Condannati Gragnotti e Geronzi per il «maxi-crac»

ROMA – Sergio Cragnotti e Cesare Geronzi sono stati condannati rispettivamente a nove anni e a quattro anni di reclusione al termine del processo sul crac da 1.125 milioni di euro della Cirio. La sentenza è stata emessa dopo una lunghissima camera di consiglio dai giudici della prima sezione del tribunale di Roma presieduta da Giuseppe Mezzofiore. Nessuno degli imputati eccellenti era presente in aula. Trentacinque gli imputati accusati, a seconda delle posizioni, di bancarotta fraudolenta, preferenziale e distrattiva, oltre che di truffa. Tra le persone condannate ci sono il genero di Cragnotti, Filippo Fucile (4 anni e 6 mesi) ed i figlio dell’ex patron del gruppo agroalimentare: Andrea (4 anni la pena), Elisabetta (3 anni) e Massimo (3 anni). Il processo era cominciato il 14 marzo 2008.


Le associazioni dei consumatori stimano in almeno 35mila i risparmiatori coinvolti nel crac Cirio, l’azienda guidata da Sergio Cragnotti finita in default nel 2002 per il mancato pagamento delle cedole sulle obbligazioni da 1,2 miliardi di euro e poi dichiarata insolvente nel 2003. Il gruppo Cirio, secondo quanto si legge nella relazione dei commissari giudiziali, possiede alla fine del 1999 dopo una forsennata campagna di acquisizioni (Del Monte, Bombril e la società sportiva Lazio) costata oltre 640 milioni, un debito superiore al miliardo di euro, di cui l’85% verso le banche. Una somma pari così al fatturato e a circa 2 volte il patrimonio netto. A questo punto il gruppo decide di procedere a una serie di emissioni obbligazionarie in Lussemburgo (perciò non dotate di rating) e teoricamente destinate ai soli investitori istituzionali (‘’ma successivamente acquistabili e acquistati da chiunque’’) che nell’arco del periodo 2000-2002 ammontano a 1,25 miliardi di euro.
In questo modo l’indebitamento rimane stabile ma il debito delle banche passa dagli oltre 870 milioni di fine 1999 ai 335 milioni del 2002 e si sposta così verso gli obbligazionisti (850 milioni di euro).


I principali istituti coinvolti nelle emissioni sono Abaxbank-Credem, Ubm-Unicredit, Banca Akros e Capitalia. Già nel 2001, tuttavia, scrivevano i commissari, le attività operative del gruppo non riuscivano a creare cash flow sufficiente alla copertura degli interessi relativi alle obbligazioni emesse. Per cui si doveva ricorrere a nuovo debito per coprire la spesa in conto interessi, ‘’secondo una delle più classiche formule di avvitamento finanziario delle imprese’’. L’8 novembre 2002 quindi arriva l’insolvenza del bond da 150 milioni cui segue, a cascata (‘cross default’) quello delle altre sei emissioni delle varie società del gruppo.


Dopo l’inchiesta e il rinvio a giudizio, avvenuto nel 2007, i pm del processo Cirio hanno chiesto, il 2 marzo scorso condanne per 221 anni complessivi a carico degli imputati. In particolare, 15 anni per Sergio Cragnotti, 8 per Cesare Geronzi, 6 per Giampiero Fiorani. La sentenza di primo grado, emessa questa sera ha condannato Cragnotti a 9 anni e Geronzi a 4, mentre ha assolto Fiorani.