Da Leonardo a Ruby, l’Italia in scena alla USB

CARACAS – Federico Fellini, Ruby, Cannavaro e Leonardo Da Vinci: sono solo alcuni dei personaggi interpretati dagli alunni del corso di lingua italiana dell’Università Simon Bolivar di Caracas, sul palco per il “VI Encuentro en la Torre de Babel” svoltosi giovedì.

Lo spettacolo, dal titolo “Io amo l’Italia”, è stato pensato dalle insegnanti Giovanna Pascal, Susana Turci e Alessandra Turci prendendo spunto da un programma di Rai International. Gli studenti si sono messi in gioco con un quiz show tutto all’italiana, squadra del ‘Nord’ e squadra del ‘Sud’ si sono scontrate in una gara di cultura generale sul Belpaese: dalla gastronomia, lo sport e l’arte, fino ai posti preferiti per fare l’amore e alla protesta che nel 2007 ha tinto di rosso la fontana di Trevi. Tutto intervallato da studenti in maschera – Fellini, Ruby, Cannavaro, Da Vinci, Carla Bruni, Valentino Rossi, Sophia Loren, Donatella Versace – e show musicali, come il duetto Laura Pausini – Andrea Bocelli, in scena con “Vivo per lei”.

E’ la sesta volta che gli studenti dei corsi ascritti al decanato di estensione universitaria, aperto a tutti e frequentato in passato anche da casalinghe, pensionati ed alunni di altre università, organizzano uno spettacolo in lingua. Quest’anno però la giovane età degli alunni ha permesso di mettere in scena uno show più colorato e divertente del solito, che ha fatto sbellicare di risate il pubblico.

Le insegnanti sperano ora di esportare il recital fuori dai confini universitari, mettendolo in scena al Centro Italiano Venezolano o alla Casa d’Italia. Inoltre, si sono messe in contatto con il presidente del Civ per organizzare un corso di “lingua, cultura e gastronomia italiane” diviso in due livelli: uno basico per chi vuole imparare l’abc della lingua, utilizzando come veicolo la ‘cucina’, ed uno avanzato destinato a chi desidera conoscere l’arte italiana in senso stretto.

Ma – sostengono con decisione le professoresse – per promuovere la lingua e la cultura italiana sono fondamentali i programmi di scambio che permettano ai giovani di imparare l’idioma e conoscere in prima persona, non solo sui libri, il Paese e la sua cultura.

I 14 studenti sul palco frequentano il primo e il secondo livello del corso extracurricolare della rinomata Università capitolina e, come spiegano le insegnanti dimostrando la carenza del sistema di promozione dell’italiano all’estero, sono in buona parte italo-venezuelani che non conoscono la lingua della penisola. Ora la studiano da un trimestre con la speranza di partecipare ai programmi di scambio organizzati tra la USB ed alcuni atenei italiani, e visitare così l’Italia beneficiando di una borsa di studio. O, magari, espatriare, come sognano tanti oriundi stanchi del Venezuela, dei suoi alti tassi di criminalità e del suo sistema politico.
– Ho famiglia italiana e passaporto italiano – spiega “Donatella Versace” – mi vergognavo di non sapere la lingua.

In Venezuela ancora oggi il numero di matricole accettate dagli atenei è limitato ed i test operano più una scrematura sociale che di merito.
L’Università Simon Bolivar, forse la più rinomata della capitale venezuelana, è pubblica ma è frequentata per la maggior parte da ragazzi appartenenti a famiglie di ceto medio o alto. Le prove d’ingresso sono difficili da superare ed è raro che uno studente di origini umili, che è stato costretto a frequentare istituti di basso livello, riesca ad avere accesso all’ateneo.

Il risultato è che, passeggiando per le immense strade dell’Università che ricordano i college dei film made in States e attraversano gli smisurati spazi verdi e fioriti che si stagliano sotto il sole caraibico, di afrodiscendenti se ne vedono davvero pochi.

Monica Vistali