Narducci: “Non si prevedono all’estero forti ricadute nel 2011 e 2012”

CARACAS – Era necessario. Indispensabile. I mercati si attendevano un gesto di responsabilità dalla politica. E questo è arrivato. La manovra è stata varata. E lo è stata nonostante le molte critiche, le tante perplessità e le numerose riserve avanzate dai partiti dell’opposizione. Anzi, a dispetto di queste.

E’ stata, bisogna dirlo, una corsa contro il tempo. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha parlato di miracolo. Ragioni non gli mancano: la manovra è stata approvata in appena cinque giorni. Era necessario frenare l’attacco speculativo contro l’Italia, che rischiava di coinvolgere l’intera unione monetaria europea. Oggi sapremo se il messaggio è stato recepito dai mercati. Insomma, se la manovra, nonostante gli aspetti criticabili e le lacune, sarà sufficiente ad arginare l’ondata speculativa che, appena pochi giorni fa, minacciava col trasformarsi in un devastante tsunami.

A prescindere da ciò che oggi, o nei giorni a venire, potrà accadere; chi vive all’estero si chiede non solo quali saranno le ripercussioni che il provvedimento avrà sull’economia delle famiglie italiane ma, soprattutto, i suoi riflessi sulle nostre comunità e sulla loro qualità di vita. Abbiamo chiesto all’on. Franco Narducci, ieri presidente del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero e oggi deputato eletto in Europa e vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera, di aiutarci a capire meglio quali saranno, per noi, le conseguenze di questa manovra. In altre parole, cosa dovranno attendersi le nostre comunità dall’applicazione del provvedimento.
– Non ci saranno ricadute nel 2011 e nel 2012 – sostiene l’on. Narducci -. Nel 2013 e nel 2014, poi, vi sono le deleghe del governo. Ed è quindi difficile dire oggi quali saranno le ripercussioni. La manovra, comunque – aggiunge -, prevede la chiusura degli Istituti di Commercio Estero ed il loro accorpamento alla rete consolare. Tutto ciò comporterà ulteriori difficoltà a una rete consolare giá in via di ristrutturazione in Europa.

E’ difficile ipotizzare che questa possa assorbire il personale dell’Ice all’estero.
Sottolinea, quindi, che “la manovra contempla un ulteriore taglio delle risorse destinate al ministero degli Affari Esteri”. Ma questo “sarà contenuto: si stima nell’ordine dei 40 milioni di euro nel 2011, di altri 40 nel 2012 e di altri 40 ancora nel 2013”.
– Per ora, comunque – rassicura -, non si vedono effetti diretti sulle nostre comunità.

Ammette che “la stretta potrebbe avere ripercussioni sulla sanità”, in particolare l’assistenza diretta e indiretta.
– Inoltre – aggiunge -, è difficile che si possano recuperare risorse per i corsi di lingua e cultura italiana e per la nostra stampa. Insomma, sotto questo aspetto, si possono prevedere alcune difficoltà.
Sostiene che sarà anche necessario capire come “la legge finanziaria, la cosiddetta ‘legge di stabilità ordinaria’ che sarà fatta a settembre, inciderà sulle comunità all’estero”.

L’on. Narducci confessa che stando all’opinione dei politici “si ha la sensazione che i mercati finanziari non siano stati sedati”. E ne spiega le ragioni.
– Si ha l’impressione che i mercati non si sentano garantiti da questa manovra, soprattutto perchè essa è esposta all’asse portante del 2013-2014 – afferma -. C’è un problema generale di credibilità, nonostante le nostre banche abbiano superato lo stress-test e il nostro debito pubblico, pur se enorme, sia detenuto da cittadini italiani attraverso i titoli di Stato. Non è assurdo, allora, ipotizzare altri attacchi speculativi dei mercati; attacchi che potrebbero avere conseguenze sulla ‘finanziaria’ ordinaria.
– Dal quel che si sa della manovra, almeno all’estero, una volta ancora i tagli saranno lineari. C’è da supporre, quindi, che anche il budget destinato alle nostre comunità subirà una decurtazione indiscriminata…
– Sì – ammette -. Diciamo di sì. E poi è sufficiente pensare alla finanziaria 2011 e all’accantonamento del 10,2 per cento escogitato dal ministro Tremonti. Non era previsto espressamente nella legge, eppure… Da questo punto di vista – prosegue -, si deve paventare che ci saranno certi effetti negativi, come sta accadendo con i ceti medi e poveri in Italia.

Europa, Australia, America del Nord e anche quella del Sud. Tutte realtà diverse. Non è lo stesso vivere in Europa, dove il sistema di previdenza sociale è assai avanzato, che in America Latina dove sta dando i primi passi tra tante difficoltà. E non è lo stesso vivere in un paese in cui l’inflazione è contenuta entro il 2 ed il 3 per cento, come ad esempio la Germania, e il dover ‘sopravvivere’ in un paese dove il costo della vita è vicino al 30 per cento, quando non lo supera, come accade in Venezuela. E’ per questo che chiediamo:
– Al momento dei tagli, si terrà conto delle diverse realtà sociali ed economiche in cui vivono le comunità all’estero?
L’on. Narducci dribbla abilmente la domanda. E si sofferma invece sul tema, altrettanto importante, delle pensioni.
– Innanzitutto – commenta -, bisogna dire che le pensioni all’estero non verranno toccate da questa manovra.

