Frattini e la cultura italiana nella promozione del “Sistema Paese” all’estero

ROMA – Le borse di studio ai cinesi, ormai decine di migliaia. Gli Istituti Italiani di Cultura a Mumbai, ad Abu Dhabi, in Vietnam. La fine della logica degli eventi, con gli anni italiani in Giappone, Cina, Russia, iniziative ripetibili e riconosciute. Una “superpotenza culturale” come l’Italia deve utilizzare le sue risorse anche in politica estera. E il Ministro Franco Frattini elenca i tasselli di una nuova “strategia organica” nella promozione della cultura italiana all’estero. In collaborazione, fra l’altro, col ministero del Turismo, col Miur, e gli Enti locali.


Fra le linee guida di un documento presentato alla Camera in un’audizione davanti alle Commissioni congiunte di Affari Esteri e Cultura, ci sono un forte partenariato fra pubblico e privato, una nuova visione manageriale della promozione culturale, nuova attenzione alla comunicazione – “per migliorare la percezione del Paese, aldilà dello sport nazionale di darsi bastonate addosso” -, l’impegno di attrarre giovani stranieri per la formazione post-universitaria nel Belpaese con l’aiuto delle imprese. La lingua italiana – cui sarà dedicata nel prossimo autunno una settimana mondiale intitolata ‘Buon compleanno Italia’, mentre ‘tema contenitore’ nel 2012 sarà ‘L’Italia dei territori e l’Italia del futuro – è parte di questo progetto. Il ministero investe già 16,3 milioni per far studiare 37 mila italiani all’estero. E sono 280 mila gli studenti stranieri di lingua italiana ai corsi del Dante Alighieri: “Numero che vogliamo veder crescere. Nel mondo l’italiano non è più la lingua degli emigranti e dei loro discendenti, ma è una lingua di cultura. In Israele è materia d’esame alla maturità. Negli Usa è la terza più studiata”.


Tassello cruciale del documento, gli Istituti di cultura italiana all’estero. “Tra i nostri punti di forza ci sono gli 89 istituti – ha detto il Ministro – in 60 Paesi. La rete soffre però di carenze gravi strutturali”. Oggi non si può essere presenti solo nei Paesi europei e in quelli più vicini all’Italia, “ignorando Cina, India, America del Sud, Medio Oriente o l’area caucasica”. Se dunque gli Istituti di cultura italiana di Berlino, New York, Los Angeles diverranno “poli” in grado di “irradiare” la loro presenza nelle altre regioni della Germania e degli Usa, oggi non si può fare a meno di Istituti italiani nel Maghreb, in Palestina, in Giordania, nel Vietnam.

L’intervento di Franco Narducci (Pd)

ROMA – Franco Narducci, deputato eletto per il Pd nella ripartizione Europa, è intervenuto ieri a seguito dell’audizione del ministro degli Esteri, Franco Frattini alle Commissioni Esteri e Cultura della Camera dei Deputati, riunite per l’avvio dell’indagine conoscitiva sulla promozione di lingua e cultura italiana all’estero, per sottolineare quanto sia importante il ruolo della diplomazia culturale nella strategia di crescita del nostro Paese.


“La nostra cultura, nella sua accezione più larga, deve oggi, più che in passato, assumere una posizione di primo piano nel dibattito politico e nella crescita morale e civile del Paese, sia dentro che fuori i confini nazionali – ha detto il vice presidente della Commissione Esteri. “Parimenti – egli ha continuato – credo che siamo tutti d’accordo nel ritenere il sistema di sussidiarietà orizzontale costruito dai cittadini italiani emigrati con amore e passione profonda, in ogni parte del mondo, un perno essenziale della nostra presenza nei diversi Paesi che li ospitano, nonché un fattore di sviluppo culturale e civile delle nostre collettività”. L’esponente democratico ha segnalato infatti come gli italiani all’estero abbiano contribuito alla costruzione di una politica culturale “che ha accompagnato la crescita economica, sociale e politica del nostro Paese”. Una politica “che ora ha però bisogno di essere rilanciata e adeguata al mutato contesto internazionale, soprattutto in Europa, – fa notare Narducci – per adeguarvi gli strumenti e i traguardi a cominciare da quelli più tradizionali, come la diffusione della nostra lingua”.


“L’italiano – ha aggiunto – non può e non deve essere considerato una mera lingua della memoria, nemmeno all’interno di una emigrazione non più espressione di stenti, separazioni e ricongiungimenti, ma come elemento di diffusione di preziosa intelligenza e coraggiosa iniziativa”.
Narducci ha richiamato la necessità di riflettere sulla materia oggetto dell’audizione a partire da “dati adeguati che vadano oltre il pur lodevole impianto dell’annuario del Ministero degli affari esteri”, proponendo quindi l’istituzione di “un osservatorio, guidato probabilmente dal Mae, che assolva al compito di fornire, oltre ai dati su ogni livello d’intervento, analisi, studi comparati, coordinamento della certificazione, ecc.” Ciò potrebbe costituire dunque un punto di partenza per avanzare proposte relative alla promozione linguistica e culturale dell’Italia all’estero, considerando anche che “i tagli delle finanziarie e di altri provvedimenti di natura economica di questi ultimi anni hanno colpito pesantemente proprio quel sistema di sussidiarietà prima citato”.


Narducci ha segnalato a Frattini la necessità che l’indagine avviata ieri conduca a riformare la legge 153 che regola gli interventi scolastici destinati ai connazionali all’estero e ad una revisione della legge 401 sugli Istituti Italiani di Cultura, la cui indispensabile riorganizzazione era stata richiamata dallo stesso ministro. “Ho sempre creduto – ha precisato Narducci – che si debba fare degli Istituti di Cultura una vera e propria leva per la politica culturale all’estero, una sorta di casa d’Italia dove vengono attuate e coordinate tutte le iniziative in materia culturale e dove possano alloggiare tutte le persone affette da italsintonia. Una concezione che però si scontra con quanto accaduto negli ultimi tempi, in particolare con la drastica riduzione delle risorse destinate agli IIC, che hanno determinato, per esempio, alla chiusura degli istituti di Grenoble e di Innsbruck e non sappiamo cosa accadrà al prossimo giro di vite”. A Frattini viene domandato perciò “cosa si stia progettando per sopperire al vuoto che si crea con la chiusura degli Istituti di Cultura”.


Concludendo il suo intervento Narducci ha richiamato alla memoria il fatto che “in un convegno svoltosi un anno fa a Montecitorio, che per la prima volta aveva messo insieme tutte le Università che operano per la valorizzazione della lingua italiana, oltre all’Accademia della Crusca, alla Società Dante Alighieri e al Mae, fu affrontato a fondo il tema della certificazione della Lingua italiana e furono gettate le premesse per il Consorzio della Lingua Italiana di Qualità, un passo fondamentale per la nostra politica culturale”. Anche a questo proposito a Frattini si domanda “quali passi abbia fatto nel frattempo il Mae per rendere concreto il progetto di una certificazione unitaria della lingua italiana”.


Visto il protrarsi della discussione oltre i tempi previsti, il ministro ha assicurato una risposta scritta a tutte le domande formulate nel corso del dibattito.