Bufera sulla manovra. Spunta la norma salva-Fininvest

ROMA – Nella Manovra messa a punto dal governo ‘spunta’ una norma che di fatto consentirebbe a Silvio Berlusconi di non pagare i 750 milioni di euro che deve alla Cir di De Benedetti, secondo quanto prevede la sentenza di primo grado del Tribunale di Milano sul lodo Mondadori. E, immediata, scoppia la polemica politca.
Secondo il segretario del Pd Pier Luigi Bersani se la misura non venisse cancellata dal testo sarebbe ‘’un insulto al Parlamento’’. Mentre per il leader dell’Idv Antonio Di Pietro si tratta di una norma ‘’incostituzionale e criminogena’’. Pochi giorni prima che la Corte d’Appello di Milano si pronunci sulla vicenda (la sentenza di secondo grado e’ prevista per il fine settimana), il governo introduce all’ultimo momento una norma che modifica due articoli del codice di procedura civile (il 283 e il 373) con un unico obiettivo: obbligare il giudice d’appello a sospendere l’esecuzione di una sentenza se la condanna supera i 20 milioni di euro (10 se è in primo grado) e se la parte che deve pagare presta ‘’idonea’’ cauzione. Il magistrato dovrà prendere tale decisione se la parte interessata ne farà richiesta.
Le opposizioni attaccano a testa bassa e si rivolgono ad Angelino Alfano, stavolta non solo in veste di Guardasigilli, ma anche di neo-segretario del Pdl. A lui chiedono di cancellare quella che i più tornano a battezzare ‘’l’ennesima legge ad personam’’. E se non lo farà, avverte il vicesegretario del Pd Enrico Letta, il ‘nuovo corso’ ipotizzato per il Pdl di ‘’partito degli onesti’’ di cui ha parlato Alfano nel suo discorso di insediamento, non sarebbe credibile. Ma c’è anche chi ironizza, come Vincenzo Vita (Pd):
– Come mai oggi Alfano ha disdetto all’ultimo momento la sua partecipazione al workshop organizzato alla Bocconi dalla fondazione Rodolfo De Benedetti?
Alfano, è invece la domanda che rivolge il presidente dell’Udc Rocco Buttiglione, avrà ‘’il coraggio e la forza di rompere questa protezione sfacciata di interessi privati tramite il potere dello Stato?’’. Il finiano Italo Bocchino e il Democratico Andrea Orlando si rivolgono direttamente a Giulio Tremonti. Il ministro dell’ Economia, è l’appello del primo, dovrebbe cancellare la misura salva-Fininvest anche per non ‘’scalfire la sua immagine internazionale’’.
Tremonti cancelli questa ‘’vergognosa e inaccettabile norma’’, interviene il responsabile Giustizia del Pd Andrea Orlando. Il fatto, interviene il capogruppo Pd in commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti, è che la maggioranza continua, come se nulla fosse, con le sue ‘’leggi ad personam’’. A prescindere da ciò che si dice e da ciò che si promette. E questo, nello stesso provvedimento in cui si chiedono ‘’lacrime e sangue agli italiani’’ e si ‘’salvano ancora una volta i produttori che non hanno pagato le quote latte’’.
Più che di ‘leggi ad personam’, afferma il Verde Angelo Bonelli, forse sarebbe meglio parlare in questo caso di ‘manovra ad personam…’’. E’ un ‘’provvedimento da furbetti’’, taglia corto il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro. Un ‘’inaccettabile abuso di potere’’, osserva il presidente del Pd Rosy Bindi.
Rispedisce le critiche al mittente e tenta di fornire una giustificazione ‘tecnica’ il capogruppo del Pdl in commissione Giustizia della Camera Enrico Costa. La maggioranza, spiega, ‘’in un momento di congiuntura economica particolarmente sfavorevole’’ ha deciso semplicemente di ‘’contemperare il diritto del creditore con le ragioni del debitore’’ quando le somme di denaro da corrispondere ‘’hanno dimensioni di rilevante entità’’.
La polemica però non si spegne: questa manovra, insiste il leader di Sel Nichi Vendola è tutto ‘’fumo, arrosto e dessert (‘’da 750 milioni di euro’’)’’.

LA SCHEDA

Ecco le norme «sospendi risarcimenti»

ROMA – Poche righe, riportate in coda al capitolo della manovra dedicato alla giustizia, ma di grande effetto: si tratta di due nuove norme del codice civile, già battezzate ‘sospendi-risarcimenti’, che potrebbero aver presto un impatto significativo sulla complessa vicenda del Lodo Mondadori. Se, infatti, la Corte d’appello di Milano confermerà la condanna di Fininvest a risarcire di 750 milioni la Cir di De Benedetti (o ridurrà la condanna ad una cifra comunque superiore a 20 milioni di euro), proprio una delle due nuove norme potrebbe correre in soccorso della holding della famiglia Berlusconi, sospendendo l’esecuzione della sentenza fino al definitivo pronunciamento della Cassazione.

