Ferrari già al lavoro per recuperare il ritardo tecnico

MARANELLO – La situazione nelle due classifiche iridate non è quella che la Ferrari sperava e a Maranello si continua a lavorare con grande intensità per svluppare la 150 Italia con l’obiettivo di recuperare il ritardo di prestazione accumulato in questi mesi. Il secondo posto di Fernando Alonso e il quinto di Felipe Massa a Valencia rappresentano la conferma dei progressi visti a Monte Carlo e Montreal, ma – si legge su Velina Rossa – non è ancora abbastanza perché la prossima sfida è essere altrettanto competitivi anche sui circuiti dove l’efficienza aerodinamica è il fattore decisivo, come il prossimo a Silverstone.


La Ferrari porterà in Inghilterra alcune novità di carattere aerodinamico ma è irrealistico pensare che possano ribaltare i rapporti di forze visti finora. Lavorando per migliorare la macchina in ogni settore, anche i piloti saranno impegnati in prima fila, dando il loro apporto sia nelle riunioni tecniche che alla guida del simulatore: ieri e oggi é la volta di Alonso ad essere in fabbrica, mentre nella seconda parte della settimana toccherà a Massa.


La gara di Valencia secondo la Ferrari ha offerto alcuni spunti interessanti. Ad esempio, per la prima volta quest’anno ha pagato di più la scelta di insistere sulle gomme usate piuttosto che quella di anticipare il pit-stop, quando si è trattato di passare dalle morbide alle medie. Lo si è visto chiaramente nel duello che più ha caratterizzato la gara, quello fra Alonso e Webber, con lo spagnolo che è riuscito a guadagnare oltre un secondo e mezzo nei chilometri in cui aveva ancora le Soft mentre l’australiano aveva appena montato un treno di gomme Medium nuovo.


L’opera è stata completata dai meccanici Ferrari che hanno effettuato un pit-stop perfetto in 2,9 secondi (3,2 alla ripartenza). Proprio in merito ai tempi di rilevazione delle soste ai box sono diversi i fattori che hanno un peso importante. Ad esempio, il tempo mostrato in sovrimpressione in televisione si ottiene grazie ad una fotocellula affogata nell’asfalto all’interno della postazione del pit-stop: quando la macchina si ferma, la fotocellula si collega con il transponder fornito dalla Fom installato all’interno della carrozzeria e inizia il cronometraggio. Può accadere che, a seconda della posizione in cui il pilota si arresta, il collegamento fra transponder e fotocellula non sia perfetto, il che si traduce in una differenza fino a mezzo secondo, in più o in meno, rispetto al tempo reale. Va da sé che ogni team misura in autonomia le proprie soste ai box per cercare di analizzare tutte le operazioni in ogni minimo dettaglio al fine di migliorarle e di trovare quei decimi che possono fare la differenza. Un altro elemento utile per giudicare con obiettività il lavoro dei meccanici è l’osservazione di quello che accade nei box adiacenti al momento del pit-stop. Ad esempio, alla sua prima sosta domenica Alonso è entrato nella sua piazzola mentre erano fuori sia i meccanici della Mercedes che quelli della McLaren, rispettivamente alla sinistra e alla destra del box della Scuderia Ferrari Marlboro: il tempo per il cambio degli pneumatici è stato leggermente più lungo (4 secondi) proprio per la maggiore complessità delle manovre di entrata e uscita. Chi gode del vantaggio della prima posizione nella pit-lane (o dell’ultima, in base ai circuiti) ha un indubbio vantaggio, meritato grazie alla conquista del titolo Costruttori nella stagione precedente. Rimane così a disposizione degli osservatori esterni solamente un dato oggettivo, il tempo trascorso in pit-lane, un parametro comunque influenzabile da eventuali fattori occasionali, come il traffico.


Guardando a quanto accaduto domenica, la differenza fra i primi tre della classifica finale è di poco più di un secondo: 1’01”151 per Webber, 1’01”778 per Vettel, 1’02”164 per Alonso.


A Maranello c’é la consapevolezza di dover migliorare e di evitare il ripetersi di episodi come quello costato quattro secondi a Massa a causa della rottura del dado della ruota posteriore sinistra: in questo caso si è trattato di un problema di affidabilità, non di un errore umano.