Berlusconi ‘blinda’ Tremonti contro la tempesta finanziaria

ROMA – I ministeri a Monza? Sono solo mere sedi di rappresentanza, sulle quali si sta alzando un inutile polverone. Tremonti? Per ora è meglio che resti, non solo per scongiurare nuove tempeste finanziarie, ma anche perchè indebolito com’è sarà costretto ad arrivare a più miti consigli. Silvio Berlusconi sceglie l’approccio pragmatico davanti ai due fronti caldi che gli si sono aperti in questi giorni: quello con il Quirinale, che ha fatto chiaramente capire di non voler cedere di un millimetro sulle sedi ministeriali distaccate; e quello del ministro dell’Economia, sempre più nei guai per la casa di Marco Milanese. Anche perchè altri due incubi del Cavaliere, quello di una nuova ondata di inchieste giudiziarie e di una nuova bufera speculativa sull’Italia, si stanno materializzando sotto i suoi occhi.


Sul lato giudiziario, per ora, si tratta solo di indiscrezioni giornalistiche, ma il premier teme il peggio: nelle carte dei pm sono finiti nuovi esponenti politici (fra i quali il ministro Altero Matteoli) e la convinzione è che sia solo l’inizio di un’estate che si preannuncia rovente. E la soddisfazione per l’approvazione in Senato del ‘processo lungo’ è offuscata dal sospetto che i deputati leghisti legati a Maroni, in maggioranza alla Camera, non intendano chinare il capo come i colleghi senatori. Quanto alla crisi, preoccupa lo stallo nei negoziati sul debito americano, ma anche i dubbi di Moody’s sulla tenuta della Spagna costretta ad andare, seppur solo di qualche mese, alle elezioni anticipate.


E l’incubo del Cavaliere è di fare la fine del collega Zapatero, costretto cioè a piegarsi davanti allo tsunami finanziario. Di fronte a simili pericoli, si comprende perchè a palazzo Grazioli l’irritazione per la ‘grana’ dei ministeri a Monza stia montando. A complicare le cose, da un lato la ferma intenzione del Quirinale di non lasciar cadere la questione, dall’altro l’atteggiamento di Umberto Bossi che anzichè calmare le acque, continua a gettare benzina sul fuoco. Ma nell’entourage del Cavaliere non sanno che pesci prendere, perchè se è vero che ritengono ”ingigantita” la vicenda, la tensione resta alle stelle.


E Berlusconi non ha altre risposte se non quella da sempre sostenuta: si tratta di mere sedi di rappresentanza, nulla di più. Argomentazione che difficilmente può soddisfare il Quirinale. Altro fronte aperto è quello del ‘caso Tremonti’, trascinato nella tempesta per la casa di Marco Milanese. Nonostante il malumore per quel colloquio con Repubblica, in cui il titolare di via XX settembre ha lasciato che si insinuasse il sospetto che il premier lo facesse sorvegliare, Berlusconi non è (ancora) intenzionato a ‘scaricare’ il ministro dell’Economia. Pensa pero di sfruttare la debolezza.


– In questa fase è meglio se Tremonti tiene – spiega un fedelissimo del Cavaliere. E non solo per il rischio di ulteriori fibrillazioni sui mercati, ma anche perchè – ragiona un ministro pidiellino – al momento ”non esistono alternative valide” (anche se si sussurra che il premier le stia cercando) visto che l’interim, ventilato dallo stesso Cavaliere, non è una ”soluzione praticabile” e per evitare conseguenze sul governo, un’alternativa serve. E poi, ragiona un altro ministro dietro anonimato, ”a Berlusconi conviene tenersi un Tremonti indebolito”.


– Non gli chiedeà mai un passo indietro, a meno che non sia lui, come Scajola, a farlo – ragiona un altro big del Pdl, ma ciò non significa che non intenda sfruttarne l’attuale debolezza. Perchè, aggiunge un dirigente pidiellino, ”il superministro ora dovrà scendere a compromessi, accettare una dialettica politica, confrontarsi con gli altri colleghi; altrimenti lo abbandoneremo”. E il banco di prova rischia di esserci presto, magari sui ticket sanitari tanto invisi a molti ministri e difesi dal Tesoro.