Di Biagio: Tagliare i costi della politica non significa tagliare un diritto

CARACAS – Anche il deputato Aldo Di Biagio, classe 1964, ha avuto il suo 8 settembre. Lo scorso anno, infatti, in quella data ha deciso di cambiare bandiera ed aderire al gruppo finiano Fli abbandonando l’incarico di responsabile nazionale del settore “Italiani nel Mondo” del Popolo della Libertà.

Da quel momento non risparmia le critiche ai provvedimenti della maggioranza e, interpellato sulla manovra finanziaria e la proposta di riforma costituzionale avanzata dal ministro Roberto Calderoli, sostiene che “continua a sfuggire la logica secondo cui opera il Governo, soprattutto sul fronte della razionalizzazione delle nostre strutture all’estero”.

La manovra

Secondo il deputato Aldo Di Biagio la manovra, configuratasi fin dalle prime battute come un “provvedimento calderone”, “farà sentire il peso dei tagli e delle deduzioni operate dal provvedimento, che andrà irrimediabilmente a colpire il sistema delle imposte, con probabili aumenti” anche sul breve periodo, “nei prossimi 2 – 3 anni”.
– Ovviamente non sono da escludere conseguenze anche sui cittadini italiani residenti oltre confine. Dato certo e lampante è stata la soppressione dell’Ice voluta dal Governo – dichiara Di Biagio, deputato Fli eletto in Europa -. Un riferimento imprescindibile ed indispensabile che oggi viene soppresso e smembrato con una brutalità incomprensibile.

La manovra decreta che le funzioni attribuite all’Ice vengano trasferite al ministero dello Sviluppo Economico mentre le risorse finanziarie e strumentali necessarie al funzionamento delle sezioni estere passino al ministero Affari Esteri. Per Di Biagio la nascita di questo sistema ‘bicefalo’ rappresenta “la legittimazione in grande stile di un altro grosso carrozzone burocratico” che “andrà ad aggravare la già critica situazione della nostra rete diplomatico-consolare senza portare alcun tipo di valore aggiunto”.

Ormai, comunque, la manovra è stata approvata e con essa sono stati ufficializzati i tagli draconiani che la componevano. Come fare, ora, per evitare i tagli al capitolo di spesa destinato alle comunità italiane all’estero? Secondo il deputato, bisognerebbe applicare “un sistema di razionalizzazione ‘reale’ alla gestione delle risorse”, “individuando gli sprechi e le sacche di inefficienza reale e ridimensionando solo ed esclusivamente quelle”.
– Non possiamo assistere alla decurtazioni di risorse destinate all’assistenza e alla cultura – decreta Di Biagio – mentre vengono rimpinguate le casse dei diplomatici. Questa è palese irrazionalità mescolata a disinteresse.

Certamente, per arginare il danno che accinge a riversarsi sulle collettività all’estero è necessario unirsi in una voce unica, che serva da “interlocutore nei confronti di un’Amministrazione fin toppo sorda per ascoltare istanze, richieste e sollecitazioni che arrivano tutte insieme e talvolta in maniera contraddittoria e poco fattiva”. In questo senso, secondo Di Biagio ci deve essere, da parte dei parlamentari eletti all’estero, “la reale volontà di abbandonare personalismi e logiche individuali per servire l’elettorato e dargli giusta attenzione” mentre dai connazionali deve emergere “una sentita voglia di collaborare senza pregiudizi e critiche eccessive, a volte strumentali”.

Tutto tranquillo, comunque, per il prossimo anno, durante il quale non si rintracciano “ripercussioni dirette e immediate sulle varie voci di spesa dello Stato, compresi gli italiani nel mondo”.

Eliminare la Circoscrizione Estero?

“Tagliare i costi della politica non è necessariamente sinonimo di tagliare un diritto”. Lo sostiene l’onorevole Di Biagio, fortemente critico verso la proposta di riforma costituzionale che porta la firma di Calderoli, quello “spot politico carico di populismo in salsa leghista” che, tra le altre cose, propone l’abolizione della Circoscrizione Estero, frutto di 40 anni di lotte, e con essa la possibilità, per gli italiani all’estero, di votare in loco di una propria rappresentanza parlamentare.
– Non si riesce a capire per quale motivo la Circoscrizione Estero debba considerarsi un appendice del sistema e in quanto tale depennabile – afferma perplesso Di Biagio – mentre le province continuano a vegetare nella loro condizione di perfetta inutilità e di fabbrica di consenso. L’elenco delle sacche di spreco sarebbe senza fine e ci sarebbe da lavorare ma si sa che il Governo trova molto più congeniale tagliare i rami deboli senza lasciare spazio a confronti e concertazioni. Il Governo è volutamente e consapevolmente fuori strada.

