Amb. Massolo: No a controlli paralizzanti per l’amministrazione

ROMA – “Fare di più con meno”: uno slogan diventato il “mantra” di una Farnesina bistrattata dal bilancio ma decisa a fare la propria parte nella proiezione del Sistema Paese all’estero. Lo ha ripetuto ieri l’ambasciatore Giampiero Massolo, Segretario generale del Ministero degli esteri, sentito dalle Commissioni Affari Esteri di Camera e Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla “riorganizzazione della rete diplomatico-consolare e sull’adeguatezza e sull’utilizzo delle dotazioni organiche e di bilancio del Mae”.


Massolo ha sciorinato dati e cifre. Non ha nascosto la “viva preoccupazione per l’approssimarsi di un limite fisiologico delle risorse, oltre il quale sarebbe difficile limitarsi alla semplice valutazione delle priorità” dovendo invece pensare ad un “ridimensionamento delle nostre ambizioni”, in un momento “in cui le ambizioni si ampliano e riguardano non solo la politica internazionale del Governo, ma anche la partecipazione all’integrazione Ue, la nostra presenza nei Paesi emergenti, la promozione delle imprese all’estero, la tutela degli italiani nel mondo”. Insomma, “la difesa della nostra sicurezza e competitività”.
Massolo ha citato la riforma del Mae entrata in vigore 8 mesi fa che ha fatto della Farnesina “il naturale interlocutore di tutte le articolazioni del Sistema Italia”, soprattutto con la creazione della nuova Direzione Generale Sistema Paese. Sistema Paese di cui “la rete all’estero è il braccio operativo”.


La ristrutturazione consolare – avviata tra gli anni 90 e il 200 e poi con la Finanziaria del 2007 fino al piano pluriennale attuato in questi mesi – è stata affrontata per risparmiare e adeguare la rete alle nuove esigenze, rendendola “più moderna”.


Ma quanto ha risparmiato il Mae? Nella prima fase “i risparmi a regime sul capitolo delle indennità di missione (1276) hanno superato i 2 milioni di euro, più 1milione e 600mila euro per le spese di funzionamento; se potessimo chiudere le sedi già deliberate (Usa e Australia), i minori oneri ammonterebbero a 4milioni e mezzo (indennità) e 1 milione (funzione) che andrebbero reinvestiti nella rete”per aprire nuove sedi e rafforzare la nostra presenza nelle aree emergenti come Cina e India.


Alla chiusura delle sedi si è affiancato il pensionamento anticipato imposto dalla manovra che “ci ha creato ulteriori difficoltà”: l’anno scorso sono andati in pensione 150 funzionari che sono il “nucleo centrale dell’organico delle sedi estere”, ha spiegato Massolo. Mentre altri 261 lo faranno entro il 2012. Dal 2006 ad oggi sono andate in pensione 350 persone. La Farnesina ha fatto di tutto per “mantenere stabile il numero di personale all’estero – circa 2000 unità – dunque è stato sacrificato il personale a Roma, passato da 1900 del 2006 a 1300 nel 2012. Ogni correttivo, come assumere impiegati a contratto, non potrà prescindere dall’esigenza di dover mantenere una proporzione tra personale di ruolo e a contratto. Abbiamo bisogno di più flessibilità per le nuove assunzioni”.


Le dolenti note di bilancio: il Mae è tra i Ministeri che meno incidono sul bilancio dello stato e che negli anni si è visto ridurre le risorse su tutti i fronti. Ma ha delle spese: tra le altre i 31,8 milioni di euro per gli affitti delle sedi degli uffici consolari. “Queste commissioni – ha detto l’ambasciatore – dovrebbero presentare un ddl per destinare risorse, di anno in anno, a prevedibili acquisti di immobili all’estero”.


“La spesa per l’indennità di servizio – ha proseguito – si è assestata al di sotto dei limiti delle risorse messe a disposizione, immutate dal 2007. L’ammontare complessivo per i consumi intermedi (l’erogazione dei servizi all’utenza in Italia e all’estero, le spese per il cerimoniale della repubblica) è di 154milioni di euro, nel 2004 era 224 milioni di euro. In questo ammontare va ricompresa la rete all’estero: il nostro impegno è quello di assicurare un’invarianza per la rete con la rimodulazione di bilancio dei fondi di flessibilità e di riserva. Ma la coperta è corta”. Anche per questo è stata introdotta l’autonomia gestionale degli uffici consolari.
E si arriva alla manovra corrente: “dalle tabelle a nostra disposizione – ha detto Massolo – si evince che nel 2012 il bilancio degli esteri avrà una riduzione di 42,6 milioni di euro, che diventeranno 49 del 2013 e ben 91 nel 2014. Eventuali tagli lineari interverrebbero su risorse rimodulabili che per il Mae ammontano a 385milioni di euro. In percentuale la riduzione sarebbe del 25% e comporterebbe una inevitabile ridefinizione delle attività e delle funzioni del Ministero” che dovrebbe “adeguare la propria macchina sia a Roma che all’estero su un volume minore di risorse”.


Nel corso dell’audizione Massolo ha ricordato che quella italiana è la quarta rete diplomatico-consolare al mondo per numero di uffici, ma non per personale. Chiudere consolati, ha ricordato, “quasi mai significa soppressione totale”. L’alternativa meno costosa rimane quella dei consoli onorari; poco costoso anche lo sportello consolare. La prima, ha detto Massolo, “costa mezzo milione di euro, la econda 524mila euro.
Per Massolo c’è anche da sfatare il “mito degli assegni all’estero. L’ammontare del capitolo 1276 è negli anni in diminuzione: solo nel 2007, negli ultimi 15 anni, sono stati concessi aumenti netti per adeguare le sedi che avevano perso dall’apprezzamento dell’euro, ma parliamo di aumenti dell’1,5%. Altrimenti non ci sono variazioni da anni, tanto è vero che lo zoccolo del personale che non intende partire è aumentato”. Insomma, “non c’è nessun funzionario dello Stato all’estero che ingrassa sulle spalle del connazionale”.
Concludendo, Massolo ha detto ai parlamentari: “Se volete essere alluvionati di dati sui nostri 330 uffici all’estero non c’è problema, ma il controllo deve essere funzionale all’efficienza e non paralizzante per l’amministrazione. E noi abbiamo già chi ci paralizza”.