Braccio di ferro col Quirinale Dietrofront del premier sul Lodo

ROMA – Una norma ‘’giusta e doverosa’’ che però sarà ‘’ritirata’’. Al termine di un giornata convulsa fatta di contatti febbrili tra Palazzo Chigi ed il Quirinale, Silvio Berlusconi prende la decisione di fare un passo indietro ed evita così lo scontro frontale con il Capo dello Stato che aveva chiesto, senza mezzi termini, una marcia indietro sul cosiddetto lodo Mondadori inserito in sordina nella manovra. Il premier affida ad una nota l’annuncio della cancellazione delle tanto discusse ‘tre righe’ rivendicando però l’impianto del provvedimento.
‘’Si tratta – spiega – di una norma non solo giusta, ma doverosa specie in un momento di crisi dove una sentenza sbagliata può creare gravissimi problemi alle imprese e ai cittadini’’.

Rispedita poi all’opposizione l’accusa di aver pensato che ‘la mossa a sorpresa’ servisse per mettere al riparo Madiaset nella sentenza sul lodo Cir-Fininvest.
‘’Conoscendo la vicenda sono certo – mette in chiaro con una certa sicurezza il Cavaliere – che la Corte d’Appello di Milano non potrà che annullare una sentenza di primo grado assolutamente infondata e profondamente ingiusta. Il contrario costituirebbe un’assurda e incredibile negazione di principi giuridici fondamentali’’.

La nota ufficiale, se ha lo scopo di riallacciare un filo di dialogo con il Colle che ha espresso anche altre criticità al testo, anche sui temi dell’Ice e delle quote latte (secondo fonti della maggioranza), mette fine ai mal di pancia di Umberto Bossi che si è messo di trasverso facendo arrivare alle orecchie del Cavaliere la sua contrarietà ad un provvedimento subito ribattezzato come una nuova legge ‘ad personam’. I sospetti però su cosa sia realmente avvenuto tengono banco nei conciliaboli in Transatlantico.

Molti ministri del Pdl non esitano a descrivere un premier irritato per l’ennesimo trabocchetto creato da Giulio Tremonti con il placet dello stesso Carroccio. Se infatti molti pidiellini sono convinti che il provvedimento fosse frutto di un lavoro ristretto tra Berlusconi e Angelino Alfano, nessuno mette in dubbio che anche il Tesoro essendo l’estensore del provvedimento fosse all’oscuro del ‘coup de theatre’. Il superministro, è il ragionamento dei più maligni, avrebbe acconsentito all’inserimento sapendo che dal Quirinale sarebbe arrivato lo stop. In più la presa di distanza del titolare di via XX Settembre dalla norma stessa, è il ragionamento di un ministro del Pdl, la dice lunga sui rapporti con il capo del governo.
– Se c’è una norma, l’abbiamo votata tutti. Io non so se c’è… – E’ la tesi del ministro dell’Agricoltura Severio Romano. Ancora più criptico Roberto Calderoli:
– Non posso commentare ciò che non ho visto…e letto.

Con i suoi fedelissimi il Cavaliere per tutto il giorno chiuso a palazzo Grazioli è tornato ad accusare quella parte di magistratura che, a suo dire, continua a perseguitarlo ed il risarcimento da De Benedetti ne sarebbe un esempio. Tant’è che ai suoi uomini non avrebbe nascosto l’ipotesi di dover vendere le aziende in caso la sentenza fosse a suo sfavore. Lo stralcio del provvedimento fa comunque tirare un sospiro di sollievo a chi nella maggioranza, e cominciavano ad essere in tanti, già immaginava, con un certo imbarazzo, una nuova battaglia con il Quirinale, ma soprattutto fa gridare vittoria all’opposizione.
– Si tratta di una norma vergognosa – accusa il segretario del Pd Pier Luigi Bersani che poi si chiede ‘’quale manina metta sempre delle norme ad hoc in ogni procedura’’.