Berlusconi: «Bossi ha garantito la tenuta del governo»

ROMA – Rasserenato dal colloquio con Umberto Bossi e in particolare dal monito rivolto dal Senatur alle camicie verdi sulla necessità che nella Lega si parli con ‘’una voce sola’’, Silvio Berlusconi è sempre più convinto che il governo possa andare avanti.
– Di Bossi mi fido, si è impegnato a proseguire la legislatura e finchè c’è lui con il Carroccio non ci saranno rotture – ha ripetuto il Cavaliere ai pochi che lo hanno raggiunto telefonicamente a villa La Certosa. E a chi gli faceva notare le difficoltà fisiche oltre che politiche del leader leghista, il Cavaliere ha opposto sempre lo stesso ragionamento: nemmeno Maroni ha interesse ad aprire la crisi, almeno non ora.


Nel Pdl colgono segnali in questo senso anche nel braccio di ferro ingaggiato dal ministro dell’Interno con Giulio Tremonti, reso palese dalla proposta di spacchettare il ministero dell’ Economia. Una mossa, è la lettura dei berlusconiani, che conferma le ambizioni del ministro dell’Interno, ma collocandole nel lungo periodo. Il suo obiettivo, secondo tale tesi, è quello di porsi come erede di Bossi, ma avendo come interlocutore Alfano, col quale sono noti i buoni rapporti. Ma se a Berlusconi non dispiacerebbe troppo un ridimensionamento del ‘superministro’, proprio il rapporto difficile fra Maroni e Tremonti rischia di creare nuove tensioni nella coalizione visto che – probabilmente a settembre – l’Aula dovrà pronunciarsi sulla richiesta di arresto per Marco Milanese.


Per ora, tuttavia, nel Pdl credono che altri strappi non ci saranno. Persino l’apertura di Gianfranco Fini ad un governo guidato da Maroni, sempre nella lettura di via dell’Umiltà, allontana anzichè avvicinare un simile scenario. E non tanto per la scontata, pur se ‘dura’, risposta del diretto interessato (‘’Lavoriamo perchè si arrivi a fine legislatura, sono indifferente a simili ipotesi perchè del tutto strumentali’’), quanto semmai ‘’perchè – spiega un dirigente del Pdl – se fosse davvero uno scenario realistico, il miglior modo per farlo tramontare è quello di parlarne in un’intervista’’.

Tutti questi elementi fanno tirare un (momentaneo) sospiro di sollievo a palazzo Chigi.
– Nella peggiore delle ipotesi arriviamo al 2012, anche se non è affatto escluso che termineremo la legislatura – argomenta infatti un fedelissimo del capo del governo. Ciò non vuol dire che Berlusconi sottovaluti i tanti problemi che affliggono la maggioranza, ma a suo avviso i maggiori pericoli rischiano di arrivare da fuori: in particolare da quelle nuove inchieste di cui si vocifera da tempo nel Pdl e che potrebbero abbattersi sulla maggioranza dopo la pausa estiva o anche durante. Ma se su questo il premier può fare ben poco, sul fronte parlamentare sta lavorando alacremente per sminare il terreno da possibili incidenti: il voto sulle missioni all’estero, dopo la minaccia del leghista Castelli di votare contro, non sembra preoccuparlo troppo. O almeno non il voto della prossima settimana, visto che in Senato le truppe maroniane si contano sulle dita di una mano (due, secondo i calcoli pidiellini). Quanto a Montecitorio, la convinzione è di poter trovare un compromesso con i leghisti anche grazie alla sponda del Colle. Magari, come spiega un deputato, con un ordine del giorno che calendarizzi il ridimensionamento delle missioni. Sullo sfondo, intanto, resta il nodo del successore di Alfano al ministero della Giustizia. Il Guardasigilli preme per lasciare quanto prima la poltrona e anche il Quirinale attende un nome dal Cavaliere.

Ma Berlusconi non sembra ancora pronto.
– La rosa dei candidati si è ormai ridotta a due nomi, Nitto Palma e Brunetta – riferisce un dirigente pidiellino. Nomi che pero’ non entusiasmano il Cavaliere il quale non ha ancora sciolto la riserva. Tanto che qualcuno scommette sull’ennesimo rinvio. Per questo nel Pdl si vuole aumentare il pressing.
– Ci incontreremo martedì e mercoledìo con Berlusconi nella speranza di chiudere entro giovedi’’’, spiega un ‘big’ di via dell’Umiltà.