Cordoba, dormire fuori dal Consolato per la cittadinanza

CORDOBA – «Dormire e aspettare fuori ad un Consolato». E’ questa una realtà che, per noi del Venezuela, è oggi solo un vecchio ricordo; una pagina di storia che, speriamo, non dover scrivere di nuovo. Ma per i connazionali in Argentina è, purtroppo, parte della quotidianità. Infatti, «Dormire e aspettare fuori ad un Consolato» è il titolo dell’articolo che Natalia Garcia ha scritto per il quotidiano online www.lavoz.com.ar, descrivendo quanto accade fuori al Consolato italiano di Cordoba. Cioè file di connazionali – «più di 100 persone», scrive la giornalista – che dormono fuori in attesa del proprio turno per la cittadinanza.

Il Consolato di Cordoba, dal canto suo, fa quello che può: negli ultimi giorni ha pubblicato avvisi per delle «liste straordinarie», stabilendo un giorno (il venerdì) dedicato alle pratiche dei residenti nella provincia.
Ogni giorno vengono ricevute 30 persone, ma, scrive Garcia, gli italiani si sono organizzati: «se passi di fronte al Consolato, vedrai sempre qualcuno che aspetta, 24 ore al giorno, compreso il fine settimana. Ognuno ha una lista di 30 persone in mano, con generalità e numero di telefono.

– Ho la mia lista e copro un turno di 6 ore – spiega Mariano, che tiene la fila per le 30 persone che saranno ricevute il 28 luglio. Più tardi lo sostituirà qualcun altro.
– In tutto sono venuto 3 volte, sei ore a volta – dice un altro giovane -. Ognuno porta con sé di tutto per stare più comodi possibile.

Dietro, sta Emilse che giovedì scorso ha cominciato un nuovo gruppo.
– Per adesso siamo i quattro della mia famiglia che dovremmo essere ricevuti il 1º di agosto; non appena viene qualcun altri cominceremo a formare la lista dei 30 ed a ruotarci – spiega la donna che aveva ottenuto il suo turno per il 2014 via internet, prima che perdesse validità con la nuova modalità.
– Qua devono venire a fare una foto di notte; veniamo a dormire qui per non perdere il posto e mantenere l’organizzazione che noi da soli siamo riusciti a darci – dice Analía. Un’altra persona aggiunge:
– Quello che abbiamo organizzato noi, poteva farlo il Consolato, così invece di aspettare qui in strada potevamo starcene a casa.
Questa gente – scrive Garcia – «vuole ancora la cittadinanza italiana, nonostante la crisi che vivono in Europa».

«Il consolato – si legge ancora – ha spiegato che stanno lavorando ad «un sistema di turni migliore», chiarendo che «nessuno perderà il diritto» al riconoscimento della cittadinanza.
– La gente è libera di organizzarsi come vuole; quando apriamo gli uffici diamo 30 numeri, come abbiamo già detto – spiegano dal Consolato. Nel frattempo, dicono ancora dal Consolato, i connazionali che risiedono all’interno della provincia, «potranno accedere ogni venerdì» -. Devono prenotarsi e inserirsi così in un elenco che, però, non determina l’accesso automatico al consolato, è per questo che si chiede pazienza.