Usa: nuovo appello di Obama

NEW YORK – Un accordo sull’aumento del tetto del debito sembra ancora lontano a due giorni dal 2 agosto, quando gli Stati Uniti potrebbero fare default: la Casa Bianca resta ottimista, il presidente Barack Obama lancia un nuovo appello per un compromesso bipartisan perchè le due parti ”non sono poi così lontane”. Ma in Congresso l’impasse rimane. E la battaglia dalla Camera si è spostata in Senato, sul piano del democratico Harry Reid che, anche se rivisto incorporando alcune richieste repubblicane, continua a non avere i numeri necessari per passare.


I repubblicani in Senato sono compatti e in una lettera affermano chiaramente che nessuno dei 43 senatori repubblicani voterà il piano Reid ritenuto un non punto di partenza per un compromesso. La tensione sale: il tempo a disposizione per raggiungere un accordo sta per scadere e le prossime ore saranno determinanti. Il leader dei repubblicani in Senato, Mitch McConnell, ritenuto dalla Casa Bianca e dai democratici l’uomo chiave per un compromesso, non sembra ancora pronto a sedersi al tavolo delle negoziazioni e chiede che l’amministrazione dica cosa accetterebbe come compromesso. McConnell per trattare chiede anche il coinvolgimento diretto della casa Bianca.


Fra Capitol Hill e l’amministrazione il filo è diretto per cercare di sbloccare l’impasse. Obama è alla Casa Bianca, nessun appuntamento ufficiale è previsto neé oggi né domani ma non è escluso che il presidente scenda di nuovo in campo per cercare di sciogliere il nodo del debito prima dell’apertura dei mercati di lunedì. Le piazze finanziarie finora hanno retto, mostrando solo nelle ultime sedute una maggiore tensione, ma il rischio che la settimana prossima ci sia un crollo è reale. Una bruscata frenata dei mercati lunedì potrebbe aumentare la pressione per un accordo.


– E’ il momento di agire per gli americani. E’ il momento di un compromesso – afferma Obama invitando repubblicani e democratici a ”dimostrare la stessa responsabilità che gli americani mostrano ogni giorno” -. Il momento di mettere il partito prima è finito. Ogni soluzione deve essere bipartisan: il Congresso deve trovare un terreno comune su un piano che possa ottenere l’appoggio di ambedue i partiti alla Camera. Dobbiamo raggiungere un compromesso entro martedì.


Obama mette in guardia sui rischi di un downgrade, che sarebbe ”imperdonabile e interamente dovuto a Washington”. Il piano Reid è la base per un compromesso secondo la Casa Bianca. La soluzione dello speaker della Camera, John Boehner, è definitivamente tramontata con il Senato che l’ha respinta. E ora si guarda alla ricetta Reid, rivista nelle ultime ore per conquistare voti repubblicani. Nel testo è stato inserito un aumento del tetto del debito in più fasi, come chiesto dai repubblicani e previsto nel piano di McConnell delle settimane scorse, ma non dipendente da ulteriori tagli alla spesa. Il presidente presenterà la richiesta in Congresso che dovrà esprimersi. Obama potrà opporre il veto alla decisione e reinviare la richiesta in Congresso che potrà opporsi con una maggioranza di due terzi alla due camere.


– Il piano di può modificare – evidenza Reid. Ma i repubblicani, con l’influenza dei Tea-Party che ritengono questa una grande occasione per affrontare in modo deciso il risanamento dei conti pubblici, continuano a dire no.



Obama: settimana cruciale


Un’economia debole che non riesce a risollevare e un Congresso spaccato sul quale non riesce a imporsi: il risultato – riporta il New York Times – è un livello di rischio politico difficile da tenere sotto controllo. Per il presidente Barack Obama, diviso fra economia e politica, si apre una settimana cruciale, con gli occhi del mondo puntanti sull’impasse sul debito di Washington, da cui dipende anche la sua rielezione, sulla quale già pesa un tasso di disoccupazione al 9,2%.


Obama compirà il prossimo 4 agosto i suoi primi 50 anni, e rischia di passare un compleanno amaro: la sua campagna ha organizzato una festa di raccolta fondi a Chicago, la città del presidente, per il 3 agosto. Ma i festeggiamenti potrebbero saltare: blindato all’interno della Casa Bianca per tutto il fine settimana, Obama segue gli sviluppi in Congresso sull’aumento del tetto del debito. In un modo o nell’altro tutti i presidenti americani si sono trovati divisi, in un momento della propria carriera, divisi fra economia e politica.


Il presidente George W. Bush nel 2008 ha chiesto al Congresso di appoggiare l’impopolare piano salva- banche da 700 miliardi di dollari: Bush non ha avuto bisogno di corteggiare gli elettori perchè il suo secondo mandato era in scadenza, ma i membri del suo partito in Congresso hanno pagato il prezzo del loro riluttante appoggio al piano quando si sono trovati a rispondere all’ala più conservatrice dei repubblicani.


Il presidente Bill Clinton nel 1995 si è scontrato con i repubblicani in Congresso per la chiusura del governo. L’elettorato gli ha dato ragione, determinando che il Congresso aveva superato i limiti, ed è stato rieletto. Il presidente George Bush negli anni 1990 ha negoziato con i democratici in Congresso una riduzione del debito: il primo accordo raggiunto ha causato una ribellione interna ai repubblicani. Il secondo accordo, più favorevole ai democratici, è passato ma le conseguenze poilitiche sono state dure.


Obama non è il solo a correre rischi politici. Lo speaker della camera, John Boehner, è con lui. Le difficoltà di Boehner nel controllare i Tea-Party sono state evidenti nei giorni scorsi e hanno messo in dubbio la sua leadership e la capacità dei repubblicani a governare. La spaccatura dei repubblicani è un altro elemento positivo per Obama. Secondo alcuni osservatori l’impasse che si è venuta a creare è ‘lose-lose’ dannosa per i repubblicani e Obama.