Libia, la violenza dei ribelli sui profughi

TRIPOLI – Non sarebbero solo le milizie di Gheddafi a perseguitare i profughi provenienti dai paesi dell’Africa sub sahariana, scrive l’Ansa, utilizzandoli come “bombe umane” da caricare sui barconi diretti a Lampedusa come ritorsione per la missione militare in Libia. Un video pubblicato in esclusiva sul sito dell’Ansa documenta infatti anche violenze e umiliazioni da parte delle truppe ribelli che combattono il regime del colonnello. Le immagini, girate di nascosto con un cellulare a Kufra, una località al confine tra la Libia e il Sudan, riprendono un gruppo di migranti bloccati dalle truppe anti governative.

I profughi, tra i quali si notano alcuni minori, hanno le mani legate e sono costretti dai militari a strisciare per terra. Le immagini riprendono gli uomini in divisa, armati con mitra Kalasnikov, mentre colpiscono gli immigrati con alcune fruste.

Il video è stato girato da un nigeriano di 32 anni che ha cercato di fare il doppio gioco: prima si è proposto come “informatore”, facendo capire ai ribelli di poter fornire loro informazioni sul flusso di profughi provenienti dal deserto del Sahara. Poi è fuggito a Sabha, nella zona controllata dalle truppe “lealiste”, chiedendo ai militari di Gheddafi di potersi imbarcare per Lampedusa dove è approdato circa due settimane fa.

Le organizzazioni umanitarie come l’Alto commissariato Onu per i rifugiati hanno già denunciato la difficile situazione dei profughi provenienti dall’area sub sahariana che entrano in Libia, stretti tra le persecuzioni dei militari di Gheddafi e quelle dei ribelli.

Secondo il racconto dell’autore del video, i profughi – dopo le violenze e le umiliazioni subite – sarebbero poi stati respinti nel deserto.

IL VIDEO

Le violenze dei ribelli sui profughi

TRIPOLI – Non sarebbero solo le milizie di Gheddafi a perseguitare i profughi provenienti dai paesi dell’Africa sub sahariana, scrive l’Ansa, utilizzandoli come “bombe umane” da caricare sui barconi diretti a Lampedusa come ritorsione per la missione militare in Libia. Un video pubblicato in esclusiva sul sito dell’Ansa documenta infatti anche violenze e umiliazioni da parte delle truppe ribelli che combattono il regime del colonnello. Le immagini, girate di nascosto con un cellulare a Kufra, una località al confine tra la Libia e il Sudan, riprendono un gruppo di migranti bloccati dalle truppe anti governative.
I profughi, tra i quali si notano alcuni minori, hanno le mani legate e sono costretti dai militari a strisciare per terra. Le immagini riprendono gli uomini in divisa, armati con mitra Kalasnikov, mentre colpiscono gli immigrati con alcune fruste.

Il video è stato girato da un nigeriano di 32 anni che ha cercato di fare il doppio gioco: prima si è proposto come “informatore”, facendo capire ai ribelli di poter fornire loro informazioni sul flusso di profughi provenienti dal deserto del Sahara. Poi è fuggito a Sabha, nella zona controllata dalle truppe “lealiste”, chiedendo ai militari di Gheddafi di potersi imbarcare per Lampedusa dove è approdato circa due settimane fa.

Le organizzazioni umanitarie come l’Alto commissariato Onu per i rifugiati hanno già denunciato la difficile situazione dei profughi provenienti dall’area sub sahariana che entrano in Libia, stretti tra le persecuzioni dei militari di Gheddafi e quelle dei ribelli.

Secondo il racconto dell’autore del video, i profughi – dopo le violenze e le umiliazioni subite – sarebbero poi stati respinti nel deserto.

MARONI


“Libia, nessuno scontro tra Lega e Napolitano”


ROMA – “Non esiste lo scontro tra me e il Quirinale sulla Libia: io ho semplicemente ribadito la posizione della Lega, contenuta in un ordine del giorno approvato anche dal Pdl”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, a margine di una conferenza stampa al Viminale. “Mi pare – ha spiegato Maroni – che Frattini abbia detto che il termine previsto per la fine della missione sia settembre ed io ho solo detto che la guerra in Libia determina l’arrivo di profughi. Se vogliamo fermarlo, serve creare in Libia le condizioni perché questo non avvenga, cioé un governo”. La vicenda libica implica dei “temi seri che richiedono un’approfondita valutazione” e non discussioni impostate su interrogativi come “se uscire subito (dalla missione internazionale, ndr), ritardare o far slittare i tempi” perché “non è in questi termini che si deve affrontare il ruolo dell’Italia nel mondo”. E’ per queste ragioni – ha spiegato stamane il ministro Franco Frattini ospite di un caffé con su Sky Tg24, che il 6 luglio – che “il Consiglio Supremo di Difesa, presieduto dal Capo dello Stato, affronterà la questione libica più in generale”.

GOVERNO


Berlusconi: la Nato ha annunciato lo stop della missione per settembre


ROMA – La presenza dell’Italia in Libia “è stata decisa da un voto del Parlamento, si può discutere dei modi, ma sempre in accordo con gli alleati e gli organismi internazionali”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, commentando la richiesta della Lega sulla cessazione della missione italiana in Libia a settembre.


Dal canto suo, il premier Silvio Berlusconi ha affermato che “il Governo italiano si è attivato sin dall’inizio per una soluzione politico-diplomatico della crisi libica. Condividiamo le preoccupazioni per un prolungamento delle operazioni, per la quale la Nato ha già indicato in settembre il termine. Il Governo assumerà ogni necessaria decisione sulla riduzione delle risorse per le missioni dopo il Consiglio Supremo di Difesa”.

IL MINISTRO PALESTINESE


“Morta nostra famiglia nell’attacco a Sorman”


ROMA- Il ministero degli Affari Esteri palestinese ha informato della morte di un’intera famiglia compatriota di quattro persone nel corso di un raid aereo della Nato lanciato nei pressi di Tripoli. Ne dà notizia l’agenzia Xinhua, che fa riferimento all’attacco sferrato lunedì a Sorman durante il quale, secondo il regime libico, sarebbero morti 19 civili, tra cui 8 bambini.


La notizia, dopo la polemica su una eventuale “credibilità della Nato in Libia” per un attacco sferrato domenica nei pressi di Tripoli che, come ammesso dalla stessa Alleanza, avrebbe provocato vittime civili, rileverebbe dunque un nuovo caso di vittime civili a causa di un bombardamento delle truppe internazionali.
L’Alleanza, pur ammettendo in un primo momento il raid a Sorman, non ha infatti dato conferma di vittime civili, affermando che si è trattato invece di un attacco contro un “obiettivo militare legittimo: un centro di comando cruciale”.


Circa 20.000 palestinesi, molti dei quali rifugiati, vivono oggi in Libia.