Scoppia il caso sicurezza, i ciclisti chiedono rispetto

PARIGI – Il Tour de France si lecca le ferite di una settimana traumatica, tra cadute e corridori finiti all’ospedale. E così la giornata di riposo è stata quasi provvidenziale per i ciclisti stanchi e per le loro ossa doloranti dalle troppe cadute. Ma se le gambe si fermano di pedalare, strade pericolose e disorganizzazione sollevano la questione rovente della sicurezza degli atleti.

La tappa di domenica è stata un’”ecatombe”, per dirla come scrive Le Figaro, con troppe cadute, tra cui quelle di Alexandre Vinokourov e di Jurgen Van den Broeck che hanno detto addio al Tour sulla discesa del Pas de Peyrol. Una curva giudicata pericolosa da molti corridori. Lo svizzero Fabian Cancellara, uscito indenne, e lo spagnolo Alberto Contador, dolorante al ginocchio destro per le tre cadute in pochi giorni, hanno chiesto che i punti più difficili vengano segnalati.

“Se ci fossero state delle persone a indicare la curva del Pas de Peyrol, nessuno sarebbe caduto”, ha commentato Cancellara. La sua squadra, la Leopard, è tra le prime a puntare il dito contro i pericoli di un Tour “mai così caotico”.

Già 14 corridori hanno abbandonato in nove tappe, con ferite o fratture. E non si sa se potrà essere al via di oggi, ad Aurillac, l’olandese Johnny Hoogerland che domenica è stato investito da un’auto della tv e scaraventato nel filo spinato. Per lui 33 punti di sutura. “Per tutta la vita porterò i segni di questa caduta. Non posso proprio perdonarlo”, ha detto amareggiato il corridore della Vacansoleil, che dopo essere riuscito ad arrivare al traguardo di Saint-Flour è salito in lacrime su un’ambulanza. Per lui è svanito ogni progetto di classifica. La squadra non intende sporgere denuncia, ma un’inchiesta è stata aperta al tribunale di Aurillac per stabilire le responsabilità di quanto accaduto.

Per Le Figaro France Television si merita la “palma d’oro dell’incoscienza”, mentre il quotidiano sportivo L’Equipe assegna alla tv francese uno “zero in condotta”. Il giornale sottolinea che sono 130 le vetture accreditate sul Tour, di cui solo 44 quelle dei dirittori sportivi. Sempre L’Equipe ricorda che questo incidente non è inedito: nel 1978, Raymond Poulidor fu travolto da una moto e costretto ad abbandonare, mentre l’anno prima, un’auto della tv spinse Lucien Van Impe in un fossato. Magra consolazione per Hoogerland e per lo spagnolo Juan-Antonio Flecha, colpito a sua volta da quell’”auto pirata” che li ha sorpassati senza rispettare le direttive impartite dalla direzione. Per loro e per tutti i corridori è il momento di riprendere le forze, ma la funesta giornata di domenica ha scosso gli animi, facendo passare in secondo piano la competizione sportiva, con la vittoria dello spagnolo Luis Leon Sanchez.

E’ stato proprio il leader della tappa di domenica tra i primi ad intervenire sull’incidente d’auto, mettendo sotto accusa il percorso e la presenza massiccia dei veicoli sul tracciato: “Eravamo su strade strette – ha detto Sanchez – sentivamo che stava per accadere qualcosa. Molte auto dell’organizzazione, con ospiti a bordo, ci hanno sorpassato velocemente, sfiorandoci”. Da parte sua un appello agli organizzatori del Tour: ci vuole maggiore rispetto per i corridori.