Di Biagio è convinto che il “porcellum parte seconda”, definisce così la bozza Calderoli, non arriverà oltre l’estate data la sua “oggettiva e condivisa irrealizzabilità”.
– Dubito che questo progettino da campagna elettorale possa andare troppo oltre l’estate – afferma Di Biagio – . Innanzitutto perché non ha alcun costrutto normativo né politico. E a mio avviso solleva il dubbio di legittimità costituzionale andando a ledere un diritto cogente, quale quello dell’esercizio del voto per i nostri connazionali, sancito a livello costituzionale.

Secondo il deputato del Fli, quindi, “non esiste alcun tipo di possibilità che si arrivi ad una riforma di questo tipo” perché il cammino per una riforma costituzionale è “lungo e complesso e merita una coesione politica e parlamentare che al momento è soltanto una chimera”. L’insoddisfazione dei cittadini, afferma, “non si arriverà a placare con qualche propagandato taglio di parlamentari”, la maggioranza “non ha fretta” e “il premier ha ben altri provvedimenti da chiudere entro la legislatura”.

Il voto all’estero

Ma quanto costano ai cittadini, tra stipendi ed indennizzi, i rappresentanti delle Circoscrizioni estere? Di Biagio, nonostante sia egli stesso un parlamentare eletto all’estero (in Europa), non risponde. Si giustifica affermando di non avere “bilanci alla mano” e che “non esistono voci fisse” in tal senso.
Ci sono però le cifre delle elezioni dei parlamentari all’estero, per le quali Di Biagio, in una recente intervista al quotidiano La Stampa, quantificava una spesa di 8 milioni di euro su un totale di 300. “Non sono il capriccio di nessuno, sono il frutto dell’esercizio di un diritto cogente e in quanto tale non può essere misurato in termini di costo” afferma Di Biagio. Insomma, un sacrificio economico necessario per sostenere un diritto dei cittadini.

Quello che lascia perplessi sono però le condizioni in cui gli italiani esercitano questo diritto, “ridicole modalità”, come le definisce Di Biagio.
– Senza controlli, monitoraggi e programmi – lamenta il deputato – viene affidato tutto al caso e al buon cuore di postini e società di riproduzione stampa.
Esattamente come accaduto in Venezuela nelle scorse elezioni politiche, minate da brogli su cui tuttora indaga la Commissione Antimafia.

I problemi si espandono a macchia d’olio ad ogni tornata elettorale. In Venezuela, in occasione del referendum dello scorso giugno (per la cui organizzazione sono stati spesi 26 milioni di euro secondo le cifre citate dal sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica), sono stati minati l’accesso alle urne e la correttezza del procedimento, e non si è provveduto a dare sufficiente informazione sui temi in discussione. Con il risultato di una affluenza da minimi storici, un 12,2 per cento.
– Il problema non è il voto per corrispondenza – spiega Di Biagio – ma le ridicole modalità con cui l’amministrazione consente di realizzarlo. Il disinteresse da parte del Mae e della rete estera è palese tanto da innescare un circolo vizioso da condurre ai deprimenti risultati delle scorse settimane.

Il deputato spiega di aver presentato, insieme al suo gruppo, il Fli, “una proposta di legge e una mozione per rivedere alcuni tratti delle disposizioni vigenti in materia di esercizio di voto e per sollecitare un senso pieno e reale di responsabilità in capo al Governo”.

Comites e Cgie


CARACAS – Resta senza soluzione il problema Comites – Cgie e si discute la “Bozza Tofani”. Se l’aspetto positivo di questo provvedimento è l’intenzione di “riformare una struttura esistente rendendola più rispondente ad una società che cambia”, il deputato Fli Aldo Di Biagio è cosciente che una riforma “si fa con formule emendative fattive e lungimiranti e fino ad ora non si è ancora giunti a tutto questo”.
– Così come emersi dalla bozza Tofani i Comites sembrano quasi svuotati dalla loro originaria impostazione – afferma il deputato del Fli – sembrano quasi voler perdere quel legame di reciproca cooperazione esistente tra comunità italiana, associazionismo, società civile e referenti politici. Ma il percorso di approfondimento della legge alla Camera è appena cominciato e – assicura il deputato – procederemo con le opportune correzioni e rettifiche nelle sedi competenti.


Monica Vistali