Nel Pd voglia di referendum ma Bersani frena

ROMA – Due referendum abrogativi del ‘’porcellumm’’ per tornare al precedente sistema elettorale, il mattarellum, maggioritario ma senza liste bloccate e senza la forzatura del premio di maggioranza: è quanto vuole promuovere un folto gruppo di parlamentari del Pd che appartengono alle varie anime del partito e che ora intendono depositare i quesiti in Cassazione la prossima settimana, in aperta opposizione con il referendum ‘’filo-proporzionale’ promosso da Stefano Passigli. L’iniziativa però non è piaciuta al segretario Pierluigi Bersani, che si è detto ‘’stupito’’, perchè i referendum sono un strumento della società civile.


L’idea di un ritorno alla precedente legge elettorale attraverso un referendum abrogativo del ‘’porcellum’’ è stata lanciata sin dal 2007 da Pierluigi Castagnetti. Tuttavia la Corte costituzionale, in varie sentenze, ha stabilito che un quesito puramente abrogativo della legge elettorale non è ammissibile perchè lascia un vuoto normativo. Ma diversi costituzionalisti, hanno sostenuto l’idea della ‘’reviviscenza’’: l’abrogazione pura e semplice della legge Calderoli, riporterebbe in vita la normativa precedente, appunto la legge Mattarella, senza alcun vuoto.


L’idea è stata rilanciata da Castagnetti alla Direzione del Pd del 24 giugno, ricevendo in quella sede l’appoggio di Arturo Parisi e del ‘veltroniano’ Giorgio Tonini. Ora il fronte si è allargato e comprende anche Rosy Bindi e Sandro Gozi, il prodiano che al congresso si è schierato con Ignazio Marino.
Questa mattina, in una riunione allargata, sarà affrontato proprio questo tema. Incontro a cui sono attesi molti esponenti delle varie anime del partito. Ma Bersani ha gelato le tenui speranze di un appoggio organizzativo del partito.