Bersani spinge sul voto e insiste sulla riforma elettorale

ROMA – Il vento dell’antipolitica, da un lato, che rischia di travolgere anche il Pd, nonostante il buon momento elettorale, ‘’se non diamo un vero messaggio di cambiamento’’; le turbolenze dei mercati, dall’altro, che neanche la manovra ha calmato perchè il problema è Berlusconi. Da questo incrocio di tempeste Pier Luigi Bersani punta a uscirne riducendo i costi della politica e insistendo sul voto anticipato che ‘’non è da irresponsabili perchè le elezioni potrebbero essere una ripartenza’’. Se il Pd ha la ricetta contro gli sprechi della Casta ed è compatto nel chiedere le dimissioni del governo, con sfumature tra chi spera in un governo di transizione e chi punta dritto al voto, la riforma della legge elettorale è un animale non ancora domato.

Bersani è netto nel chiedere alla direzione di non dividersi, sostenendo la proposta cosiddetta ungherese. Ma la richiesta di ritiro dei referendum ‘’incoerenti con la nostra riforma’’ è accolta a metà.
– Rinunciamo solo se anche Passigli ritira i suoi quesiti – spiega Pier Luigi Castagnetti.
Alla fine l’ordine del giorno sulla proposta del segretario passa con 175 voti a favore, tre contrari (Parisi e i prodiani Santagata e Zampa) e quattro astenuti. Veltroni e i suoi votano con la maggioranza ma perchè, spiega Giorgio Tonini, ‘’si è votata solo la parte riguardante i principi mentre è stata stralciata quella piìu analitica’’.

Bersani non ha intenzione di demordere e annuncia che entro fine mese i gruppi definiranno la proposta di legge ‘’a carattere maggioritario con correzioni proporzionali’’ e si chiederà la calendarizzazione entro settembre.
– Nelle nostre feste di partito, ci mobiliteremo con la raccolta di firme per dare forza alla nostra proposta di riforma – annuncia il segretario avvertendo quanti nel fronte referendario erano intenzionati a raccogliere le firme alle feste di partito.

Ma la vera preoccupazione del Pd è come sbloccare la situazione politica costringendo il premier Silvio Berlusconi alle dimissioni. Bersani difende la prova di responsabilità sui tempi sprint della manovra ‘’iniqua’’ ‘’altrimenti ci avrebbero addossato la colpa del lunedì nero delle borse’’. Ma sulla correzione dei conti ‘’la nostra responsabilità finisce qui’’, sostiene il leader Pd che raccoglie sì l’appello del Capo dello Stato Giorgio Napolitano a nuove prove di coesione.
– Noi – afferma – saremo in Parlamento ogni giorno con una proposta-

Ma al tempo stesso è convinto che ‘’chiedere il voto non sia da irresponsabili perchè i mercati, gli osservatori e le diplomazie potrebbero trarne l’impressione che c’è una ripartenza’’.