Ma in cosa consistono le nuove norme previste dalla manovra? Le due modifiche riguardano gli articoli 283 e 373 del codice civile. Il primo articolo (283), nella sua attuale formulazione, prevede la possibilità per il giudice civile – in presenza di “gravi e fondati motivi” – di sospendere, in tutto o in parte, l’esecuzione della sentenza di primo grado, con o senza cauzione. Con la manovra, viene previsto un secondo comma dell’articolo, con il quale si stabilisce che la sospensione dell’esecuzione della sentenza di primo grado ‘”è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a dieci milioni di euro” se la parte ricorrente “presenta idonea cauzione”.

L’articolo 373 stabilisce che “il ricorso per cassazione non sospende l’esecutività della sentenza” di secondo grado, lasciando tuttavia al giudice che ha pronunciato la sentenza impugnata – “qualora dall’esecuzione possa derivare grave e irreparabile danno” – la facoltà di disporre “che l’esecuzione sia sospesa o che sia prestata congrua cauzione”.

Con la modifica dell’articolo introdotta con la manovra, viene meno il potere discrezionale del giudice per le condanne di importo superiore a 20 milioni di euro. La sospensione – dice la nuova norma – “è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a 20 milioni” se la parte presta “idonea cauzione”. Per tornare al Lodo Mondadori, dunque, in caso di conferma o di riduzione della condanna di Fininvest ad una cifra comunque superiore a 20 milioni di euro, la Corte d’appello di Milano, sezione civile, su istanza dei legali di Fininvest, sarebbe obbligata a disporre la sospensione dell’esecuzione della sentenza, a condizione che la stessa Fininvest presti un’ “idonea cauzione”.

LODO MONDADORI

A breve il verdetto di secondo grado

MILANO – Meno di due anni fa la sentenza di primo grado con cui Fininvest era stata condannata a versare un risarcimento di 750 milioni di euro a Cir, e ora, a giorni, è atteso il verdetto di secondo grado. Dovrebbe arrivare alla fine della settimana la decisione dei giudici della seconda Corte d’Appello civile di Milano nella causa che vede contrapposte la società del Biscione e la holding della famiglia De Benedetti per la vicenda del lodo Mondadori. Una causa, questa, che non è altro che la conseguenza, in sede civile, di un processo penale finito nel 2007 con le condanne definitive, per corruzione in atti giudiziari, del giudice Vittorio Metta e degli avvocati Cesare Previti, Giovanni Acampora e Attilio Pacifico.

La Cassazione, quattro anni fa, aveva confermato l’ipotesi delle indagini avviate nel 1996 dalla Procura milanese: la sentenza del 1991 della Corte d’Appello di Roma sfavorevole a De Benedetti nelle cosiddetta ‘battaglia di Segrate’ fu ‘comprata’ corrompendo il giudice Metta con almeno 400 milioni di lire provenienti dai conti esteri di Fininvest. Silvio Berlusconi venne prosciolto per prescrizione in modo irrevocabile nel novembre 2001.

Avviato nell’aprile 2004 il procedimento civile è arrivato a sentenza il 3 ottobre 2009: il giudice Raimondo Mesiano aveva stabilito che Cir ‘’ha diritto’’ al risarcimento da parte di Fininvest ‘’del danno patrimoniale da perdita di ‘chance’ di un giudizio imparziale’’. Risarcimento che aveva quantificato in 749.995.611,93 euro a cui si aggiungono gli interessi legali, le spese del giudizio e, tra l’altro, due milioni di euro per gli onorari. Pochi giorni dopo il ricorso in appello della società di via Peleocapa, poi la sospensione dell’escutività della sentenza del Tribunale decisa dai giudici di secondo grado, ‘congelata’ almeno fino all’esito del processo d’appello con una fideiussione bancaria da 806 milioni di euro presentata da Fininvest.

In vista della sentenza d’appello, l’anno scorso, i magistrati avevano nominato un pool di esperti, guidati dall’ex rettore della Bocconi Luigi Guatri, per stabilire ‘’se e quali variazioni dei valori delle società e delle aziende oggetto di scambio fra le parti siano intervenuti tra il giugno del 1990 e l’aprile del 1991, con riguardo agli andamenti economici delle stesse e di evoluzione dei mercati dei settori di riferimento’’. A settembre 2010 le conclusioni dei consulenti tecnici della Corte: avevano stabilito che il danno subito dalla holding della famiglia De Benedetti esisteva anche se, a loro avviso, era minore rispetto alla quantificazione del Tribunale. Ora l’ultima e tanto attesa parola spetta ai giudici di secondo grado, che arriverà a giorni.