Manovra: il sì di Napolitano. Tremonti: Italia verso il pareggio

ROMA – Giorgio Napolitano ha firmato ieri il decreto legge che contiene le misure più urgenti della manovra finanziaria varata dal governo.
Misure pesanti che suscitano le proteste delle opposizioni e delle parti sociali. A tutti Napolitano ha voluto ricordare che un intervento sui conti pubblici è necessario, è un primo passo cui ne seguiranno altri per raggiungere entro il 2014 il pareggio di bilancio chiesto dall’Ue. Ha chiesto quindi che le Camere discutano nel merito, senza pregiudizi, e che la maggioranza – secondo l’interpretazione di alcuni esponenti del Pd – non strozzi il dibattito con maxi-emendamenti e voti di fiducia.
Dopo la firma del decreto, per la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia “necessario” per non rischiare di finire come la Grecia, sono esplose le opposizioni. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha definito la manovra “inaccettabile” mentre gli enti locali temono che si vanifichino gli effetti del federalismo fiscale e si penalizzino i servizi.

Napolitano firma la manovra, Tremonti: “Verso il pareggio”

Sottosegretario Letta: “Né tensioni né lacerazioni nel governo”. Il ministro dell’Economia Tremonti indica la tempistica del provvedimento: testo condiviso, è quello che avevo in mente. Sarà legge i primi di agosto

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il decreto della manovra.
Ad annunciarlo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta aprendo la conferenza stampa di presentazione della manovra finanziaria. Ha sottolineato: “Non ci sono state né tensioni né lacerazioni all’interno del governo. La manovra è espressione della collegialità del governo”.


“Ho letto tanto di discussioni complicate, di mie dimissioni. Invece il testo uscito dal Cdm è quello che avevamo in mente. Non c’è stato nessun cambiamento fondamentale e il testo è stato condiviso”, ha sottolineato anche il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, indicando la tempistica per l’approvazione del provvedimento che “sarà legge definitiva ai primi di agosto”. E ha aggiunto: “Siamo totalmente convinti che questa manovra, che si aggiunge a quanto fatto negli anni passati, ci porta linearmente sul sentiero del pareggio di bilancio”.


Un pareggio “fondamentale perché meccanicamente porta alla discesa del debito”, prosegue Tremonti, che ricorda come in Italia, “negli ultimi anni la tradizione sia quella di un perfetto centramento degli obiettivi di bilancio europei”. Lo sviluppo “non si fa con un governo e non si fa con una legge”. La crescita “non è un momento istantaneo”.


“Il Consiglio dei ministri ha introdotto cambiamenti importanti – ha proseguito – C’è stata una discussione impegnativa su molti punti. Ma se fosse stato spostato il testo di un euro o su passaggi fondamentali, allora avrei sentito la responsabiltà. Ma così non è stato”, prosegue Tremonti sottolineando come “la manovra ha visto una condivisione sull’impianto complessivo”. “E’ giusto dire che il testo presentato in sede politica è esattamente quello che avevamo in mente, per importi e tempi”.


Durante la conferenza, Tremonti ha illustrato i numeri del decreto legge della manovra che vale 51 miliardi di euro. E con la delega fiscale si arriverà a 68 miliardi. “Nessuno ha chiesto all’Italia di fare il pareggio di bilancio nel 2011; avrebbe prodotto problemi ma lo faremo gradualmente entro il 2014. Abbiamo gli strumenti di legge per farlo per cui ci assumiamo l’impegno”, ha aggiunto. Nello specifico, per il 2011 “c’è l’esigenza di una manutenzione dei conti da 2 miliardi”.


Per il 2012 l’esigenza della correzione sarà pari a 6 miliardi mentre “per il 2013 la correzione sarà pari a 18 miliardi, cui si dovranno sommare i 2 miliardi che arriveranno dalla delega fiscale”. Nel 2014, “saranno 25 i miliardi della manovra, più 15 conteggiati dalla delega”.


“Sui costi della politica l’intervento del governo ha disegnato un radicale e rivoluzionario cambiamento”, ha detto Tremonti, spiegando il capitolo ‘costi della politica’. “Un provvedimento che qualifica la manovra su cui si sono accumulate voci e letture”, aggiunge in riferimento alle critiche. “Se volete fare una riforma per legge bisogna fare una legge che rispetta la legge. Naturalmente c’è la possibilità di fare atti alla Masaniello o cambiare tutto perché tutto non cambi. Ma un governo deve fare le leggi: se vuoi fare una riforma devi fare la riforma per legge”.


Un intervento nella manovra sui costi di Camera e Senato “non sarebbe stato firmato” dal capo dello Stato e “sarebbe stato contro la Costituzione”, ha evidenziato Tremonti sottolineando che la riduzione dei costi “avverrà in nome della loro autonomia”.


