Referendum: alle 22 quorum al 41,1% ma resta l’incognita ‘voto all’estero’

CARACAS – Oggi, alle 15, in Italia si concluderanno le operazioni di voto per i quattro referendum su privatizzazione dell’acqua, nucleare e legittimo impedimento. La vera battaglia si gioca sul quorum: l’ultimo referendum che ha superato la soglia del ‘50%+1’ risale al lontano 1995. L’attenzione sarà quindi tutta rivolta al Quirinale, che avrà il compito di comunicare quanti italiani, in patria e all’estero, saranno andati a votare.
I dati sull’affluenza sembrano far ben sperare i referendari. L’affluenza alle 22 è stata del 41,1%. Oltre il 50% a Trento, Bologna e Firenze. Alle ore 19 aveva superato il 30%, alle 12 aveva votato l’11,6% degli aventi diritto. Il corpo elettorale interessato dal referendum è di 47.118.352 (22.604.349 maschi e 24.514.003 femmine). Per quanto riguarda l’estero il corpo elettorale è composto da 3.300.496 persone. Complessivamente, dunque, sommando l’Italia più l’estero, il corpo elettorale è composto da 50.418.848 persone. Le sezioni sono invece 61.599.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è andato ieri mattina a votare per i referendum al solito seggio del Rione Monti, in Via Panisperna. Il capo dello Stato è stato accolto dal saluto dei numerosi cittadini sia all’esterno che all’interno del seggio.

Il voto all’estero

Nella circoscrizione Esteri sono iscritti 3.299.905 elettori. Di questi, nelle ultime due tornate referendarie, fallite nel 2006 e nel 2009, hanno votato solo in 636 mila e 739 mila. Numeri che incidono “pesantemente” sul quorum.

Questa sera potremmo trovarci alla vigilia di un caos elettorale. Infatti, se i votanti non fossero largamente sotto o sopra la soglia del 50+1 e il quorum si fermasse al 48/49 per cento si aprirà uno scontro furibondo. Con un unico arbitro: l’Ufficio centrale per il referendum della Cassazione. Toccherà a questo collegio della Suprema corte proclamare i risultati elettorali. Ma lo farà solo il 16 giugno, giovedì prossimo. E in caso di quorum contestato, l’Ufficio dovrà esaminare i ricorsi sul quorum già depositati e quelli che saranno presentati in questi giorni.

Al centro del dibattito la validità o meno dei voti degli italiani all’estero, connazionali che hanno votato sulla vecchia formulazione del quesito sul nucleare e che, in gran parte, non hanno ricevuto in tempo il plico elettorale. Anomalie, problemi e ritardi che hanno caratterizzato tutto il processo di voto anche in Venezuela.
Sono già in pista i ricorsi. Tra i più discussi quelli che chiedono ai giudici di non considerare ai fini del quorum gli italiani all’estero. Sostenitore di questa tesi è l’avvocato Gianluigi Pellegrino che rappresenta le ragioni del Pd e, sulla base della Costituzione, sostiene che “il voto degli italiani all’estero se espresso vale al pari del voto degli italiani in patria per l’esito del referendum; ma la validità dell’intera consultazione deriva esclusivamente dall’accesso alle urne degli italiani residenti attestata dai seggi elettorali”. Una tesi che non condivide Valerio Onida. Secondo il presidente emerito della Consulta, “gli elettori all’estero non possono essere esclusi dal quorum”.