Neri per Caso: l’ovazione del Venezuela

CARACAS – I Neri per Caso chiamano, il Venezuela risponde. Tre appuntamenti e tre successi per il gruppo italiano atterrato la settimana passata a Caracas, pieno di allegria ed entusiasmo. La Capitale ha fatto gli onori di casa inaugurando giovedì scorso al teatro Santa Rosa de Lima la mini-tournée caraibica della band. I biglietti erano esauriti in ogni ordine di posto, l’atmosfera era esaltante. I brani Donne, che dà il titolo all’album omonimo, e Viva la mamma hanno immediatamente acceso un pubblico desideroso di ascoltare buona musica. Applausi scroscianti e risate a non finire si sono alternati durante tutta la durata del concerto, a seguito degli sketch comici improvvisati da Mimì Caravano, cantante e leader del gruppo, e Mario Crescenzo, che con la sua voce riproduce il suono del basso.


Lo spettacolo, beneficiandosi del doppio registro musicale e comico, ha toccato l’apice al momento dell’esecuzione dei brani latini promessi dai Neri nella conferenza del giorno prima. La platea intera è letteralmente saltata in piedi ed ha iniziato a ballare sulle note di Guantanamera, La vida es un carnaval e El Cantante. Le tre canzoni latinoamericane di forte richiamo, cubane le prime due, della magnifica voce portoricana di Héctor Lavoe la terza, hanno lasciato intendere le potenzialità di vendita racchiuse nel prossimo album annunciato dalla band: una collezione di arrangiamenti in lingua spagnola dei maggiori éxitos latinos, dedicata al pubblico venezuelano, e più in generale sudamericano.


Il tentativo di far cantare a tutti i presenti la canzone Centro Di Gravità Permanente si è trasformato in un ulteriore episodio esilarante con Mario che, stanco di incitare al canto del ritornello una platea evidentemente solo in piccola parte conoscitrice del testo, decideva di rinunciare all’impresa per passare il testimone a Mimì tra il divertimento generale.


Le vivaci rose rosse regalate da una donna venezuelana ai sei membri della band hanno dato un tocco di cariño all’esibizione canora e hanno fatto da preludio al bis concesso (e meritato per l’intensa partecipazione emotiva) ad un pubblico in visibilio che voleva che lo spettacolo proseguisse fino a notte fonda.
Analoghe emozioni hanno fatto vibrare la comunità accorsa alla Casa de Italia de Maracay. Più di 800 i biglietti venduti, come ha potuto confermare Antonieta Calandriello, segretaria della giunta direttiva della Casa. “Il concerto è stato bellissimo, le proposte latine molto coinvolgenti”, questo in sintesi il concetto espresso dalla coordinatrice maracayera che, raggiunta in colloquio telefonico, ha espresso il desiderio che in futuro l’evento possa ripetersi di nuovo.


La novità per i Neri per Caso era rappresentata da Barquisimeto, “capitale musicale del Venezuela”, in cui non si erano mai esibiti. Zuly Perdomo, presidente de Fundación Festival Internacional de Jazz Barquisimeto, si è dichiarata “esterrefatta, raggiante ed estremamente contenta” per l’ottimo esito riportato dall’evento organizzato dalla Fundación Festival Internacional de Jazz Barquisimeto, di cui è presidente, in collaborazione con la caraqueña Profit Producciones. Il concerto che ha avuto luogo tra le mura del Club Italo Venezolano ha registrato anche qui il tutto esaurito (più di 200 gli spettatori), ed è stato introdotto dalla performance dei cantanti larensi Neneca León e Frank Tampoa (di Barquisimeto), magistralmente accompaganti dal pianista Silvio Aroch, anch’egli proveniente dallo stato di Lara. L’organizzatrice dell’avvenimento ha raccontato alla ‘Voce’ le reazioni del calorosissimo pubblico locale, parlando, ancora emozionata, di “gente che delirava” e della necessità di costituire un “cordone di sicurezza per fermare i fans, esaltati dalla forte suggestione emotiva suscitata in loro dalla Band”.


Come dicevamo in apertura, i Neri per Caso chiamano, il Venezuela risponde e lo fa con un’ovazione lunga tanto quanto la distanza che intercorre tra Caracas, Maracay e Barquisimeto: tre località fisicamente distanti ma per l’occasione emotivamente congiunte.