Mafia, chiesto il rinvio a giudizio per Romano. Il ministro: “Scandaloso”

PALERMO – Depositata ieri dalla Procura di Palermo la richiesta di rinvio a giudizio del ministro per le Politiche agricole, Saverio Romano, formalmente imputato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Il provvedimento è stato firmato dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dal sostituto Nino Di Matteo. Il giudice dell’udienza preliminare dovrà adesso valutare se rinviare a giudizio il ministro o proscioglierlo. Nei giorni scorsi il gip Giuliano Castiglia non aveva accolto la richiesta di archiviazione.


“Non intendo commentare un atto al quale la Procura di Palermo è stata obbligata dopo 8 anni di indagini e due richieste di archiviazione. Continuo a non comprendere come non ci si scandalizzi invece di un corto circuito istituzionale e giudiziario che riguarda chi da un lato ha condotto le indagini e chi dall’altro le ha severamente sanzionate” commenta Romano che, alle richieste di dimissioni avanzate dall’opposizione, attraverso l’Adnkronos replica: ‘’Dimettermi? Non ne vedo le ragioni’’.


Il presidente della Camera Gianfranco Fini evoca il caso nel corso dell’inaugurazione della nuova sede di Fli. “Il principio di legalità – osserva – significa innanzitutto per la politica etica individuale e buon esempio. Ma il garantismo, che ci impone di aspettare il terzo grado di giudizio, non esclude un principio di opportunità politica”. E, incalza il presidente della Camera, ‘’un ministro della Repubblica accusato di reati gravissimi rimane ministro?’’.


Risponde a stretto giro lo stesso ministro in una conferenza stampa alla Camera: quello di Fini è stato un intervento ‘’inopportuno’’, che va letto come ‘’una vendetta politica’’. ‘’Ho la coscienza a posto – aggiunge – sono convinto di aver subito un’ingiustizia’’ e le richieste di dimissioni ‘’sono strumentali’’.
Sulla vicenda il leader della Lega Umberto Bossi, a chi gli chiede un giudizio sulla richiesta di rinvio a giudizio, dice: “Ho visto, ma non voglio parlare”.


Dall’opposizione, il leader dell’Idv Antonio Di Pietroannuncia ‘’un’iniziativa parlamentare che abbia la forza di una mozione di sfiducia in modo da stabilire una volta per tutte chi in Parlamento voglia rendersi complice di questa anomalia tutta italiana che dà la possibilità a uomini delle istituzioni di nascondersi dietro il loro ruolo, invece di rispondere ai giudici’’.