Confindustria: l’economia fatica, servono riforme o supermanovra

ROMA – L’economia italiana “fatica a riprendere slancio” ed il Pil chiuderà il 2011 con un +0,9% e aumenterà, nel 2012, dell’1,1%. La previsione è del Centro Studi di Confindustria che ha ritoccato all’ingiù, di 2 decimi di punto, le previsioni “ottimistiche” elaborate a dicembre scorso (1,1% nel 2011 e 1,3% nel 2012).


Il Centro Studi prevede che senza riforme strutturali la ‘modesta’ crescita 2012 potrebbe dimezzarsi allo 0,6%, per cui potrebbero essere “necessarie manovre aggiuntive” per altri 18 mld. L’economia italiana, infatti, “non sta brillando”. E in Italia “non c’è scelta tra il risanamento dei conti pubblici e la più elevata crescita economica. Senza il primo, nel medio termine, si avrebbero più alti tassi ed aspettative meno stabili, quindi un minor dinamismo dell’economia. Senza la seconda, verrebbero subito a mancare sia le risorse per pareggiare il bilancio sia il consenso sociale all’azione governativa”.


Confindustria dice poi sì ai tagli ma nella giusta “combinazione” per abbattere il disavanzo e tutelare il Pil. Per questo “bisogna ulteriormente alzare l’età effettiva di ritiro dal lavoro”.


Lavoro. Tra il 2008 e il 2011 la crisi ha lasciato a casa 582mila occupati. Ma senza cig la platea coinvolta sarebbe salita a 1,1 milioni di lavoratori; la cig ha dunque ‘salvato’ 473mila persone. Confindustria stima come il tasso di disoccupazione continuerà a restare alto, all’8,4% nel 2011 e all’8,3% nel 2012.
Consumi. Consumi delle famiglie italiane lenti sia nel 2011 che nel 2012. L’incremento previsto sarà pari allo 0,8% per l’anno in corso e non supererà l’1% nel 2012. L’inflazione comincerà a scendere toccando il 2,6% nel 2011 e il 2% nel 2012.


Caro energia e mutui. Tra l’aumento dei costi dell’energia e il rialzo dei tassi di interesse decisi dalla Bce, calcola il Centro Studi, le famiglie italiane si troveranno a pagare a fine 2011 una doppia bolletta maggiorata di circa 1.700 euro.


PA. Contenere le retribuzioni pubbliche. Passa anche dal Centro Studi di Confindustria l’incremento del Pil necessario a far riprendere slancio all’economia. “E’ l’unica cura che originerebbe un incremento del Pil perché darebbe il “là ad una generale moderazione salariale che farebbe recuperare competitività”, dicono gli economisti, che annotano come dal 1980 al 2009 gli stipendi pubblici di fatto siano saliti “in termini reali del 43,9% contro il 26,9% di quelli privati”. Una forbice che si è ampliata più rapidamente dal 2000: “+13,7% la busta paga nella P.A. contro il +4,4% del privato”.


Il Csc stima che “un dipendente pubblico in media guadagni quasi 8.900 euro all’anno in più del collega privato; una differenza quasi raddoppiata in 10 anni”.