Evans, la prima volta di un australiano Podio storico per i fratelli Schleck

PARIGI – Per la prima volta sugli Champs Elysees sono risuonate le note dell’inno nazionale australiano per il trionfo di Cadel Evans al Tour de France. Una vittoria rincorsa, meritatissima, arrivata al culmine di una carriera tutta volta ad un solo obiettivo: portare la maglia gialla a Parigi. E’ cosa ormai fatta, dopo due secondi posti (nel 2007 e nel 2008), a 34 anni, come il grande Gino Bartali nel ‘48.

“Grazie per questa meravigliosa corsa, grazie ai due fratelli che mi affiancano sul podio. Non potrei essere più felice in nessun altro posto al mondo”, ha detto l’australiano di fronte al suo pubblico, avviluppato nella bandiera del suo Paese. “Ho fatto 17.000 km per venire fin qui, sugli Champs Elysee. E’ un grande giorno per me, per la mia squadra, per il mio Paese”.

Lì, in Australia, è già stato decretato un giorno di festa in omaggio a questa vittoria. Storico momento quello di Parigi, non solo per il primo australiano in giallo, ma anche per i due fratelli saliti sugli altri gradini del podio, Andy, per la terza volta secondo, e Frank Schleck. Un’altra prima al Tour: “é il podio più bello che si possa immaginare, quello che tutte le famiglie sognano”, ha commentato il più giovane degli Schleck, promettendo di tornare l’anno prossimo, questa volta per vincere. E’ il bel finale di un Tour avvincente come non si vedeva da tempo, senza padroni fino alla cronometro decisiva di sabato, corsa intorno a Grenoble.
Cadel Evans ha diviso gli applausi con il maestro dello sprint, Mark Cavendish, quinto successo in questo Tour, ventesimo in carriera, ma prima maglia verde per lui. L’uomo dell’Isola di Man la merita al termine di una tappa che, iniziata a Creteil con un omaggio allo scomparso Laurent Fignon e alle vittime della strage in Norvegia, si è animata solo negli ultimi 3 km, dopo la passerella tradizionale intorno alla capitale. La sua volata è stata ancora una volta impostata a perfezione dal treno della HTC. Niente da fare per Boasson Hagen, Greipel e Farrar.

“Conquistare finalmente la maglia verde è un’emozione incredibile. Mi sono già imposto a Parigi tre volte, ma in verde è un onore infinito”, ha commentato il britannico. Su quel podio in verde l’anno scorso era salito Alessandro Petacchi, ma lo spezzino quest’anno non entra nemmeno nello sprint finale. Sola consolazione italiana, l’impresa di Malori e Marcato, saliti sul podio a fregiarsi del numero rosso dei più combattivi di giornata.

Terminando con le maglie, quella a pois va allo spagnolo Samuel Sanchez, mentre la bianca del miglior giovane la veste il 24nne francese Pierre Rolland che, dopo la conquista dell’Alpe d’Huez, per molti già è il nuovo Bernard Hinault.

E’ l’ora dei bilanci. Amaro quello italiano: nessuna vittoria di tappa, ma due posti nella top 10, quelli di Ivan Basso (8º) – deludente date le ambizioni della partenza – e soprattutto di Damiano Cunego (7º). Possono sorridere i cugini francesi, con quattro uomini nei primi quindici della classifica – cosa che non succedeva da molto -, il quarto epico posto di Thomas Voeckler, maglia gialla coraggiosissima per dieci giorni, e per la bella impresa di Rolland.

Vero grande perdente di questa Grande Boucle è Alberto Contador, che era venuto per vincere il suo quarto Tour e non è riuscito neppure a salire sul podio. Lascia la Francia con un quinto posto, a 3’57” da Evans. Ma dopo i fischi della Vandea ed i sospetti di doping, lo spagnolo si riscatta a suo modo, giorno dopo giorno, mostrando lo sguardo più umano di un campione che il pubblico francese apprezza. Ad agosto cadrà il verdetto per lui al termine di un’inchiesta per doping: solo allora si saprà se il Tour 2010 è davvero suo.