Ocse, Istruzione: Italia e Germania ultime della classe


ROMA – Due diverse indagini, entrambe dell’OCSE, fanno emergere due realtà del settore dell’istruzione solo apparentemente contraddittorie: secondo la prima, Italia e Germania sono ultime della classe per spesa in istruzione; per la seconda, il 95% degli insegnanti italiani si dichiarano soddisfatti del lavoro svolto in classe.


Secondo i dati Ocse, la spesa per l’istruzione nel nostro Paese rappresentava nel 2008 appena il 9,3% dell’intera spesa pubblica, tra i livelli minimi del pool dei 31 paesi che fanno parte dell’organizzazione e ben al di sotto della media complessiva (13,1%).


Non solo, l’Ocse rileva anche che in Italia, così come negli Stati Uniti, in Israele, Slovenia, Ungheria, Islanda e repubblica Ceca, «i salari degli insegnanti sono considerevolmente inferiori rispetto alla media di quanto guadagnano i lavoratori del terziario». È generalmente inferiore alla media Ocse anche il livello di spesa che l’Italia dedica alla sanità: nel 2008 ammontava al 4,6% della spesa pubblica complessiva, contro il 14,7% della media. In particolare, da noi si è registrato un aumento dell’1,6% dal 2000 al 2008, mentre nei paesi Ocse l’incremento è stato dell’1,7%.


Per l’Ocse, inoltre, l’Italia deve introdurre una maggiore trasparenza negli acquisti per la P.A., ricordando che nel 2008 a questa voce è andato ben il 10% del Pil italiano.


L’altra faccia della medaglia è rappresentata dagli insegnanti italiani, che si dichiarano tra i più soddisfatti del loro lavoro svolto in classe. Messi a confronto con i colleghi di 23 paesi dell’area Ocse i nostri «prof» dichiarano però anche che la loro professione è migliorabile, soprattutto riducendo gli impegni burocratici extra-didattici e aumentando le opportunità per aggiornare le loro competenze.


Questi dati risultano dall’indagine internazionale Ocse-Talis, che ha esaminato anche la percezione che i docenti hanno del loro «status», diffusa nei giorni scorsi dalla Uil scuola. Questo studio è stato condotto in 23 paesi su un ampio campione di docenti e dirigenti scolastici in servizio nelle scuole superiori di primo grado.


Come si è detto, per quanto riguarda l’Italia, il 95% dei docenti ha detto di essere appagato del proprio lavoro dietro la cattedra. E ciò, malgrado il tempo che è sottratto loro all’insegnamento per espletare troppi adempimenti burocratici (8,8%) – come le schede da riempire, le comunicazioni da espletare, i modelli periodicamente da consegnare – risulti più alto della media dei 23 paesi coinvolti nello studio (il record del carico di pratiche è dei messicani, con il 16,5% delle ore sottratte all’insegnamento).


Non solo, i prof italiani hanno anche ammesso di utilizzare il 14% del loro tempo con gli alunni per mantenere l’ordine in classe. Ma su questo punto sono gli insegnanti brasiliani a faticare di più per mantenere l’ordine (17,8% del tempo).


I ricercatori che hanno svolto l’indagine hanno anche interrogato i docenti sulla percezione che loro hanno dell’efficacia personale in relazione all’attività educativa con i propri studenti. Sotto la lente di ingrandimento sono state messe una serie di variabili relative al lavoro d’aula, non sotto il profilo delle materie insegnate, ma su quello relazionale.