Scontro Pd-Sel sulla «grande alleanza»

AMALFI – Nuova battuta d’arresto nel dialogo interno all’opposizione per la costruzione dell’alternativa al berlusconismo . Dalla questione morale alla grande alleanza le ricette del Pd e quelle di vendoliani e finiani sono ancora distanti, anche se è comune ” l’allarme democratico” per il rischio di ”deriva autoritaria” che il paese corre alle prese con gli ultimi colpi di coda di fine ”regime”. E che il clima non sia propizio per quel grande abbraccio che viene evocato come necessario per far compiere al paese quel salto di ‘discontinuità’ richiesto ormai anche dalle parti sociali, si vede già dalle prime battute di un confronto organizzato ad Amalfi dal leader di Area Democratica, Dario Franceschini con Nichi Vendola e Benedetto Della Vedova. Sono ancora ai convenevoli iniziali e già il leader di Sel attacca:


– La buona politica significa avere relazioni ricche e credo che non abbia senso chiamarsi compagni se ci si pugnala alle spalle, comportandosi da figli di puttana..


E’ l’antipasto del piatto freddo, anzi gelato, che viene offerto sul vassoio della questione morale. C’è il caso Tedesco e la questione Penati e già Vendola ha chiarito, dalle colonne di Repubblica, che non si può affrontare la questione morale seguendo la parabola della ‘pagliuzza ‘ rispetto alla trave nell’occhio del centrodestra’


– IL Pd – dice – deve evitare di imboccare le scorciatoie o di offrire rappresentazioni complottistiche, il problema c’è ed è gigantesco.


Franceschini, invece, chiarisce subito la necessità di rivendicare l’orgoglio di poter dire che ‘non siamo tutti uguali’, ma ricorda che furono le regioni del Sud a volere De Castro capolista alle europee e che il Pd fece un ”errore a sottovalutare” che in questo modo Tedesco sarebbe subentrato in Senato. Ma il dissenso, come dice testualmente Vendola, è ”totale” quando si parla delle alleanze per sconfiggere il governo in carica.


Per Franceschini la grande alleanza serve per ricostruire il paese dalle macerie del berlusconismo, da quel deserto di regole di cui ora vediamo ”solo la punta dell’iceberg”. Serve una legislatura costituente retta da tutti gli avversari di questo governo e ”chi se ne frega se Fini è di destra”. Poi , continua, alla fine di questa parentesi ”ognuno tornerà a scontrarsi” nel suo campo di battaglia, ma su un terreno ricostruito. Per Vendola, invece, la politica non si salva con la responsabilità nazionale:


– Se non diciamo che c’è un’alternativa chiara al berlusconismo rischiamo di rendere torbido il quadro.


L’allarme di Vendola è netto.


– Attenzione – dice – anche noi potremo avere la nostra ‘Puerta del Sol’: quando la gente sommerà la perdita di reddito con la perdita dei servizi sociali il dolore sarà acuto e potrà esplodere in forme di odio verso tutta la politica.


Diversa ancora la ricetta dei finiani che, ripete il capogruppo alla Camera, Benedetto Della Vedova, guarda ancora alla possibilità di avviare quella transizione necessaria per riscrivere regole, legge elettorale e per realizzare quella discontinuità chiesta anche dalle parti sociali, già in questa legislatura.


– Si possono ancora fare cose importanti – sostiene -. Un governo Maroni potrebbe essere l’inizio di una nuova fase.


Intanto, a Roma, gli altri leader dell’opposizione si muovono in ordine sparso. L’IdV presenta una mozione di sfiducia al Governo ”che non ha più né onorabilità, nè credibilità, nè titolo morale a guidare il Paese”.


L’Udc, invece, fa suo il monito del Presidente della Repubblica e annuncia responsabilità per fronteggiare il momento di difficoltà del Paese.


– La crisi non si supera chiedendo le dimissioni di questo o quel ministro ma con una politica responsabile che coinvolge tutte le parti – sostiene Pier Ferdinando Casini. Il segretario del Pd, invece, torna ad evocare le elezioni.


– C’è qualcuno in Europa che antepone gli interessi del paese ai suoi interessi personali – afferma citando Zapatero che ”ha deciso di fare un passo indietro e tornare a interpellare il popolo per aprire una fase nuova. Berlusconi non lo farà ma, almeno, venga in Parlamento a spiegare come intende affrontare questa situazione di emergenza conclamata.


CHI/