Ne spiega la ragione:
– Si è riusciti a recuperare una parte della manovra che incideva sulle pensioni superiori da 3 a 5 volte il minimo. Quindi, difficilmente saranno toccate quelle all’estero. Il loro importo è decisamente inferiore.

Sostiene, poi, che “sugli italiani all’estero si è tagliato tantissimo nel 2008, nel 2009 e nel 2010, per cui non resta molto”.
– E quel ‘non molto ‘ – aggiunge – mi auguro che non venga toccato. Comunque – prosegue preoccupato -, è difficile capire oggi quali saranno gli ulteriori effetti e quali, qualora ve ne fossero, gli sviluppi sul fronte finanziario. Le incertezze sono tante. E tante le incognite sulle garanzie che la manovra potrà dare ai mercati finanziari.

La crisi e la manovra

CARACAS – Dal “meglio degli altri”, reiteratamente affermato dal premier Berlusconi, al ‘titanic’, laconicamente ricordato da Tremonti nel suo discorso alla Camera. L’Italia è passata da Paese “già fuori dalla crisi” a quello sull’orlo del default a causa degli attacchi speculativi del mercato. La sorpresa è stata grande. E lo è stata anche in chi ha seguito costantemente le vicende italiane. Ed allora è lecito chiedersi: cosa sarebbe accaduto se la crisi fosse stata gestita con tempo? Quali sarebbero le circostanze dell’Italia se la manovra non fosse stata imposta dall’emergenza?
– I problemi strutturali dell’Italia – spiega l’on. Narducci – vengono evidentemente da lontano. E non sono stati affrontati con decisione. Il governo Prodi aveva avviato il risanamento dei conti pubblici per contenere il deficit ai livelli massimali consentiti, per essere quindi in linea con i parametri di Maastricht, e per ricostruire l’avanzo primario. Si sa che quando un paese è a posto col suo avanzo primario è meno soggetto alle speculazioni finanziarie. Allora il governo Prodi fu attaccato. Lo si accusò di metter le mani nelle tasche degli italiani.

Riconosce che l’attuale esecutivo ha dovuto affrontare una crisi finanziaria mondiale che ha costretto tutti i paesi a operare correzioni sul proprio deficit e sul debito pubblico e ammette che questo governo si è dovuto confrontare con una crisi che ha travolto la Grecia e messo in grave pericolo l’Irlanda, il Portogallo e la Spagna. Gli contesta, però, il non aver detto tutta la verità sui conti pubblici.
– Ci è stato ripetuto, in tutte le salse – precisa –, che il grande merito del governo, in questi ultimi tre anni, era stato quello di aver tenuto conti pubblici sotto controllo e l’Italia al riparo dalle speculazioni. Non è proprio così.

Spiega che se in assenza di una crescita economica il debito pubblico si incrementa “è evidente che gli investitori, soprattutto coloro che detengono il debito pubblico, cominciano a porsi dei quesiti di carattere finanziario”. In particolare, sulla tenuta del sistema economico del paese e sulla sua credibilità.
– Ecco – aggiunge -, questo è ciò che noi, come Partito Democratico, contestiamo al governo: non aver svolto alcun tipo di politica economica. Tutti ne conosciamo le ragioni. Il governo era ripiegato sulle difficoltà interne; sui problemi del premier, sui tantissimi scandali che hanno caratterizzato questi 3 anni e coinvolto settori della maggioranza. Basti pensare alla “cricca”, all’imprenditore Diego Anemone, al ministro Romani, oggi sotto inchiesta.

Sottolinea che “non era mai accaduto che un ministro indagato per mafia non si dimettesse”.
– Neanche che si elegga ministro un personaggio indagato dalla magistratura…
– E’ vero – ammette. Quindi, dopo aver sottolineato che “questa manovra rimanda ogni correzione ai prossimi anni”, precisa:
– Chi realmente ha contribuito a frenare la speculazione finanziaria e l’attacco ai mercati è stata la Banca Centrale Europea, che ha acquistato un gran numero di titoli di Stato italiani, e l’intervento della cancelliere tedesco, Angela Merkel.
– La manovra – facciamo notare – non prevede provvedimenti orientati a stimolare la crescita economica.
– E’ vero – ammette -. E’ una manovra vecchio stampo, come quelle che si facevano negli anni 80 e 90 del secolo scorso. E’ una manovra incentrata nel prelievo. Cose già viste. Non vi è nulla di innovativo.

Dopo aver ribadito che “non si è detto la verità” poichè “il governo ha sempre sostenuto che la crisi era stata superata”, che era ormai alle nostre spalle, conclude:
– Il problema sarà il taglio reale agli sprechi, compresi quelli della politica. E non mi riferisco agli stipendi dei parlamentari. Ci sono realmente tanti costi che si possono tagliare a livello regionale e nazionale. E poi c’è la lotta all’evasione fiscale, come quella che aveva iniziato il governo Prodi. L’evasione fiscale in Italia è enorme. Questo governo, viste tutte le difficoltà alle quali andava incontro, ha reintrodotto la tracciabilità bancaria, un provvedimento che era stato ferocemente contestato al governo Prodi.

Mauro Bafile