c’è più.

Prima a Parigi, poi in Messico, a Puerto Escondido, con la compagna Laurence, dalla quale si è poi separato, e che che gli ha dato due figlie. In Messico fonda il giornale “Via Libre”, che ‘trasferirà’ a Parigi nel 1990. Giunto Oltralpe Battisti viene arrestato ma, 5 mesi dopo, la Francia nega l’estradizione e torna in libertà. Nel 1997 – affermato autore di noir per Gallimard – è uno degli “esuli” dei movimenti politici dell’estrema sinistra italiana rifugiati in Francia, riuniti nell’associazione ‘XXI secolo’, che chiedono all’allora presidente Oscar Luigi Scalfaro una soluzione politica “di indulto o di amnistia” dei reati loro addebitati. Battisti fugge in Brasile nel 2004, prima del pronunciamento del Consiglio di Stato francese che l’avrebbe estradato in Italia. Nel 2007 Battisti, che afferma di essere innocente, viene arrestato a Rio de Janeiro. Viene portato in carcere e la sua vicenda giudiziaria passa alle mani del Brasile, in particolare del Supremo Tribunal Federal che ha messo la parola fine alla vicenda decretando l’immediata scarcerazione dell’ex terrorista passato dalla pistola alla penna.