Voto di fiducia alla Camera sul maxi-emendamento

ROMA – Il governo, tramite il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito, ha posto la fiducia alla Camera sul maxiemendamento al decreto sviluppo. La vice presidente della Camera Rosy Bindi ha annunciato che le dichiarazioni di voto sulla fiducia inizieranno questa mattina alle 10.30, mentre attorno alle 12 si avvierà la chiama dei deputati. Alle 18.30 sono previste le dichiarazioni di voto finale e il voto sul provvedimento nel suo complesso.


Diverse le norme che, approvate dalle commissioni Finanze e Bilancio della Camera, sono state escluse dal maxiemendamento. E’ saltata la norma sulla responsabilità dei giudici tributari, nel caso non esprimano un parere entro 180 giorni, via le misure per gli insegnanti nelle aree svantaggiate, stop all’utilizzo dei fondi Fas per le nuove assunzioni al Sud. E ancora. Saltano inoltre tutte le norme sulla nautica da diporto e la norma sulla scuola, che prevedeva una ‘speciale valutazione’, per la posizione in graduatoria degli insegnanti. Confermato lo stralcio della norma sui diritti di superficie delle spiagge. Nel provvedimento si stabilisce inoltre, per la determinazione dei distretti turistici, l’ok preventivo ad parte del Mef.


Nel maxiemendamento, presentato a Montecitorio, non è dunque entrata la norma a firma Sergio D’Antoni (Pd), che destinava parte dei Fondi per le aree sottoutilizzate al credito d’imposta per l’occupazione al Sud. Si sarebbe trattato di un ‘anticipo’ in attesa del via libera da parte dell’Ue all’utilizzo dei fondi strutturali. Nel provvedimento viene introdotta anche una ‘clausola di salvaguardia’ per poter far ripartire la Tremonti-ter. Si stabilisce che il credito d’imposta per gli investimenti potrà ripartire solo quando saranno state individuate le risorse per sostenere la misura. Salta la norma, in materia di accertamento esecutivo, che avrebbe colpito i giudici tributari che non chiudono le cause entro i 180 giorni dalla data di presentazione sull’istanza di sospensiva. In particolare erano previste: la procedura di illecito disciplinare il danno erariale e, se recidivi, anche la rimozione. Salta anche il ‘contributo’ che avrebbero dovuto versare, al servizio universale di trasporto ferroviario, le imprese che fanno alta velocità.


Lo spostamento dei ministeri al Nord saranno oggetto di due ordini del giorno, da parte del Pd e del Pdl.
“Porteremo la maggioranza ad esprimersi su questo con un voto”, dice il capogruppo Dario Franceschini. “Mi rendo conto che, nel denunciare l’ennesimo ricorso al voto di fiducia, rischiamo di diventare noiosi anche noi; è inutile prendersela con il ministro Vito. Come è inutile che il governo tiri in ballo il presidente della Repubblica: la responsabilità di tutte le scelte fatte è dell’esecutivo. Eppure, dopo oltre 40 voti di fiducia, appare chiara la gravità ed il significato di questa scelta”, ha affermato in aula – riferisce una nota – Pierpaolo Baretta, capogruppo Pd in commissione Bilancio.


Se la prende con il Quirinale il presidente della commissione Finanze della Camera, Gianfranco Conte. ‘’Non può essere il presidente della Repubblica a decidere cosa entra o non entra in un provvedimento’’, dice protestando contro l’esclusione di alcune norme dal decreto legge sviluppo, che erano state inserite nel corso del passaggio nelle commissioni. ‘’Il Parlamento va tutelato’’ dice ancora il presidente della commissione, secondo cui l’eliminazione delle norme dal maxiemendamento depositato in Aula sarebbe dovuta appunto a pressioni del Quirinale.