Riforma costituzionale: stop voto all’estero

ROMA – Quattrocentoquarantacinque parlamentari in meno, rafforzamento dei poteri del premier e dell’esecutivo, fine del bicameralismo perfetto. Il governo Berlusconi rilancia. E mette sul tavolo una riforma costituzionale delle istituzioni. Con una bozza firmata dal ministro Umberto Bossi, venerdì all’esame del Consiglio dei ministri, che richiama in alcuni passaggi la riforma approvata dal Parlamento e bocciata dal referendum nel 2006.

Nella bozza del governo, il presidente del Consiglio diventa ‘’primo ministro’’. E nasce il ‘’Senato federale’’. Inoltre, per rispondere alla nuova ondata anti-casta, c’è un drastico taglio di deputati e senatori, oltre alla previsione che l’indennità parlamentare sia commisurata al lavoro svolto. Mentre a sostegno del governo vanno norme per accelerare l’iter legislativo e un meccanismo di sfiducia costruttiva anti-ribaltone.

– Siamo passati ai fatti – esulta il ministro Roberto Calderoli. Ma l’opposizione si mostra a dir poco scettica sulla possibilità che una riforma di tale portata possa essere varata entro fine legislatura.

– Ci auguriamo non sia la solita boutade estiva – afferma Antonio Di Pietro, pronto però a ‘’valutare’’ la bozza. Dal canto suo, Massimo D’Alema commenta: – Sembra un espediente per continuare a stare lì, più che per fare la riforma necessaria.

— SENATO federale — Fine del bicameralismo perfetto. Nasce il Senato federale, composto da senatori (non meno di cinque per Regione) eletti contestualmente ai Consigli regionali (più altri rappresentanti delle autonomie, senza diritto di voto). Solo per poche delicate materie le leggi (es. costituzionali) avranno bisogno dell’approvazione di entrambi i rami del Parlamento, negli altri casi la competenza sarà di una sola Camera, con possibilità per l’altra di formulare un parere.

PRIMO ministro — Il presidente del Consiglio diventa ‘’primo ministro’’ e nomina e revoca ministri e sottosegretari. Può chiedere al capo dello Stato lo scioglimento della Camera.

— TAGLI ai parlamentari — Diventano 500 i parlamentari: da 630 a 250 i deputati, da 315 a 250 i senatori. E ‘’ricevono un’indennità in misura corrispondente alla loro effettiva partecipazione’’ all’attività di Commissioni a Aula.

— PIU’ GIOVANI nelle istituzioni — Viene ridotta da 50 a 40 anni l’età per diventare presidente della Repubblica. Per essere eletti in Parlamento basta invece avere 21 anni (prima erano 45 per il Senato e 25 per la Camera).

— STOP voto all’estero — Con la ‘’soppressione’’ della circoscrizione Estero, stop al voto degli italiani all’estero.

— DEPUTATI a vita — Gli ex capi di Stato diventano di diritto non più senatori, ma ‘’deputati a vita’’. Scompare la figura del senatore a vita nominato per ‘’altissimi meriti’’.

— PRESIDENTE camera supplente — Non è più il presidente del Senato, ma quello di Montecitorio, supplente in caso in cui il capo dello Stato non possa adempiere alle sue funzioni.

— SFIDUCIA costruttiva anti-ribaltone — La sola Camera vota la fiducia al governo. E può votare una sfiducia costruttiva, con indicazione di un nuovo premier. Ma sempre ‘’nell’ambito della maggioranza che ha vinto le elezioni’’. Con un meccanismo anti-ribaltone che vincola anche il capo dello Stato.

— URGENZA leggi — Il governo può mettere l’acceleratore ai disegni di legge: se ne dichiara ‘’l’urgenza’’, le Camere dovranno votare entro 30 giorni (più in fretta di un decreto). In ogni caso per le pdl i regolamenti indicheranno ‘’tempi certi’’. Previste garanzie dei diritti delle opposizioni.

— MAGGIORANZE solide — Strada sbarrata al proporzionale puro. Il testo prevede che la legge elettorale della Camera debba ‘’favorire la formazione di una maggioranza’’.

Sen. Micheloni: “Così si azzera la presenza dei parlamentari eletti all’estero”


Sì, proprio così. Il governo ha presentato la sua bozza di riforma costituzionale, a firma del ministro Calderoli; una riforma costituzionale, quella che dovrebbe essere discussa prima oggi nel pre-considlio dei ministri e poi venerdì in Consiglio dei Ministri, che, con un colpo di spugna, sopprime definitivamente la circoscrizione Estero. La notizia – pochissime linee – battuta dalle agenzie stampa, è stata confermata alla “Voce” dal senatore del Partito Democratico, Claudio Micheloni. Raggiunto telefonicamente, il parlamentare assicura che, “nella riforma, che verrà discussa in consiglio dei Ministri, la Circoscrizione Estero semplicemente scompare”.


– Si azzera la presenza dei parlamentari eletti dalle nostre comunità all’estero – precisa -. Sebbene ciò può non essere motivo di preoccupazione immediata, sì dovrà esserlo di riflessione.


Spiega che si tratta di una riforma Costituzionale. E, in quanto tale, il governo attuale non sarà in condizione di portarla a termine. Insomma, non riuscirà a raggiungere l’obiettivo; almeno per il momento.


– Ma – prosegue amareggiato – è un segnale concreto che la politica italiana non ha capito cosa vuol dire avere una comunità importante nel mondo. E’ questo, purtroppo, il segnale grave, profondo, che viene trasmesso dal progetto che sarà discusso in Consiglio dei Ministri.


Il senatore Micheloni commenta che chi ha redatto la riforma ha pensato forse che “col togliere la circoscrizione Estero si risparmi denaro”.


– Ed invece sbaglia – sottolinea -. Si ottiene un altro effetto: ci si allontana dalle nostre comunità all’estero. E così ci si indebolisce ulteriormente.


– Comunque – facciamo notare – della circoscrizione Estero, e della sua probabile eliminazione, se ne parlava da tempo. E non è un orientamento che appartiene solo alla destra. Asd esempio, anche l’on. Di Pietro, pur senza affermarlo esplicitamente, lo ha insinuato recentemente al nostro Giornale.


– Il rapporto dell’Italia con le nostre comunità all’estero – precisa il senatore del Partito Democratico – non è una questione che coinvolge solo la sinistra o solo la destra. E’ un problema generale della politica italiana. Ed io lo considero più di carattere culturale che politico. Devo dire purtroppo che nella sinistra non c’è una consapevolezza molto diversa… forse… senz’altro esiste una maggior sensibilità versa le nostre realtà all’estero. Ma tutto qua, nient’altro.


Ricorda che durante il governo Prodi, l’on. Luciano Violante “presentò un progetto di riforma Costituzionale in cui la circoscrizione Estero era stata inizialmente tolta”.


– E’ un fenomeno grave, molto grave – aggiunge -. Se fosse solo l’opinione di una parte della politica, la si potrebbe confrontare… battersi. Ma non è così. Il problema, oggi, è molto profondo e assai diffuso.