Manovra, sopressione dell’Ice: Giorgi: non ci saranno conseguenze

CARACAS – Uno degli effetti della manovra finanziaria approvata in tempo record venerdì è la soppressione immediata, sentenziata dall’articolo 14 della legge, dell’Istituto Nazionale per il Commercio Estero (Ice), le cui funzioni saranno assorbite dal Ministero per lo Sviluppo Economico.

In particolare, il sistema ‘bicefalo’ previsto dalla manovra decreta che le funzioni attribuite all’Ice vengano trasferite al Ministero dello Sviluppo Economico mentre le risorse finanziarie e strumentali necessarie al funzionamento delle sezioni estere verranno trasferite al Ministero Affari Esteri. Il ministero di via Veneto sarà titolare del Fondo per la promozione ed inquadrerà nei suoi ruoli i dipendenti italiani dell’Istituto, salvo distaccare fino a 100 unità presso le sezioni all’estero. In Italia, infine, sarà attuato un drastico alleggerimento: da 14 a due sedi.

È una vera chance per avere un sistema efficiente con una riduzione effettiva dei costi e delle strutture?
– È una nuova fase evolutiva delle strutture di assistenza all’estero – ci spiega il direttore dell’Ice di Caracas, Alfredo Giorgi – che però prevede una continuità sostanziale di queste strutture. Prima esisteva l’Ice come ente di diritto pubblico non economico mentre ora l’Ice non c’è più ma le strutture continuano ad operare all’interno delle Ambasciate gestite direttamente dal Ministero per gli Affari Esteri. Sarà il c.d.a. del Mae a determinare le strutture estere in termini di sede e personale.

Operatività a rischio?

I dirigenti Ice hanno espresso qualche giorno fa, in un comunicato, il loro rifiuto al provvedimento che, affermano, non porterà a risparmi di bilancio ma penalizzerà soprattutto le Pmi (piccole e medie imprese) che non avranno più una struttura di supporto specializzata per lo sviluppo all’estero, proprio quando i Paesi concorrenti stanno rafforzando le loro strutture di Trade Promotion Organization. La soluzione non è piaciuta neppure ai vertici di Confindustria, che ne aveva chiesto l’abolizione. La presidente Emma Marcegaglia commentava la disposizione come “una cosa che è un papocchio e non aiuta”. Infine, il presidente dell’Ice, Umberto Vattani, ha commentato: “Lo spostamento avrebbe un senso se fosse tutto spostato o al Mise o alla Farnesina, altrimenti si tratta di una divisione delle spoglie”.

Secondo Giorgi, però, “dal punto di vista funzionale non ci saranno conseguenze” perchè “le strutture all’estero resteranno operative dal punto di vista dell’assistenza, dell’informazione e della promozione nei processi di internazionalizzazione delle imprese italiane, in particolare delle pmi”.

Con la manovra, comunque, le linee guida per l’utilizzo delle risorse in materia di internalizzazione delle imprese saranno assunte da una cabina di regia copresieduta dai Ministri degli affari esteri e dello sviluppo economico e composta, oltre che dal Ministro dell’economia e delle finanze, da rappresentanti di Unioncamere, Confederazione generale dell’industria italiana e Associazione bancaria italiana.
Questa soluzione preoccupa per la necessaria coordinazione di più realtà in un sistema da sempre penalizzato dallo scarso coordinamento tra le diverse iniziative (Ice, Regioni, Camere di commercio, Enit, Invitalia per l’attrazione dall’estero tra gli altri).

Personale

Per quanto riguarda i posti di lavoro degli ex dipendenti Ice, il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani è stato chiaro: “Nessuno rimane per strada. All’estero i cento delegati dell’Ice confluiscono nelle sedi delle ambasciate ma dipendono dal ministero dello Sviluppo economico. In Italia rimangono tutti all’interno del ministero dello Sviluppo economico”.

Insomma, come spiega anche Alfredo Giorgi, “la manovra non prevede tagli di personale” perché si tratta di “una ristrutturazione” piuttosto che di un ridimensionamento. Gli impiegati in loco saranno affare del Mae mentre il personale Ice si riverserà sul Ministero dello Sviluppo Economico che “assegnerà per l’estero un massimo di cento funzionari”, previo nula osta del Mae. Un numero che, spiega Giorgi, “si avvicina molto al numero di impiegati attuali”. Tutto ciò assicurando una spesa complessiva invariata.

L’Ice, secondo i dati ufficiali del 2010, impegna oggi 1.200 persone, 600 in Italia e 600 all’estero. All’estero sono dislocate 115 unità operative dislocate 88 Paesi che danno lavoro a 92 dipendenti italiani ed a circa 500 cittadini stranieri.