L’italia assolve Podlech

CARACAS – Assolto dal reato di strage ed omicidio, per insufficienza di prove. Assolto, per prescrizione dei termini, per il sequestro, i maltrattamenti e le torture subite dell’ex sacerdote italo-cileno Omar Venturelli, insegnante all’università cattolica di Temuco e difensore della causa degli indios. Alfonso Podlech, il “piccolo Pinochet”, per tre anni rinchiuso nel carcere di Rebibbia, è un uomo libero. L’ex procuratore militare del regime cileno è stato rimesso in libertà ieri pomeriggio dalla prima corte d’Assise di Roma.


Prima che i giudici entrassero in camera di consiglio, Podlech, 76 anni, ha detto alla Corte: “Ho chiesto allo Spirito Santo che v’illumini per una sentenza che mi liberi da ogni responsabilità così come è successo in Cile”. Dopo il verdetto, atteso per cinque ore, Fresia Cea e Maria Paz, moglie e figlia di Venturelli, sono scoppiate in lacrime. “Non posso credere che questo sia successo in Italia. Credo che ci sia stato un intervento molto potente davanti ai tribunali italiani, con i giudici popolari, che sono facilmente accessibili” ha dichiarato Fresia Cea prima di ringraziare i testimoni del giudizio – molti gli indigeni mapuches arrivati dalla lontana regione dell’Araucanía – che ora temono rappresaglie.


L’annno scorso la moglie di Venturelli, con la nipote di Salvador Allende, si era recata a piazza San Pietro con al petto volantini “affinché il santo Padre potesse vedere la nostra sofferenza”. Furono fermate per “manifestazione non autorizzata” e portate in commissariato. Rilasciata, la moglie dichiarò: “Se a novembre la destra in Cile vincerà le elezioni chiederanno l’estradizione e Podlech sarà salvo per sempre. E’ ricchissimo, sta cercando di fare di tutto per salvarsi. Gli italiani devono sapere di avere a Rebibbia un piccolo Pinochet che ha ucciso un italiano”.