Muoiono le piccole aziende. Più manager ‘rosa’

ROMA – L’agricoltura italiana si è trasformata in dieci anni e ha perso per strada 775.000 imprese di piccole dimensioni, puntando sulle aggregazioni aziendali e sulla crescita dimensionale delle imprese. E’ questo il dato più rilevante che emerge dal 6.o censimento agricolo dell’Istat. Dal 2000 le aziende agricole operanti in Italia sono diminuite del 32,2% e oggi totalizzano le 1.630.420 unità. Il calo riguarda le piccole aziende (per quelle con meno di un ettaro una falcidie del 50,6%), a fronte della contemporanea crescita nel decennio della dimensione media aziendale, passata da 5,5 ettari a 7,9 ettari (+44,4%). In definitiva, la superficie coltivata è scesa solo del 2,3%.
– In agricoltura si assiste a una graduale concentrazione delle imprese agricole – osserva il ministro delle politiche agricole Saverio Romano -, condizione divenuta determinante per consentire agli imprenditori di mantenersi competitivi.

L’8% delle imprese agricole oggi gestisce il 63% dei terreni coltivabili, rileva Confagricoltura: infatti, la concentrazione produttiva negli ultimi dieci anni ha fatto sì che 132 mila aziende, ciascuna operante su almeno 20 ettari di superficie, gestiscano quasi 8 milioni di ettari dei 13 milioni complessivi. Per l’Aiab, l’associazione dell’agricoltura biologica, i dati Istat offrono ‘’un’istantanea preoccupante’’, e ‘’non si comprendono le letture positive del ministero, Istat, organizzazioni agricole e cooperazione a fronte di una situazione in smantellamento’’.

Oltre la metà delle aziende agricole italiane, secondo quanto rileva il censimento, è concentrata in cinque regioni: in testa la Puglia con oltre 275mila, seguita dalla Sicilia (219mila), Calabria (138mila), Campania (137mila) e Veneto (121mila). Nel decennio è anche cresciuta l’imprenditoria ‘rosa’, toccando quota 33,3% rispetto al precedente 30,4%. Le manager agricole sembrano anche brave a resistere alle ‘tempeste’ del mercato: nel decennio la diminuzione delle aziende a conduzione femminile è minore rispetto alla flessione registrata da quelle a conduzione maschile (-29,6% contro -38,6%).

Scende di molto l’utilizzo della manodopera aziendale (-31,6%) ma secondo gli esperti rientra nella strategia di maggiore razionalizzazione ed efficienza delle aziende. Nei dieci anni e’ anche migliorato il grado di istruzione dei capoazienda: nel 2010 oltre il 60% possiede almeno la licenza di scuola media inferiore (nel 2000 erano poco piu’ del 40%) e Coldiretti sottolinea che i laureati alla guida delle aziende agricole sono più che raddoppiati.