Gelo tra Berlusconi e Bossi. Il Senatur diserta il vertice

ROMA – E’ gelo tra Silvio Berlusconi ed Umberto Bossi. Il ‘faccia a faccia’ tra il premier ed il Senatur, che aveva un unico punto all’ordine del giorno quello di fare chiarezza sull’intesa tra Lega e Pdl dopo lo ‘strappo’ di ieri da parte del Carroccio, viene annullato per l’assenza annunciata al cdm del leader leghista, operato di cataratta. Il forfait del Senatur (nonostante dal suo entourage si precisi che l’operazione fosse prevista da tempo) coglie tutti di sorpresa, per primo lo stesso capo del governo, che avrebbe appreso la notizia solo dalle agenzie.

Intanto, il Cavaliere, da Bruxelles, glissa su un eventuale chiarimento con Roberto Maroni ma ci tiene a precisare di aver avuto le rassicurazioni dal Carroccio che la coalizione di governo ‘’non rischia’’. E che quindi si può andare avanti.
– Non credo sia un momento delicato per la coalizione – ha detto al termine del Consiglio europeo straordinario -. Ci sono state delle situazioni relative ad un partito della maggioranza ma ho avuto rassicurazioni precise che non c’è alcun rischio per il governo.

Ha quindi precisato di non aver avuto modo di sentire Umberto Bossi né il ministro dell’Interno. Berlusconi, impegnato per tutto il giorno in un difficile vertice con i colleghi dell’Eurozona, ha comunque avuto poco tempo per occuparsi delle tensioni interne: le ricadute del voto dell’altro ieri innanzitutto, ma anche il rinvio del voto sulle missioni all’estero a palazzo Madama. Un altro segnale, quest’ultimo, delle serie difficoltà in cui naviga la maggioranza, prigioniera di una palude che rischia di paralizzarla.

Oggi Bossi salterà, dunque, la riunione del Consiglio dei ministri, e Berlusconi si troverà di fronte Roberto Maroni, finito nel mirino del Pdl perchè considerato ‘’l’artefice’’ della disfatta del voto su Papa. Le rassicurazioni che avrebbe fornito il titolare del Viminale ad un ministro prima e poi, personalmente al telefono a Berlusconi, non convincono però lo stato maggiore del Popolo della libertà e nemmeno il Cavaliere. Il voto su Papa, è stata la spiegazione del titolare del Viminale secondo fonti pidielline, era necessario unicamente per motivi interni alla Lega, non era contro il premier e dunque non avrà ripercussioni sul governo. Ma sono rassicurazioni che lasciano intatti i sospetti del capo del governo e dello stesso Pdl dove a prevalere è un vero e proprio clima di depressione generale. Ecco perchè, nonostante l’assenza del Senatur, il Cavaliere potrebbe approfondire la questione con i due dioscuri leghisti: Maroni, appunto, e Roberto Calderoli.