Il sogno vinotinto svanisce tra le mani di Villar

CARACAS – La storia di questa ‘Copa Loca’ ha regalato un nuovo capitolo degno del miglior teatro dell’assurdo: il Paraguay ha raggiunto la finale con l’Uruguay senza aver vinto nemmeno una partita. Dietro, a tessere le fila della trama, dev’esserci qualche antico dio Inca che protegge e benedice la squadra guaranì, che è riuscita ad eliminare il Venezuela esattamente come aveva fatto con il Brasile: resistendo per centoventi minuti senza mai giocare al calcio e sperando nei miracoli del portiere Villar, che puntualmente si materializzano.


Si spegne all’ultimo momento il sogno della vinotinto di giocare nello stadio Monumental de Nuñez la finale della Coppa America. Il Venezuela è stato costretto al risveglio più brusco. La causa? Le prodezze compiute in campo per tutta la durata dell’incontro dal solito Justo Villar, ormai eroe in Patria.
Il Paraguay ringrazia l’estremo difensore e la fortuna che sembra averlo prescelto per la vittoria finale, e va a giocarsi il titolo con l’Uruguay dopo aver totalizzato 5 pareggi consecutivi: se non è un record poco ci manca!


La storia della nazionale venezuelana sembra ripercorrere i passaggi di un racconto fiabesco che in poco tempo ha visto l’undici di Farías trasformarsi da brutto anatroccolo a cigno vinotinto.
Gli autori avrebbero voluto che la favola si concludesse nei 90 minuti regolamentari con il più classico degli happy end. Ma il destino, sfuggito dalle loro mani, aveva preparato un’intreccio diverso, da inferno dantesco: 120’ di gioco e poi lotteria dei calci di rigore (lotteria che tante volte ha visto come protagonisti in negativo gli azzurri di casa nostra). Nei tiri dagli undici metri è salito in cattedra un giocatore che aveva raggiunto le copertine dei giornali già lunedì scorso: stiamo parlando di Villar, il portiere guaraní che, dopo aver ipnotizzato i rigoristi brasiliani nella sfida valevole per i quarti di finale, è riuscito nell’intento di stregare il criollo Franklin Lucena. A una svista della dea bendata bisogna addebitare anche i pali che, se nella gara contro il Cile ci avevano favorito, nella sfida di mercoledì sono riusciti a negare la gioia del gol a Moreno, Arango e Fedor.


Due giorni fa si festeggiavano i 41 anni dell’arrivo dell’uomo sulla Luna e molti sognavano di ripetere queste gesta a livello sportivo: ‘salire sull’Olimpo del calcio sudamericano’, approdare alla finale della Coppa America.
Certamente il risultato non è quello che tutti tutti noi stavamo aspettando, ma d’altro canto la gara costituirà pur sempre un evento indimenticabile per tutto il popolo venezuelano: la prima semifinale, come il primo amore, non si scorda mai.


Il match disputato nello stadio ‘Islas Malvinas’ è stato una battaglia nel senso più profondo del termine, albirojos e vinotintos se le sono date di santa ragione. A pagarne le conseguenze, tra le file venezuelane, è stato Perozo che ha dovuto abbandonare il campo per una frattura al quinto metatarso del piede sinistro (al suo posto è entrato l’eterno José Manuel Rey, alla sesta Coppa America in carriera), mentre tra le fila de la ‘Albirroja’ Santana è stato espulso per gioco scorretto, e Verón avrebbe dovuto fargli compagnia negli spogliatoi se l’arbitro messicano Chacón, poco convincente la sua prova, avesse sanzionato nel modo giusto un fallo di reazione del terzino paraguaiano nei confronti di Miku. Verón, ironia della sorte, ha poi regalato la finale al suo equipo realizzando il rigore decisivo.
Tra i migliori in campo nella sfida bisogna citare Juan Arango, José Manuel Rey, Oswaldo Vizacarrondo e l’italo-venezuelano Gabriel Cichero.

La finale per il terzo e quarto posto tra Venezuela e Perù si giocherà domani alle 14.15; stesso orario per la finalissima di domenica tra Paraguay e Uruguay, con i ‘charruas’ grandi favoriti per la Copa.