Quanto alla delega assistenziale “sarà blindata” dalla legge di stabilità, che imporrà di raggiungere gli obiettivi. “Chi non crede nella delega nel 2013 deve presentare proposte alternativa” per centrare l’obiettivo. “Se non viene fatta la delega, scatta automaticamente il taglio delle agevolazioni, di 150 miliardi, è un meccanismo automatico. Basta tagliarne il 15%”, ha spiegato Tremonti.


Nella delega, osserva, “è previsto un meccanismo di riforma del fisco e dell’assistenza. In 30 anni il sistema fiscale e dell’assistenza si sono sviluppati come due torri di Babele, finanziaria per finanziaria. Due torri che hanno iniziato anche ad incrociarsi. Con il fisco che si è messo a fare assistenza”.


Ora, prosegue, “il disegno è che il fisco faccia il fisco e finanzi il bilancio con soli tre regimi speciali: giovani, lavoro e natalità. E l’assistenza deve fare assistenza, concentrandosi su situazioni di effettivo bisogno”.


“Vanifica il federalismo e avrà ricadute sui servizi”


ROMA – “Il governo espliciti e si assuma la responsabilità delle ricadute che la manovra avrà sui servizi fondamentali per il paese, sui livelli essenziali della sanità e dell’assistenza sociale, sul trasporto pubblico locale e sulle politiche di sostegno alle imprese e per gli investimenti”. E’ quanto hanno chiesto il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, il presidente dell’Unione delle Province Giuseppe Castiglione e il vicepresidente dell’Anci Graziano Delrio, nel corso di una conferenza stampa congiunta sulla manovra.


Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha spiegato, anche a nome di Comuni e Province, che “la legge, completamente disattesa, dice che nell’impostazione della manovra i diversi livelli di governo devono confrontarsi. Ciò non solo non è avvenuto ma è stato annullato l’incontro previsto” per ieri. “Ciò conferma il problema degli ultimi tempi: non si riesce ad affermare, e non per nostra responsabilità, il principio della leale collaborazione che è indispensabile a fronte di una manovra così impegnativa per il paese”, ha detto Errani. Un primo dato “negativo” è rispetto “alle relazioni tra i diversi livelli istituzionali” ma a ciò si aggiunge “un giudizio molto netto sulla manovra”: “Riteniamo – ha detto – che non assicuri la possibilità del governo territoriale e che vanifichi di fatto il percorso del federalismo fiscale”. “Chiediamo una radicale modifica con una differenziazione equa delle riduzioni di spesa dei diversi comparti della pubblica amministrazione”, ha concluso. Le autonomie locali chiedono poi “un incontro urgente con il premier”.


Anche Giuseppe Castiglione ha puntato l’attenzione sulla “mancata concertazione” della manovra. “Avremmo preferito conoscerla preventivamente – ha sottolineato – la leale concertazione avrebbe portato ad un risultato più proficuo”. “Si tratta di una manovra pesante – ha aggiunto – che avrà ricadute sui servizi.

Domani (oggi) in Conferenza unificata diremo il nostro ‘no’ alla manovra e chiediamo un incontro al governo per sottolineare che si sarebbe potuto fare di più se ci fosse stata una consultazione preventiva”. Anche per il vicepresidente dell’Anci con delega alla finanza locale Graziano Delrio, c’è stato un “problema di metodo” ma anche nel merito: “Per i comuni questa manovra è la pietra tombale sul federalismo fiscale che viene totalmente messo in discussione”.


La posizione di Regioni, Comuni e Province è stata comunicata dal Errani, Delrio e Castiglione in una lettera inviata a Silvio Berlusconi e al ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto. Oggi Regioni, Comuni e Province nel corso della riunione della Conferenza unificata illustreranno le proprie valutazioni sulle conseguenze della manovra.


Bersani:“È da dott. Stranamore, colpisce i deboli”


ROMA – “Penso che siamo davanti ad una manovra da dottor Stranamore. Si parla di miliardi come fossero noccioline e non si rende chiaro al Paese che cosa sono questi miliardi in concreto. Una manovra inaccettabile per l’enorme carico sociale che determina”.


Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, stronca la manovra presentata dal ministro Tremonti aggiungendo che “è inaccettabile che venga discussa in tre settimane con colpi di mano e voti di fiducia mentre anche il capo dello Stato propone un’ampia discussione”.


Marcegaglia:“Tagli spesa o rischio di bissare la Grecia”

ROMA – L’Italia ha bisogno di tagliare la spesa pubblica, altrimenti rischia di diventare come la Grecia. Lo ha detto la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, intervenendo al forum annuale del comitato Leonardo.

“In un momento complesso come questo, il nostro Paese ha bisogno di tagliare la spesa pubblica, di riequilibrare i conti, altrimenti rischia di diventare come la Grecia, anche se non siamo come la Grecia”, ha detto Marcegaglia, sottolineando che “tagliare la spesa non piace a nessuno, ma dobbiamo farlo”.