Fao, cambio dg dopo 17 anni: ora tocca al brasiliano da Silva

ROMA – Dopo 17 anni cambio al vertice della Fao. Il brasiliano Josè Graziano da Silva è stato eletto nuovo direttore generale dell’organizzazione, al posto dell’uscente Jacques Diouf.


Dopo il ritiro degli altri quattro candidati, il brasiliano si è imposto nella votazione finale ieri alla Conferenza dell’agenzia dell’Onu con sede a Roma con un piccolo scarto sull’altro candidato rimasto in pista lo spagnolo Miguel Angel Moratinos Cuyaube’, ex ministro degli Esteri spagnolo ed ex inviato Ue per il Medio Oriente.
Il 61enne economista dello sviluppo, che negli anni scorsi aveva lasciato i suoi incarichi universitari e all’interno della Fao per impegnarsi al fianco dell’allora presidente Luiz Inacio Lula da Silva nel programma “Fame zero” che ha dato grandi risultati in Brasile, ha visto così confermate le previsioni della prima ora che lo vedevano come favorito.


Ma i risultati della votazione finale – 92 voti per Graziano e 88 per Moratinos – confermano la solidità della sfida lanciata al brasiliano dal fuoriclasse che la Spagna aveva messo in campo per la poltrona che il prossimo dicembre verrà lasciata da Jacques Diouf. Il nuovo direttore generale rimarrà in carica fino al luglio del 2015.

Kofi Annan: “Fame potrebbe diventare disastro permanente”


”Insieme al problema del cambiamento climatico, garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale a livello mondiale è la sfida del nostro tempo”. E’ l’allarme lanciato da Kofi Annan, presidente dell’Alleanza per una Rivoluzione verde in Africa, nella sua lectio magistralis nella giornata d’apertura della 37ma conferenza Fao. L’ex segretario generale dell’Onu e Premio Nobel per la pace ha avvertito che l’attuale crisi alimentare in corso, con quasi un miliardo di persone che soffrono la fame, potrebbe trasformarsi in un disastro permanente, e mettere a rischio la vita di milioni di persone. “Se i paesi non riescono a unirsi per garantire la sicurezza alimentare – il più basilare dei diritti umani – le nostre speranze per una cooperazione internazionale più ampia appaiono davvero destinate a fallire”.